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Tutto conta se si conta bene
Nella rubrica di oggi, in calce alla solita carrellata di commenti ai risultati, voglio mettere l’accento su un lato sempre più centrale nell’analisi delle partite, delle performance e, volendo allargare ancora di più, delle annate intere: i dati statistici.
Senza doverli trasformare nelle “soluzioni” o peggio NELLA SOLUZIONE a tutti i problemi del nostro gioco, l’accumulo di numeri, generali o specifici stanno dando chiavi di lettura che possono aiutare ad una migliore comprensione di un calcio che si muove in direzioni diverse, che sembra andare inesorabilmente sempre avanti, mentre sotto certi punti di vista (tattici e mentali), recupera vecchi concetti del passato aggiornati.
Martedì la giornata è iniziata con la caduta delle prime 2 della classe, entrambe rimontate ed entrambe sembrate un po’ sazie del momento di stasi del campionato. La Lazio, straordinaria e miracolosa protagonista del campionato, scende al Via del Mare con i suoi migliori elementi stanchi e con troppi minuti e partite ravvicinate alle spalle; il risultato parla di un Lecce vivo, con le idee giuste in campo ma che veniva da carrellate di gol subiti e di occasioni concesse, che invece (anche grazie ad un Gabriel in giornata di grazia) riesce a contenere e ripartire fino al ribaltamento completo del risultato, proprio nella giornata in cui Mancosu sbaglia un rigore (non accadeva da quanto giocava in C2); apre Caicedo (l’attaccante più in forma della Lazio in questo momento), poi le testate di Babacar e Lucioni (ormai un goleador) danno 3 punti adamantini ai salentini che in un derby cromatico trovano la strada per uscire dal terzultimo posto. Ma se la Lazio lascia punti per strada, la serata di San Siro regala un qualcosa che, quando c’è la Juve di mezzo, capita raramente. Una sconfitta della regina del nostro campionato dopo essere stata in vantaggio di 2 gol, a memore e senza cercare su wikipedia, mi porta alla partita di Firenze di anni fa con Pepito Rossi sugli scudi, ma stavolta è un grande Milan che ne fa 7 tra Lazio e Juve che, mai domo, recupera i gol di Rabiot (tra i più belli del campionato) e di Cristiano con la sequenza Ibra, Kessie, Leao, Rebic, tutto condito da un calcio semplice ma organico, con qualità in mezzo e davanti, e coscienziosità italiana dietro. Bravo Pioli, la Juve un po’ sazia poco giudicabile.
Succulento e pieno di partite mercoledì scorso, con lo 0 a 0 sognato dalla maggior parte degli italiani tra Fiorentina e Cagliari, troppo importante fare il passetto verso la zona che ti fa già lavorare per la prossima stagione. E 0 a 0 fu.
Le genovesi perdono entrambi invece; il Genoa di Nicola, brutto negli interpreti e nell’interpretazione, perde in casa conto un Napoli lanciatissimo per la lotta al quinto posto, e scende al terzultimo posto. Oggi sarebbe sere B; mentre la Sampdoria regge piuttosto contro la sentenza fatta calcio, chiamata Atalanta bergamasca calcio 1907: quando non riesce con il gioco avvolgente, arrivano i gol su palla inattiva, e Toloi torna a timbrare dopo parecchio, mentre il nostro colombiano dalla faccia da bambino Luis Muriel raddoppia e chiude da fuori area. Ranieri stavolta non la sfanga, ma ci sta.
Il nostro Toro batte un Brescia boccheggiante, con la prima lettera del participio ormai ben focalizzata nel futuro delle rondinelle, dopo essere andato sotto (Torregrossa merita un altro anno di A, che qualcuno lo compri) riesce a ribaltare e prendere 3 punti che odorano di salvezza con un autogol e la coppia Belotti (mordace in area di rigore come sempre), e Zaza che segna di destro ed esulta con faccia polemica, un po’ come sempre. La partita in sé, dimenticabilissima.
Torna a vincere anche la Roma di Fonseca, stavolta meritatamente ma non senza brividi. Tante le palle goal create dopo essere andata sotto contro un Parma globalmente spento, ma capace di punire in verticale la difesa a 3 (con Cristante centrale) della Roma e guadagnarsi un rigore dubbio realizzato da Kucka. Poi mister Mkhytaryan e messieur Veretout (i migliori insieme a Spinazzola) trovano i gol che mantengono i giallorossi quinti e vivi. L’armeno gioca un calcio di altro livello, anche quando sbaglia.
