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Che facevamo 30 anni fa? Stranamente non vinceva la Juventus


27 Lug , 2020|
| Sport

Per la nona volta consecutiva, mostruoso record che lascia poco spazio anche a chi non la ama e a volte cerca un po’ di pretesti per non dar merito alla squadra nettamente (troppo nettamente) più forte del nostro campionato, la Juventus di Agnelli, Nedved e tutta sta bella gente qui vince matematicamente lo scudetto con un Sarri mai digerito in panchina che a fatto il suo in Italia che ora si attende in Champions per metterlo alla gogna definitiva o resuscitarlo dandogli ancora un po’ di tempo per cercare di costruire un nuovo modello di gioco, visto pochissimo durante la stagione morente. Onore ai vincitori, comunque ed onore anche alla Sampdoria che non ha fatto da vittima sacrificale e se l’è giocata con l’astuzia del suo condottiero, Claudio Ranieri da Testaccio, quattro-quattro-duista convinto che, cosa che crediamo sempre e comunque, fa ciò che conosce e lo fa bene e credendoci. Il 2 a 0 finale ha la firma di CR7 che segna su schema e sbaglia un rigore e di Bernardeschi che in campionato non segnava da una vita.

Siamo tornati indietro nel tempo durante le ultime rubriche, con i giocatori storicamente più rappresentativi delle squadre di serie A ed oggi, a seguito di esplicita richiesta, torneremo indietro di 30 anni esatti, stagione 1989 – 1990. Cosa accadeva? Dove erano le protagoniste? Si sono affrontate? Iniziamo….

Il campionato a 18 squadre che precedette il nostro mondiale italiano vide la vittoria del Napoli allenato da Bigon, con Maradona, Alemao e Careca come stranieri (…. non malissimo eh) e la vittoria di Marco Van Basten (non malissimo…) della classifica marcatori con 19 reti. Udinese, Hellas Verona, Cremonese ed Ascoli retrocedettero in serie B. Otto squadre si qualificarono per meriti passati o presenti per le coppe europee della stagione successiva; il Napoli come vincente del campionato e il Milan come della Coppa dei Campioni; la Juventus (vincente coppa Italia) e Sampdoria (vincente coppa delle coppe) alla futura Coppa delle Coppe (che mi manca quanto un bel disco dei Deep Purple); l’Inter, la Roma, l’Atalanta e il Bologna alla Coppa UEFA 1990 – 1991.

Collegandoci alla 36° giornata del nostro campionato troviamo il pareggio di Milan e Atalanta (già matematicamente qualificate in Europa e Champions League). Una bella partita finita 1 a 1 con i gol di 2 dei giocatori più importanti di questo finale di stagione, Calhanoglu (turco sempre presente di cuore e di testa) e Zapata (se la Premier non lo prende ci fa un regalo non da poco). E il 17 gennaio 1990 il Milan di Sacchi sconfigge l’Atalanta di Mondonico 3 a 1 con una tripletta di Van Basten ( il primo gol di testa è da urlo); bergamaschi in vantaggio con Caniggia in contropiede prima che il cigno di Utrecht aprisse le ali e dominasse il match assistito da gente come Ancelotti e Donadoni. Da segnalare la presenza di Prandelli nell’Atalanta e l’ingresso in campo di un giovane Borgonovo per il Milan, triste pensiero di una vita stroncata dalla SLA ormai 7 anni fa. I rossoneri vinsero la Coppa dei Campioni contro il Benfica di Eriksson e Aldair, l’Atalanta chiuse con un ottimo settimo posto.

Il Brescia già retrocesso cede 3 punti casalinghi anche al Parma che vorrà provare ad arrivare nel lato “sinistro” della classifica avendo raggiunto il Verona a 46 punti. É quasi un trionfo personale di Kulusewski che porge assist a Darmian e sigla il due a uno definitivo; per il Brescia ancora gol di Dessena, che sembra davvero l’ultima rondinella a fare primavera nonostante il luglio inoltrato. E 30 anni fa? Brescia – Parma ci fu eccome, 10° giornata di ritorno di una serie B poi vinta dal Torino e con il Parma di Nevio Scala promosso in A come quarta. Splendido amarcord di un Brescia con Spillo Altobelli a fine carriera e di un Parma con nomi che sarebbero diventati giganti (Apolloni, Melli, Minotti…). Vinse il Parma anche in quel caso, per 1 a 0 con un gol in contropiede di Monza, mediano milanese che in carriera ha girato tutta l’Italia.

