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Un’Europa da Favola


26 Giu , 2020|
| Visioni

“La vita ha le parole che può, la fiaba ha le parole che deve”. In questa citazione di Aldo Busi tutto il senso della narrazione politica dell’Italia nell’Unione Europea.

Tra le molte, due favole su tutte sono poste all’attenzione dall’ultimo Consiglio Europeo del 19 giugno. La cosiddetta “poderosa risposta” UE, da un lato, la contrapposizione tra paesi (del nord) “frugali” e paesi (mediterranei) spendaccioni e oziosi.

Iniziamo dalla prima. “Recovery Fund, all’italiana la quota più alta: 172,7 Miliardi dall’Europa”. Così, ad esempio, il Corriere della Sera il 27 maggio. La narrazione politica punta le sue fiches sul persuadere l’opinione pubblica sul fatto che nonostante qualche incertezza e ritardo iniziale, la UE ci stia salvando.

La vita, con le parole che può, ci dice che molti non si stanno salvando e chi si salva, non si salva per la UE. Com’è noto, sin da inizio aprile la risposta UE si era orientata a offrire un supporto a 3 gambe: MES, BEI, Sure, misure sulle quali si era prontamente riusciti a raggiungere un accordo. L’insufficienza e assoluta inadeguatezza di BEI e Sure è fatto acclamato, tant’è che solo l’osservatore più attento ne ricorderà l’esistenza. Evanescenti misure da leggere in logica di pacchetto (rectius, “Salsiccia”) per rendere più digeribile la terza: il MES. Riguardo a quest’ultima fonte di finanziamento, stante la natura di prestito e l’esiguità delle risorse messe a disposizione (l’ormai celebre risparmio sugli interessi del debito pubblico), potrebbe risultare davvero sorprendente l’accanimento delle forze politiche nostrane (le uniche dell’Eurozona ad agognarne l’accesso). Senonché l’utilizzo di questo strumento con le sue condizionalità, siano esse ex post o ex ante, e il monitoraggio extra ordinem sui conti pubblici, si pone perfettamente nel solco di quella linea politica mainstream che vede, nel vincolo esterno, un dispositivo di disciplina politica ed economica, da utilizzare sul piano interno a tutela degli interessi delle élite economiche e finanziarie (tanto italiane, quanto estere).

Ebbene, siamo ancora all’inizio di aprile. La “poderosa risposta europea” resta, ancora oggi, uno sgabello a 3 gambe: MES, BEI, Sure. Nonostante tutte le fiabe, l’eroiche gesta, il risuonar delle trombe della vittoria, la famosa potenza di fuoco del Recovery Fund spara a salve. Potremmo criticare la tempestività (arriverà non prima del 2021), sulla dimensione reale e quindi sulla sua sufficienza, sulle modalità di finanziamento dal Bilancio UE, sulla gestione nella spesa dei fondi erogati, potremmo analizzarne i criteri di contribuzione… Anzi no, non possiamo perché non è stato deciso proprio un bel niente. Siamo ancora a livello delle proposte (distanti). Per usare le parole Ursula Von der Leyen:

“Le differenze restano su quattro punti: le dimensioni, l’equilibrio trasferimenti e prestiti, la chiave di allocazione dei fondi, le nuove risorse proprie e il cosiddetto rebate (il meccanismo di «correzioni» ai contributi al bilancio Ue applicato ad alcuni Stati membri, tra cui Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Germania)”

In buona sostanza, non si sa ancora nulla a parte il motivo del nome “Next generation EU”: qualora venisse mai approvato servirebbe comunque utile non prima della prossima generazione.

La seconda favola non è che la riedizione di un grande classico: le oziose cicale mediterranee che dilapidano le riserve per l’inverno faticosamente messe da parte durante l’estate dalle laboriose formichine del nord (cd. “paesi frugali”). Purtroppo, la narrazione a reti unificate di questa fiaba fa incazzare anche i bimbi più pacati.

Innanzitutto, le laboriose formiche della fiaba hanno le loro biche a sud delle Alpi: la classifica delle ore settimanali lavorate procapite (fonte OCSE) è capitanata da Grecia e Italia. Per avere un’idea, un lavoratore italiano suda il proprio salario in media per 7 ore più di un lavoratore tedesco, 5 in più di un olandese e 4 in più di un austriaco. [1] Semmai sarebbe bello lavorare tutti e lavorare meno.

Quanto alla capacità di accumulare “provviste per l’inverno”, secondo il rapporto 2017 della Banca d’Italia sulla ricchezza del settore privato [2], a fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane, intesa come somma tra attività reali (abitazioni, terreni, etc.) e attività finanziarie (depositi, titoli, etc.) al netto delle passività finanziarie, è stata pari a 9.743 miliardi di euro. Se raffrontata al reddito lordo disponibile, la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata 8,4 volte il loro reddito. Al confronto europeo questo rapporto è più alto di quello relativo alle famiglie francesi e inglesi (intorno a 8) e tedesche (circa 6), anche se nel periodo di osservazione 2005-2017 il divario si è notevolmente ridotto.

Sul fronte indebitamento privato, il debito del settore privato dell’economia italiana vale il 110% del nostro Pil. Insieme al settore privato tedesco, il nostro è quello con il rapporto tra debito e Pil più basso nell’Eurozona. Al contrario la “frugale” Olanda guida la classifica dell’indebitamento privato con un rapporto rispetto al proprio PIL del 273,9%, seguita a ruota dall’Irlanda con il 237,8% e dai cugini del Belgio con il 216,7%. Se si prende in considerazione il solo indebitamento delle famiglie, l’Italia guida la classifica della frugalità con un rapporto rispetto al PIL del 40,3%, mentre le “cicale” olandesi primeggiano anche qui in indebitamento nella zona euro con un rapporto del 102%.

Come se non bastasse, le riserve (pubbliche) che mettono in cascina i frugali olandesi sono ottenute operando durante le “estati” del ciclo economico come paradiso fiscale interno alla UE, insieme alle altre formichine lussemburghesi.

“Olim cicada in frondosa silva canebat/ laboriosa formica autem assidue laboraba” (“Un tempo la cicala cantava in un bosco frondoso, mentre l’operosa formica lavorava assiduamente”)

Ed è anche un po’ la morale della favola.


[1] https://www.ilsole24ore.com/art/lavoro-piu-stakanovisti-europa-record-italia-e-grecia-ABOtdWnB?refresh_ce=1

[2] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricchezza-famiglie-societa-non-fin/2017-ricchezza-famiglie-societa-non-fin/statistiche_RFSNF_09052019.pdf

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