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IL MOMENTO TSIPRAS


10 Apr , 2020|
| Sassi nello stagno

Il momento Tsipras è alla fine dietro l’angolo per l’Italia.

La discussione dell’eurogruppo di giovedì verteva sulle misure da approntare per l’emergenza coronavirus, sia nella sua immediatezza, nella forma di spese mediche emergenziali, sia per il piano di ricostruzione dell’economie che sono state martoriate dal lockdown anti-pandemico.

Tuttavia, dopo settimane di discussione, la riunione si è risolta in un
contentino per i paesi latini, nella forma di un finanziamento fino al 2% del
PIL da utilizzare per le sole spese di interesse medico, mentre nessun nuovo
strumento finanziario è stato previsto per il dopo coronavirus.

Questa riunione è di fatto una sconfitta per la linea Conte-Gualtieri, che
avevano indicato la via dell’emissione degli eurobond o coronabond come
possibile strumento di solidarietà europea.

Che una soluzione altra rispetto alle linee di credito esistenti non potesse emergere è stato chiaro fin dall’inizio delle contrattazioni a causa della fiera opposizione di Olanda e Germania, che hanno sempre mantenuto il punto sul rispetto degli accordi vigenti.

Il MES è miracolosamente sparito dalla dichiarazione di Gentiloni, in pieno stile ministero della verità, forte dell’asservimento della stampa italiana e dell’oggetto arcano del contendere.

Adesso la palla passa a Conte, che da settimane rifiuta il confronto
parlamentare. Vedremo se continuerà ad operare senza mandato del parlamento, quale sarà nel caso la posizione della maggioranza e se deciderà di chiedere un finanziamento tramite MES per la ricostruzione post-pandemia.

In tal caso le conseguenze per l’Italia saranno uno scenario greco – come anche anticipato dall’ex ministro delle finanze greco, Varoufakis -, che plausibilmente porterebbe un aumento del tasso di rendimento sui BTP, mentre le condizionalità, che non sono state specificate e che secondo gli accordi vigenti potranno sempre essere modificate a maggioranza e senza potere di veto da parte dell’Italia, potrebbero aprire la strada ad ulteriori stringenti riforme del mercato del lavoro. Quale che sarà la strada intrapresa da Conte, resta da capire dove
reperirà le centinaia di miliardi di euro necessari per sostenere i lavoratori
e le imprese, che sono state stimate in almeno 750 miliardi da Ashoka Mody [1] , a fronte dei circa 38 miliardi offerti in prestito dall’UE.


[1] visiting professor alla Princeton University, autore del libro “Eurotragedy: A drama in Nine Acts”. Dal 2001 fino al pensionamento, Mody è stato vice direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale (FMI).

Di:

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