Come sempre ci piace trovare i dubbi e l’incertezza nelle cose e nel calcio, ma le certezze nel nostro amato vanno sottolineate, ed il Sassuolo, in questo momento, è certezza indissolubile. Andate a seguire il palleggio che porta al gol di Berardi, poi della partita possiamo anche parlarne in 5 parole. Grande Sassuolo, Bologna sufficiente ma inferiore. Ma troviamo spunti da quel goal per capire che si può fare calcio di proposta e di idee col rischio calcolato. Nuove nome nero verde alla ribalta, Haraslin, slovacco di 24 anni di tecnica e forza resistente. Il solito Barrow accorcia sul finale per la compagine dell’espulso Mihajlovic. Chiudiamo con i match di ieri sera, quello dell’aperitivo con l’Udinese che espugna senza grossi problemi il Mazza di una SPAL che sembra aver mollato (De Paul, Okaka, Lasagna per il tabellino dei goal), mentre la “pazza” Inter vede bene di non vincere e di farsi sorpassare dall’Atalanta contro un bellissimo Verona, che torna a giocare su ritmi folli con la coppia Amrabat – Veloso stellare e un gioiello di Lazovic a inizio gara. La rimonta di stampo “Candreviano” degli undici di Conte non è sembrata mai davvero convincente, giusto il pareggio di Veloso sul finale. Inter quarta.
E, come promesso, per concludere mettiamo dentro alcuni numeri che sono elemento di dibattito non dogmatico ma dialettico, perché è vero che i numeri come dice il gergo sono “freddi”, ma i giocatori che li producono sono più che caldi, quindi diamo loro la giusta valenza, ovvero “saperne di più” non “avere la verità in tasca”. Qui sotto la prima tabella relativa al concetto di possesso palla su tempo effettivo:
Accanto ai nomi delle squadre troviamo la media del tempo effettivo (quindi senza interruzioni) giocato da ogni singola squadra; nella colonna successiva la media dei minuti di possesso palla, in quella accanto la percentuale di possesso su tempo effettivo. Come vedete, questi dati ci dicono qualcosa in più del tipo di principi proposti dalle squadre (che non devono coincidere con i risultati, che hanno fattori d’imprevedibilità diversi). Però che il Napoli produca il 57% di possesso su tempo effettivo giocato lo stiamo vedendo (prima con Ancelotti in maniera più sterile, ora pi efficacemente con Gattuso) e non ci stupisce; ma il dato del Sassuolo è quello che ci dice di più; una squadra che non è tra le prime ma che risulta terza in questa particolare statistica, un dato utile che ci racconta di una proposta calcistica specifica. Sottolineiamo anche la posizione centrale della Lazio (9°), che non fa del possesso la sua caratteristica principale, essendo una squadra che cerca la profondità e lo spazio alle spalle delle difese avversarie.
Ma il dato sul possesso, come dicono i nostri telecronisti più o meno amati, può essere un numero fino a sé stesso. E, almeno stavolta, non hanno tutti i torti, quindi aggiungiamo un pezzo. I minuti di possesso (su tempo effettivo) effettuati nella metà campo difensiva della squadra in possesso, quindi diciamo il possesso meno “pericoloso”. Ed il fatto che il Genoa sia la squadra con più possesso nella propria metà campo la dice lunga. 15 minuti sui 25 di media, prima davanti a Inter e Sassuolo. Ma cosa c’è di diverso in questi 3 possessi diciamo “bassi”? Il Genoa tiene palla dietro spesso per spegnere il ritmo della squadra avversaria, con un giro spesso orizzontale e “chiuso”, i centrali giocano tra loro con l’aiuto o di Schone o di Radovanovic, mentre ad esempio il Sassuolo tiene palla bassa per muovere i suoi trequartisti dietro le linee avversarie, quindi è un possesso più di proposta. Come dicevamo, numeri freddi ma giocatori caldi. Sale la Roma in questa classifica, squadra molto propensa alla costruzione dal basso, a volte con rischi enormi, a volte con uscite ben preparate.
Ma la tabella con cui voglio chiudere questa rubrica, un po’ più lunga del solito, è quella inerente il possesso nella metà campo offensiva. Come si può notare tornare le grandi squadre in alto, con il Napoli che con i suoi palleggiatori riesce a mantenere un possesso “alto” molto importante, e torna leader di questa speciale classifica. Solo Napoli, Juventus e Atalanta hanno questo dato più alto rispetto al possesso “difensivo” di cui abbiamo parlato prima, e sono 3 delle prime 4 in in classifica. Caso? Questo no.
Proporre e cercare di giocare lontani dalla porta avversaria ormai è determinante per chi cerca una proposta calcistica importante. La Lazio è lontana in questa tabella, ma anche qui è spiegabile, il concetto di Inzaghi di attacco della porta parte spesso con verticalizzazioni in spazi vuoti da attaccare, meno con palla sui piedi, quindi, visti i risultati ottenuti, comunque una scelta vincente.
Chiudo con il lanciatore di Fionda di oggi, Nicolò Zaniolo. Quattro minuti giocati a tutta contro il Parma con un assist meraviglioso non sfruttato da Villar, ma una fame di calcio dopo il lungo infortunio che regala alla Roma ma al calcio tutto un classe 1999 ancora tutto da vivere.
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