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Quattro domande sulla crisi presente | 4/4 – Questa crisi riflette le contraddizioni del neoliberismo?
Nota della redazione: pubblichiamo l’ultimo di quattro articoli del filosofo spagnolo José Luis Villacañas Berlanga, Professore Ordinario dell’Università Complutense di Madrid, in cui si pone quattro domande intorno al significato, ai possibili sviluppi e ai nostri compiti di fronte alla crisi sanitaria, economica, sociale e di senso, che la pandemia di Covid 19 ha aperto.
(leggi i primi tre articoli: 1 – Cosa sta emergendo da questa crisi? 2 – Come usciremo da questa crisi? 3 – Come si lenisce la nostra ansia?)
Il neoliberismo è un’ideologia molto potente ed egemonica perché ha ottenuto un risultato decisivo: poter disporre di un potere mondiale che ha capacità strategiche e tattiche finora sconosciute; ma è anche un dispositivo di dominio capace di capillarizzarsi all’interno degli Stati e di esercitare un governo pastorale che investe ognuno di noi, che produce il nostro vissuto e la nostra esperienza di libertà attraverso il mercato, predisponendoci all’obbedienza volontaria. Naturalmente, la sua base è il darwinismo idealizzato, sublimato e razionalizzato attraverso tutti gli strumenti moderni. La conseguenza è una visione del mondo che ha tutti gli aspetti di una teologia politica, nel senso che genera una dualità sociale, un senso di salvezza, una colpevolizzazione dei “falliti”, e una differenza radicale tra chi gode di una vita piena e chi vive una vita precaria, con annesso il significato dell’elezione e della condanna. Il suo più grande successo è che è riuscito a tradurre la nuda concorrenza darwiniana in razionalità economica nel quadro di una coercizione competitiva costruita come una seconda natura alla quale ci si deve adattare come ad una struttura necessaria. Questo dispositivo mantiene una aleturgia,[i] un metodo procedimentale volto ad organizzare e a dire la verità sugli esseri umani e sulle cose. Ma tutto questo funziona quando si tratta di una verità sulla vita attraverso l’economia che libera il principio di piacere proprio dell’utilità marginale. Che la verità sulla vita del darwinismo si manifesti attraverso il volto sinistro della morte non è previsto nel dispositivo aleturgico, e perciò lì la sua egemonia crolla. In realtà, questo fatto ha basi molto potenti, che spero di mostrare in un libro di prossima pubblicazione con la Casa Editrice Gedisa e che si intitolerà “Il neoliberismo come teologia politica”, dove discuto le tesi di Dardot e Laval. La chiave di tutto questo sta nel fatto che il neoliberismo, come sapeva bene Foucault, non ha una amministrazione della pulsione di morte. Può gestire solo il principio del piacere e quindi deve suturare la pulsione di morte o darle una qualche sbocco indiretto. Il neoliberismo era pronto a offrire questa via d’uscita indiretta e a dispiegare la pulsione di morte attraverso impulsi sadici. Questo è quello che è stato chiamato populismo di destra che in realtà è stato il complemento perfetto del puro neoliberismo, in quanto offre alla pulsione di morte sbocchi adeguati, come l’odio, il sadismo, il militarismo, l’autoritarismo e così via.
Ora la pulsione di morte esplode al di là delle molle flessibili e indirette del sadismo. È la pulsione di morte messa di fronte al suo significato diretto, che ti investe in una forma universale, indipendentemente dai dispositivi di veridizione neoliberali, dalle loro idealizzazioni e sublimazioni. Questo costringerà il neoliberismo ad accettare il darwinismo senza la protezione della sua traduzione in economia, capitale e profitto. Ma forse nessuno può prendere espressamente in considerazione questo problema senza una protezione totalitaria, il che può significare di nuovo un olocausto. Sarà più naturale e praticabile un autoritarismo “igenista” sul modello cinese. Penso che questo possa rappresentare un bel dilemma per il neliberalismo. Togliersi la maschera e mostrarsi come un nudo darwinismo o esporsi a un autoritarismo paternalistico e amministrativo che ovviamente altererebbe il dispositivo di potere mondiale e la sua egemonia. Credo che qualcosa di ciò sarà inevitabile. Era già evidente che c’era una contraddizione tra la strategia e la tattica dell’apparato di potere globale. Naturalmente questo è stato il motivo dei passi falsi dell’amministrazione Trump e della volontà di rompere l’Europa. Ora le tattiche a breve termine di Trump si scontreranno con la strategia più a lungo termine della Cina e con il suo soft power. Naturalmente non usciremo da una logica neoliberista, ed anche la Cina è un effetto del neoliberismo. Ma sarà sempre una cosa diversa, soprattutto dal punto di vista strategico e tattico, perché il rapporto con la Cina dovrà essere presieduto da patti politici di natura diversa, come si addice a un potere che non lascia alcuna ambiguità sul suo carattere sovrano. Forse dovremmo chiederci se questo sarà in grado di porre fine alla finanziarizzazione dell’economia attraverso il dollaro che è l’unico atto che può rompere la coerenza ideologica del neoliberismo. Finché questo non accadrà, in fondo non cambierà nulla. Ma nel nuovo contesto, è più probabile che accada.
E quindi emergerà l’inevitabile: si vedranno i grandi spazi e una nuova logica di equilibrio o di influenza. Il fatto che l’Europa in questa situazione pensi solo a misure finanziarie testimonia che non è all’altezza del compito e che in realtà non ha né strategia né tattica sul terreno delle potenze mondiali. Sarebbe stato il momento ideale per mostrare una leadership capace di unificare le diverse politiche. Al contrario la sua gestione della crisi ha mostrato una chiara differenza di civiltà tra i paesi che approfondisce la difficoltà di una politica comune. Ma la sua miope burocrazia non è in grado di guardare oltre la sue funzioni. Non è stata in grado di dire una sola parola europea sulla lotta contro la pandemia. In questa situazione ha seriamente compromesso il suo destino. Che i governi regionali, come quello della Comunidad Valenciana, si affidino più ai loro cittadini cinesi per acquistare forniture sanitarie dalla Cina che a qualsiasi livello dello Stato spagnolo o dell’UE, è un fatto che sarà difficile da dimenticare. E questo influenzerà la strategia e la tattica del neoliberismo. Ma fino a dove lo farà, non lo sappiamo.
[i] insieme delle procedure possibili, verbali o meno, con cui si porta alla luce ciò che si pone come vero in opposizione al falso ⇑
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