Giovanni Dall’Orto – Massimo Basili, Italia arcobaleno, Edizioni Sonda, Milano 2020
Tra le comunità che nella storia sono state vittime di persecuzioni e discriminazioni, la comunità gay e lesbica è quella che ha pagato e paga ancora il prezzo più alto, perchè è stata privata di una tradizione in cui riconoscersi.
Un ragazzino ebreo o un ragazzino rom ascolta dai suoi genitori, dai suoi amici, racconti sulle discriminazioni subite, legge libri che narrano i dolori e le sofferenze della sua comunità; costruisce e rafforza in questo modo la propria identità.
Il ragazzino o la ragazzina che scopre di essere gay è solo, i suoi genitori sono eterosessuali e molto spesso omofobi; gli amici raccontano barzellette ingiuriose sui gay.
Non ha riferimenti, non ha una tradizione culturale e le disposizioni legali sulle unioni civili o le sporadiche iniziative contro il bullismo omofobico non riescono a intaccare lo stigma secolare da cui sono stati marchiati.
Eppure una storia c’è, come c’è tutta una cultura che è stata negata, cancellata.
Spesso i testi letterari, nonostante le leggi e le censure, hanno rappresentato amori tra persone dello stesso sesso, ma questi sono scomparsi dalle nostre storie letterarie; immagini gay sono presenti nei nostri musei e perfino nelle nostre chiese, ma è come se fossero invisibili. Si tratta allora di far emergere tutta una cultura che la morale, o meglio, il moralismo ha nascosto.
Alcuni studiosi, in particolare gay e lesbiche, hanno iniziato a costruire una storia dell’omosessualità. Non è un’imprersa facile.
Essendo vissuti in periodi di repressione, gli omosessuali hanno fatto di tutto per essere invisibili, hanno cercato di non lasciare tracce del loro vissuto, caratterizzato dal segreto, spesso dalla menzogna, talvolta però anche dalla sfida e da forme di resistenza.
Tra gli studiosi che hanno dedicato la loro vita a questa impresa, uno dei più attivi e instancabili in Italia è sicuramente Giovanni Dall’Orto, già autore del fondamentale Tutta un’altra storia. L’omosessualità dall’antichità al secondo dopoguerra (Il Saggiatore, Milano 2015).
Ora Dall’Orto, coadiuvato da Massimo Basile che ne cura le illustrazioni, pubblica un nuovo libro, Italia arcobaleno-Luoghi, personaggi e itinerari storico-culturali LGBT (Sonda, Milano 2020).
Il libro è una guida di cinque città italiane: Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia.
Qui non troviamo informazioni che possiamo leggere nelle guide del Turing, ma informazioni che nessuna altra guida ci fornisce su monumenti, statue,dipinti, aneddoti sulla realtà gay nei secoli.
Dall’Orto ci invita, per esempio, nella Basilica di San Marco, a Firenze, a rivolgere la nostra attenzione alla parete sinistra, tra il secondo e il terzo altare dove si trova la tomba del filosofo Giovanni Pico della Mirandola e del letterato Girolamo Benivieni, colto umanista che insieme a Marsilio Ficino ha contribuito alla riscoperta di Platone in Occidente.
La tomba comune dei due è la testimonianza straordinaria di una coppia che non volle che Morte separasse ciò che Amore aveva unito in vita; infatti la lapide recita: “Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno/ anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi/. Morì nel 1494, visse 32 anni./ Girolamo Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro/i cui animi in vita congiunse Amore, dispose d’essere sepolto nella terra qui sotto./ Morì nel 1542, visse 89 anni e 6 mesi”.
Le opere che siamo invitati a visitare sono spesso lo spunto per narrazioni interessanti sulla storia di roghi e condanne di vario tipo, ma anche di una tolleranza che ha caratterizzato la città nel periodo rinascimentale. E molto da visitare lo troviamo , sempre a Firenze, nella Basilica della SS. Annunziata, in Santa Maria degli Angioli, nel Duomo, nella Chiesa di Orsanmichele, alla Loggia dei Lanzi e ancora al Chiasso del Buco dove si trovava nel Quattrocento e nel Cinquecento l'”osteria del Buco”, nota come luogo di incontri di sodomiti.
Attraversiamo infine il Giardino di Boboli, dietro Palazzo Pitti e ci troviamo davanti la Fontana di Ganimede dove il giovane rapito da Giove esibisce con serenità e distacco la sua nudità.