L’Inter con un Lukaku gigantesco distrugge il Genoa che ancora deve aspettare per festeggiare una “brutta” salvezza; la doppietta del belga e il gol di Sanchez (sempre più in forma) danno il senso di una Inter tutta alti e bassi e ancora non pronta a competere per lo scudetto. Interessantissima la storia della stessa partita 30 anni fa; il 14 aprile 1990 il solito nubifragio su Genoa fa interrompere la partita a fine primo tempo e con il Genoa in vantaggio per uno a zero con un tiro da fuori di Fiorin. Quindici giorni dopo la partita viene rigiocata senza gli stranieri delle 2 squadre impegnati con le nazionali (sembra una storia di fantascienza…) e il risultato resterà fermo sullo zero a zero, con l’espulsione di Riccardo Ferri (stopper della nazionale di Vicini ai mondiali di qualche mese dopo), qualche scorribanda di Fontolan (a quel tempo genoano, poi passato all’Inter) e un colpo di testa di Berti (altro nazionale) come uniche emozioni. L’Inter arriverà terza, il Genoa si salverà… corsi e ricorsi?

Ovviamente Napoli e Sassuolo 30 anni fa non si sono affrontate… la squadra campana vinceva il suo secondo scudetto con Maradona capitano, Careca e Alemao a rendere il tutto più sudamericano, Carnevale,  Mauro e un giovanissimo Zola a mettere qualità nostrana. Pochi giorni il Sassuolo si è visto annullare 4 gol per fuorigioco giocando una partita di altissima qualità contro un Napoli proiettato alla partita di Champions contro il Barcellona che con i gol di 2 “sarriani” Hysaj e Allan e un po’ fuori dalle rotazioni di Gattuso si prende 3 punti in maniera un po’ casuale e inaspettata. Tornando indietro al 1990, il Napoli campione d’Italia a 3 giornate dalla fine vinceva in casa contro il Bari con i gol di Maradona, Carnevale e Careca, mentre il Sassuolo arrivava 16° nel girone B della vecchia C2, retrocedendo in Interregionale… meraviglie degli almanacchi e delle storie che ci regalano. Di quella rosa ricordiamo Marco Schenardi, buona ala destra di Reggiana e Bologna anche in serie A.

La gara di Bologna, dopo la sconfitta del Genoa, doveva rappresentare per il Lecce un trampolino di carica agonistica dal quale gettarsi a capofitto senza pensarci troppo su. Se al quinto minuto di gioco stai sotto due a zero contro una squadra senza obiettivi, è possibile invece che la B sia il terreno più consono per i salentini di Liverani. I giallorossi rimontano i 2 gol di Palacio e Soriano ( da vedere…) con il solito Mancosu e Falco, ma poi prendono il tre a due con uno sciagurato contropiede al minuto 93, con il solito Barrow sugli scudi. Ora per il Lecce diventa quasi impossibile, al Genoa basterà vincere almeno una delle due partite rimanenti o sperare che il Lecce non vinca a Udine dopodomani. E 30 anni fa? Ci fu un Bologna – Lecce!

Al terzo campionato in serie A  e trascinati al nono posto (migliore piazzamento della sua storia) dal mitico Carletto Mazzone e da stranieri di qualità come Pasculli e Barbas, il Lecce con l’acquisto TOP di Virdis conquista un’altra salvezza importante mettendo in luce un giovane Francesco Moriero. Il Bologna, al terzo anno con lo zonista Gigi Maifredi, conquista giocando un bel calcio un importante ottavo posto con una squadra composta anche da due vecchia glorie degli anni 70 e 80 come Bruno Giordano, Antonio Cabrini e il sanmarinese Massimo Bonini, insomma un misto di laziali e juventini di alto livello. Vinse il Bologna anche in quell’occasione con gol di tacco proprio di Giordano, raddoppio di Bonini e gol del Lecce di Pasculli su cross di Barbas. Nomi che riportano ad album finiti e doppioni promessi e mai dati.

Zenga non ha avuto alcun impatto positivo sul Cagliari (diverso sarebbe parlare di Zenga degli anni 80 e 90), in effetti la squadra non ha mai seguito i suoi dettami ed è rimasto al punto di partenza, investimenti importanti per arrivare 14°. Un po’ poco. Sconfitto anche in casa da un’Udinese lanciatissima che con il gol di Okaka ha raggiunto proprio i rossoblù e può cominciare a pensare di far cassa con i diversi giocatori che ha in vetrina. Nella stagione 1989 1990 le due squadre hanno vissuto una sorte avversa. L’Udinese retrocede da quart’ultima nonostante gli undici gol del formidabile Balbo in coppia con Branca, mentre il Cagliari del giovanissimo Ranieri prepara il doppio salto in A dopo la vittoria in C1 della stagione 1988 1989 e il terzo posto con miglior difesa del torneo (buon sangue…) di quella in analisi. Festa, Firicano, Cappioli, tutti nomi che negli anni diranno qualcosa alla massima serie, mentre Fabrizio Provitali, bomber della squadra esplose meno di quanto in quegli anni ci si aspettasse.

