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Lavoretti online: le piattaforme degli ingaggi, delle puntate e dei concorsi

Le piattaforme per lavoratori freelance esistono da anni e contengono milioni di figure professionali di ogni sorta: grafici, video editor, copywriter, traduttori e molto altro. Ce ne sono di dedicate, come Zooppa per i grafici, TaskRabbit per farsi montare i mobili Ikea o WriterAccess, per chi cerca scrittori e blogger. Io ho scelto di iscrivermi in due piattaforme generiche, curioso di vedere gli annunci più disparati. La prima che ho scelto è Fiverr.
Fondata nel 2010, era conosciuta per essere l’apice dello sfruttamento: ogni lavoro veniva pagato solo 5 dollari, oltre ai possibili sovrapprezzi per servizi accessori, come la consegna in giornata del lavoro richiesto. Da qualche anno ha cambiato il proprio sistema e si possono scegliere tariffe di ogni tipo; il lavoratore deve creare il proprio profilo arricchendolo di dettagli sulla propria esperienza e deve poi pubblicare le gig, ossiagli ingaggi per cui è disposto a lavorare. Il procedimento è lungo e bisogna specificare ogni cosa.
Ne creo una come blogger, offrendomi di scrivere testi e racconti di ogni sorta, sia in inglese che in italiano. Aggiungo le foto di alcuni miei vecchi articoli e propongo tre tariffe: 500, 800 e 1000 parole da scrivere in 7, 4 e 2 giorni per 10, 20 e 30 $.
Aggiungo varie opzioni extra, come la possibilità di ottenere il tutto in giornata per 10 dollari in più.
Dopo aver completato la mia offerta, mi viene chiesto di sostenere un test di lingua inglese, per verificare le mie conoscenze; Fiverr è arrivata da poche settimane in Italia e ora immagino non sia più necessario svolgerlo, ma in 15 minuti ho avuto l’ok per la mia gig.
Dopo due giorni è arrivata la prima richiesta, un uomo italiano che mi ha chiesto in chat se i miei articoli avessero un massimo di parole; gli ho mostrato le offerte che proponevo e mi sono detto disponibile per adattarmi a qualunque lunghezza del testo gli servisse, ma non mi ha più risposto.
Ho provato allora a riformulare i miei termini, alzando il numero massimo di parole a 1000, 2000 e 3000 sempre per gli stessi prezzi (questo articolo conta 1381 parole), ma non ho comunque ricevuto altre richieste.
Ho creato un’altra gig, in cui mi proponevo di tradurre testi in italiano, inglese e spagnolo, ma non ho avuto fortuna: il motivo è che la fortuna, ovviamente, non basta.
Gli utenti di Fiverr sono più di 11 milioni ed è necessario far risaltare le proprie gig se si vuole trovare clienti. Ovviamente feedback e traffico sono alla base dei successivi ingaggi, ma non bastano, soprattutto per cominciare; per rendere il proprio profilo visibile è necessario ottenere le certificazioni del sito seguendo i corsi. Il business della piattaforma consiste in questo: vendere corsi. Strategie per i social? 42 $; imparare a usare Photoshop? 95 $. Costi importanti per chi ancora non ha ottenuto un incarico.
Parallelamente, mi sono iscritto ad un’altra piattaforma generica, Freelancer, che conta più di 45 milioni di utenti registrati e più di 18 milioni di lavori pubblicati. Il suo funzionamento è speculare a quello di Fiverr: sono gli acquirenti a pubblicare ciò di cui hanno bisogno, inserendo un range di prezzo da rispettare e i professionisti possono rispondere, proponendo il loro servizio e il prezzo.
Ho letto molte inserzioni nelle diverse categorie per capire a cosa propormi; mi sono buttato sulla traduzione, sulla scrittura e sul voice over, tutto nelle tre lingue che conosco per aumentare le mie possibilità. Non avendo nessun feedback sulle mie capacità, ho offerto ogni servizio al minimo.
Nelle descrizioni specificavo sempre il mio background, i miei studi e la mia professione.
Le richieste a volte erano molto standard, come traduzione di testi, compilazione di documenti, di fogli excel, riscrittura di pagine scannerizzate; altre volte erano più curiose, come un sito spagnolo che cercava un blogger di viaggio italiano per scrivere racconti; a volte erano davvero assurde, come un agronomo che cercava un freelancer che gli scrivesse un intero libro su come le caratteristiche del terreno incidano sulle coltivazioni, specificando che gli serviva per farsi un nome. Non è insolito che per la scrittura di un libro si utilizzi un ghostwriter, ma non immaginavo accadesse anche per temi così settoriali.