E più avanti, dal lato opposto a quello della fontana la statua di Armodio e Aristogitone, i due amanti che, come scrive Tucidide, morirono nell’attentato contro il tiranno di Atene, Ipparco, e che gli Ateniesi celebrano come eroi. E ancora, in direzione dell’uscita il Busto di Adriano, l’imperatore che fece erigere statue in tutto l’Impero, per ricordare il suo Antinoo.
Gli amori omosessuali del passato sono lì, davanti agli occhi dei visitatori che se si chiedono cosa rappresentano quelle statue, possono accorgersi che i gay sono sempre esistiti e sono stati rappresentati anche con più libertà di oggi.
La sodomia fiorentina non si esaurisce nel Rinascimento. In via dei Bardi c’è la casa di Tommaso Sgricci, noto artista di teatro dell’Ottocento, ma ancora più noto per essere un omosessuale che non nascondeva il suo orientamento, anzi lo esibiva con spregiudicatezza e sfida.
Certo era protetto dal granduca, ma gli agenti di polizia lo sorvegliavano: “Verso sera”, scrive un Ispettore di Polizia, “egli sorte di casa coi capelli ben acconciati, liscetto sul viso, petto scoperto, abito quasi succinto ed angusto artificialmente, per mostrare più che sia possibile all’occhio i fianchi e con portamento ricercato si mette in giro per la città in cerca d’avventure”.
A piazza della Repubblica si può prendere un caffè nel mitico “Giubbe Rosse”, frequentato nella prima metà del Novecento da artisti gay come Aldo Palazzeschi, Piero Santi, Ottone Rosai.
Diversa è la storia di Milano, dove le tracce degli omosessuali sono più moderne, ma testimonianze dei sodomiti dei secoli passati si possono trovare egualmente nel Castello Sforzesco, al Museo Poldi-Pezzoli, alla Pinacoteca di Brera, ecc.
L’importanza per i gay però Milano l’ha assunta soprattutto dall’inizio del XX secolo, quando comincia a scoppiare qualche scandalo e si iniziano a vedere giovanotti soli aggirarsi per parchi, cinema e stazioni ferroviarie e il giornalista Paolo Valera racconta i luoghi del “vizio” a Milano (Milano sconosciuta).
Piazza Castello, dice Valera, è diventato “il teatro dei loro stomachevoli amorazzi” e subito dopo il processo a Oscar Wilde in Gran Bretagna scriveva: “in Milano l’oscarwildismo è penetrato da un pezzo. Coloro che fanno o frequentano la vita mondana sanno tutto quello che si svolge nelle alcove maschili. L’estetismo ha sedotto molti e molti non lo considerano nemmeno come vizio ributtante. Nei ritrovi pubblici si dà del vecchio a chi ha orrore dell’inversione sessuale”.
Negli anni Settanta del Novecento, Milano diventa una delle città più interessanti per una storia dell’omosessualità in Italia. C’è un fermento nuovo.
Palazzo Morigi diventa il quartier generale dei Collettivi Omosessuali Milanesi ( COM ) con Mario
Mieli che elabora gli Elementi di critica omosessuale.
Nascono a Milano i primi bar e discoteche gay, gli spettacoli teatrali di Mario Mieli, Alfredo Cohen, Ciro Cascina, che sono anche attivismo politico, e ancora a Milano nascono le prime riviste gay.
Le esperienze di editoria gay sono tutte a Milano, che diventa la più europea delle città italiane.
Da Milano a Roma: qui la storia è molto diversa.
Di momenti particolarmente favorevoli alla diffusione di una cultura gay Roma ne ha conosciuti parecchi. Dall’Orto ne individua almeno quattro: il primo è stato come capitale dell’Impero romano; il secondo nel Rinascimento, prima della Riforma, nella Roma dei papi, quando papi e cardinali trasgredivano con cinismo la morale cattolica e le leggi antisodomitiche valevano solo per la gente comune; una terza esplosione di cultura gay è nell’Ottocento, quando Roma diventa una delle mete principali del grand tour, con l’arrivo di stranieri omosessuali, artisti, letterati, aristocratici che erano innamorati della città, delle rovine dell’antichità, ma ancor più dei giovanotti romani, in genere molto disponibili verso gli stranieri; la quarta epoca è il dopoguerra , il periodo della Dolce vita, di Giò Stajano che esibiva la propria omosessualità scandalizzando il perbenismo democristiano e di una serie di poeti e scrittori che iniziano a rappresentare una realtà gay nei secoli precedenti nascosta e segreta, da Sandro Penna a Pier Paolo Pasolini a Dario Bellezza.