Tra Verona e Lazio esiste da sempre un gemellaggio che per noi della Fionda possiamo definire “boicottabile”, ma le cose vanno dette per dovizia di particolari soprattutto perché la partita in sé non ha avuto praticamente storia. Immobile ne fa 3, altri 2 rigori, si avvia verso una storica scarpa d’oro e la Lazio ribalta un Verona sazio con 5 gol, gode del rientro di diversi giocatori per far respirare quelli spremuti nel periodo post riapertura e si va a giocare il secondo posto con Inter e Atalanta nella ultime 2 giornate. Il Verona ha avuto il merito di passare in vantaggio, poi lentamente si è spenta. Il 24 settembre 1989 con un campionato ancora tutto da giocare Verona e Lazio si dividono un punto che alla lunga non servirà agli scaligeri che dopo lo scudetto di 5 anni prima comincia un declino societario che porterà proprio quell’anno Bagnoli e i suoi in serie B. Per la Lazio anni di centro classifica con Materazzi, papà di Marco campione del mondo 2006, in panchina. Un rigore di Iorio e un autogol della meteora Sotomayor (che poi tornato in Argentina fece benissimo con Carlos Bianchi) sono i 2 marcatori da mettere nel nostro tabellino della memoria. Un giovanissimo Peruzzi in porta da segnalare da una parte e l’atleta di dio Amarildo espulso durante la sua sostituzione dall’altra come note simpatiche a margine.

La Roma batte la Fiorentina meritatamente sul campo ma con un secondo rigore inventato; la doppietta dagli undici metri dell’ex Veretout porta la Roma a 64 punti e sempre più vicina al quinto posto ufficiale; la Fiorentina, dal canto suo, perde dopo essersi difesa in maniera ordinata annullando le fonti del gioco giallorosso nel primo tempo; nel secondo dopo il pareggio di Milenkovic di testa la viola si chiude troppo e alla fine, al netto dell’errore arbitrale, merita la sconfitta. La stagione 89-90 è per Roma e Lazio la stagione “al Flaminio”, mentre lo stadio Olimpico era in ristrutturazione per i Mondiali italiani. Roma Fiorentina si giocò l’8 aprile 1990, finì 0 a 0  e racconta una partita fatta di intrecci storici bellissimi. Prima panchina viola per l’ex giallorosso Graziani (12° a fine campionato), con Gigi Radice, suo allenatore l’anno dello scudetto al Torino, su quella giallorossa (6° in campionato). Tancredi (quell’anno riserva di Cervone) para un rigore a Baggio e Giannini viene espulso per proteste; Landucci (secondo di Allegri) in porta per i viola con Pioli (allenatore del Milan) in marcatura su Voeller… insomma, a volerci perdere tempo, ci si incastra come in una sciarada.

Al Torino serviva un punto e un capolavoro dell’artista incompiuto Versi gliel’ha dato, così che la SPAL arriva ai fatidici 20 punti che rappresentano al soglia della “minore” vergogna. Di D’alessandro il pareggio estense in una partita non rivedibile, anche mai più. Più interessante vedere come il Torino, retrocesso malamente in B, nel 1989, vince il campionato cadetto con 61 gol all’attivo, Eugenio Fascetti in panchina e risale in A per restarci altri 6 anni. La rosa era di tutto rispetto per la serie B: Lentini, Policano, Cravero, Marchegiani in porta. Solide basi per il presente ed il futuro. Gli stranieri erano Muller, brasiliano che fece 11 gol e Skoro, seconda punta jugoslava che ne fece 8 più 7 assist. La storia ci racconta che ogni 30 anni la SPAL retrocede; Il 1990 fu l’anno della retrocessione dalla C1 alla C2 della squadra di Ferrara, penultima davanti solo alla Pro Livorno e scesa in quarta serie anche insieme alla Virescit Bergamo e alla Centese, memorie dal sottosuolo calcistico.

Abbiamo celebrato lo scudetto della Juventus in apertura, quindi, per chiudere questo pezzo oltremodo revival, divertiamoci con Juventus – Sampdoria del 29 ottobre 1989. La Juventus arrivò quarta alla fine e la Samp quinta e quell’uno a zero con il gol al volo del russo Alejinikov su assist del russo Zavarov fu uno dei pochi momenti illuminanti di una partita bloccatissima. Dino Zoff e Zio Vuja Boskov sulle due panchine, uno a fare da traghettatore per la pessima stagione successiva di Maifredi e alla rifondazione bianconera successiva, l’altro a studiare i modi e i tempi per il grande scudetto blucerchiato dell’anno successivo. La formazione della Samp, infatti, per 10/11 è quella dello scudetto futuro, quella della Juve (Napoli, Bruno, Galia, Daniele Fortunato…) può essere messa tra quelle non in “stile Juve”.

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