Rispondendo agli annunci si possono vedere le offerte degli altri utenti, cosa offrono e per quanto.
Molte volte ho visto offerte non pertinenti, fatte automaticamente da alcuni utenti su tutti gli annunci dello stesso genere, come un profilo spagnolo che si occupa di traduzioni che offriva di tradurre testi in inglese nonostante fossero richiesti in italiano.
Per aggiudicarsi l’asta per uno di questi progetti ci sono due modi: cercare quelle con meno offerte o mettere in risalto il proprio profilo; per farsi notare servono feedback, ma per avere feedback bisogna prima vincere l’asta per qualche progetto.
L’unico modo per rompere questo Comma 22 è sponsorizzare la propria offerta, che in gergo è detta bid (puntata).
Rispondo allora ad una richiesta di traduzione di un sito internet dall’inglese all’italiano: il range di prezzo va da 30 $ a 250 $; io offro il minimo, specificando che lo faccio per la mancanza di feedback.
Da quei 30 vanno sottratti 6,10 dollari di commissioni, per un possibile ricavo di 23,90 dollari; se poi decidessi di sponsorizzare la mia bid, dovrei pagare anticipatamente 1,22 $ per metterla in evidenza o 0,12$ per rendere invisibile la mia offerta agli altri freelancer, oppure pagare 6,09 $ per essere l’unico in evidenza su quell’asta. Ovviamente questi costi non mi verrebbero rimborsati in caso non ottenessi il lavoretto.
Per rendere il proprio profilo più affidabile ci sono poi gli esami, sia di lingua che di software, che certificano le conoscenze del freelancer; il primo che mi viene suggerito è quello di angloamericano, diviso per livelli: 6,10 euro, 12,20 euro e 18,30 euro, ma lo stesso schema di costi si ripete per ogni certificazione.
Dopo aver risposto a diversi progetti, scopro una cosa che mi era sfuggita: il numero di puntate possibili in un mese è limitato ad 8, quindi bisogna scegliere attentamente a quali rispondere. A meno che, ovviamente, non si scelga di pagare: dal pacchetto base di 1,21 euro al mese, che comprende 15 puntate, al più completo che per 73,14 euro al mese permette di rispondere a 1500 progetti.
Oltre ai progetti, ci sono anche i concorsi, in cui non ci sono limiti mensili di offerte; per ottenere l’ingaggio bisogna mandare a volte una parte del lavoro richiesto, a volte invece il lavoro completo, e sarà l’acquirente a decidere quale pagare. Provo a partecipare ad un concorso in cui cercano un doppiatore e mi viene richiesto di registrare alcune frasi in inglese.
Dopo averle caricate, il sito mi chiede di certificare maggiormente il mio profilo, collegando i vari profili social e attraverso l’autenticazione della mia carta di credito; il collegamento dei profili social,però, non funziona e l’assistenza non risponde.
L’autenticazione della carta, invece, funziona con un sistema molto furbo: non mi viene mandato un codice tramite sms, ma il sistema mi avverte che mi verrà sottratta una “piccolissima” somma di denaro che io dovrò comunicare al sito e che verrà poi aggiunta al mio credito: un costo ridicolo, certo, ma se applicato a tutti coloro che non riescono ad ottenere neanche un incarico può diventare una cifra importante.
La mia esperienza su questa piattaforme non vuole essere una denuncia, ma solo mostrare che non è un mondo in cui improvvisarsi; per iniziare a lavorare è necessario investire nelle sponsorizzazioni e nelle certificazioni, oltre ad avere una strategia ben precisa su quante aste tentare e sul tipo di servizio da proporre. Non è un caso che fra i professionisti ci siano vere e proprie aziende che trovano su questi portali nuovi acquirenti.
Specularmente si possono trovare aziende anche nel lato dei compratori, che cercano soggetti a cui esternalizzare alcune delle loro attività invece di assumere nuovi dipendenti.
I numeri parlano chiaro: queste piattaforme raccolgono tanti utenti quanto la popolazione attiva di un paese di medie dimensioni, ma per far parte di questa galassia non basta essere capaci nel proprio settore, è necessario prima sviluppare un piano di marketing, avere denaro da investire e possedere tutti i mezzi di produzione. Su quanto si possa guadagnare in un mese spero di raccontarvelo la prossima volta.
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