Per ognuno di questi periodi Dall’Orto ci descrive con abbondanza di particolari, a volte drammatici, a volte spiritosi, le testimonianze che vanno dai reperti della Roma antica ai quadri di Caravaggio, dalle fotografie scandalose di Wilhelm von Pluschow e di von Gloeden, a episodi pressoché inediti di scandali legati all’omosessualità di papi e cardinali.
Una storia ancora diversa è quella di Torino che, nonostante abbia avuto un ruolo fondamentale nel Risorgimento e sia stata capitale del ducato di Savoia fin dal 1563, non presenta molte tracce dell’omosessualità dei secoli passati, forse anche perché i Savoia non hanno mai brillato per apertura mentale.
Comunque, di episodi da ricordare ce ne sono anche qui, a cominciare dalla inimicizia tra Gaspare Murtola e Gian Battista Marino, che nei primi del Seicento si sfidarono a colpi di sonetti caratterizzati da un’escalation di insulti finché il Murtola, nei pressi di Piazza Castello provò a sparare a Marino.
In realtà Marino aveva preso il posto del Murtola alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia e non sopportava che l’avversario gli rovinasse la reputazione tirando continuamente in ballo la sua sodomia, che egli cercò di nascondere anche scrivendo un’invettiva contro il “vizio nefando”.
Nel Palazzo Reale, oggi museo, vi abitò Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia: i racconti sulle abitudini sessuali dell’ultimo re sono tanti e Dall’Orto li narra con ricchezza di particolari e con citazioni delle fonti.
Torino è stata molto importante nel Novecento fino ad acquisire una rilevanza nazionale.
È qui che nasce il FUORI!, la prima associazione gay italiana e qui nasce il primo festival di cinema LGBT in Italia e uno dei primi al mondo.
Anche oggi, con la “Fondazione FUORI!” (già “Fondazione Sandro Penna”) e soprattutto con un fecondo rapporto col Comune − che ha nominato, tra l’altro, un “assessore alle famiglie” (al plurale) −, Torino è forse la città dove la comunità LGBT è meglio integrata senza più nessun bisogno di nascondere il proprio orientamento.
Conclude il libro una guida LGBT di Venezia. Qui una subcultura sodomitica esisteva già nel Rinascimento quando i sodomiti avevano luoghi in cui potevano incontrarsi e le testimonianze sono numerose.
C’erano le condanne e perfino i roghi, ma la Repubblica di Venezia ha sempre avuto una classe dirigente che ha fatto di tutto per salvaguardare una sua libertà da Roma.
Non è un caso che è a Venezia che si sviluppa un’editoria abbastanza libera già nel Cinquecento e che tra il XVI e il XVII secolo si diffonde il pensiero laico e materialista del ‘libertinismo’ sviluppato in particolare nell’ambito dell’Accademia degli Incogniti, la più laica delle numerose Accademie italiane del periodo. Vicino agli Incogniti fu Antonio Rocco, autore dell’Alcibiade fanciullo a scola, una difesa dell’omosessualità che rese il libro una rarità bibliofila (ora disponibile presso Salerno Editrice).
Venezia ha anche conosciuto nell’Ottocento e nei primi del Novecento un importante turismo omosessuale e ogni palazzo, ogni chiesa, ogni strada contiene qualche pezzo di storia gay che Dall’Orto ci descrive con vivacità.
L’ Italia arcobaleno è una guida per tutti, da consultare, ma anche da leggere. Sarebbe bello vederla tra le mani dei tanti insegnanti che accompagnano gli studenti in viaggi di istruzione; infatti se si vuole combattere veramente l’omofobia, si dovrebbe iniziare a familiarizzare con la cultura che ha rappresentato l’amore omosessuale nonostante tutti i divieti.
Non dimentichiamo che l’omofobia nasce dall’ignoranza e che la conoscenza rende liberi.
Speriamo ora in un altro volume che ci narri la sodomia a Bologna, Napoli, Palermo, Capri, Taormina, tutte città che di materiale gay da riportare alla luce ne hanno in abbondanza.
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