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Il basket e New York secondo Mez
14 mesi fa sono partita per un lungo viaggio. Ho lasciato il mio porto sicuro, le mie certezze, alla ricerca di un nuovo inizio. Sono un’appassionata di pallacanestro di lunga data, nata a “Basket City”. Una passione che si è tramutata in un’opportunità nel 2018, quando è cominciata la mia avventura radiofonica. Condividevo la cabina con due ragazzi fantastici Gabry e Marco, raccontando l’Nba e il basket nazionale: un sogno divenuto realtà. Finita la puntata, salivo in macchina e ferma al semaforo, la mente volava via. Ero davvero arrivata all’obiettivo o mancava qualcosa?
Una bolognese a New York: la nascita de Il Basket secondo Mez
Avevo un’idea, creare un blog sul basket. Niente di tecnico, qualcosa di diverso che legasse sport, cultura, turismo, interviste. Insomma non solo basket giocato, ma lo sport e il suo contesto più ampio. Il mio punto di vista, il basket secondo me e già che mi chiamano Mez, è nato Il Basket secondo Mez. Un grande passo, ma non era abbastanza. Avevo una sete di conoscenza che andava oltre qualunque film o libro. Volevo essere io in prima persona a raccontare l’amore spassionato per questo sport. Per fare questo, ho raggiunto New York, una città a cui sono legata e considerata la città della pallacanestro per antonomasia. A marzo 2019, ho salutato i miei affetti più grandi, ho riempito una valigia con lo stretto necessario e sono partita per questa “date” come dicono oltreoceano con il basket a stelle e strisce.
Una bolognese a New York: alla scoperta dei playground
Sono arrivata a New York sola, non volevo distrazioni. Ero alla ricerca di risposte. Ho affittato una camera a Brooklyn, nel quartiere di Clinton Hill. Dividevo la casa con ragazzi da ogni parte degli Stati Uniti. Lontana dal fragore delle risate dei miei coinquilini, rinchiusa nella mia camera, preparavo il mio piano d’azione. Elenco alla mano, mappavo le mie tappe, da nord a sud fra Manhattan e Brooklyn. Avevo pianificato di visitare 20 playground, ma la voglia di esplorare le radici di questo sport, mi hanno spinta fino al numero 24. In ogni scoperta ero accompagnata dal mio diario su cui appuntavo dettagli, particolari, parole e le sensazioni che provavo vivendo questo nuovo inizio. I campetti, conosciuti come playground, a New York sono anche noti come basketball court. Se ne contano circa 500 fra i distretti dell’area metropolitana. Incredibile, ma non a New York, dove il basket si respira ed è un elemento che lega storia, arte e società.
Una bolognese a New York: il mito di The Cage e Rucker Park
Ho conosciuto tante persone che hanno condiviso storie, aneddoti, pezzi di vita legati a una palla a spicchi e un canestro. Alcuni luoghi sono leggenda e ancora oggi si percepisce l’intensità, la storia di chi lì è passato e ha lasciato un segno indelebile. L’atmosfera di Rucker Park è tanto surreale quanto forte, un mix di emozioni che solo chi ama in maniera viscerale questo sport, può comprendere. Ho vissuto momenti toccanti, per cui ancora oggi fatico a trovare le parole giuste. L’ingresso a “The Cage”[1], fra tutti. Arrivata pochi minuti dopo l’apertura, ho trovato il campo stranamente deserto. Attraversare il cancello di quella gabbia nel cuore di Manhattan, impregnata di storia, nel silenzio, lontano dal traffico dell’ora di punta, è stato inverosimile. Ho camminato sull’asfalto calpestato dai giganti, sono arrivata a conoscere i luoghi simbolo di questo sport e oggi sul mio blog racconto storie di passione secondo tifosi, addetti ai lavori e secondo Mez.
[1] Playground (ovvero campetto da basket all’aperto) tra i più famosi nel mondo ⇑
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