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Le Bureau des légendes – Sotto Copertura


23 Ago , 2020|
| Recensioni

Si è conclusa da poco su Sky atlantic la quinta stagione di Le bureau, serie francese che segue le attività della DGSE (la CIA francese) e in particolare del “bureau delle leggende”, cioè dell’ufficio che si occupa degli agenti sotto copertura. In attesa di sapere se ci sarà una sesta stagione – anche se lo showrunner storico, Eric Rochant, ha lasciato – facciamo un bilancio di queste 5 stagioni che potrebbero aver chiuso il cerchio sulla vicenda di “Malotru”.

Partiamo quindi proprio dal personaggio su cui ruotano le vicende principali della serie, “Malotru”, nome in codice di Guillaume Debailly, agente sotto copertura in Siria per 6 anni con l’identità di “Paul Lefebvre”.

Il personaggio è interpretato dall’attore Mathieu Kassovitz che forse molti ricordano per aver girato L’odio (La Haine) nel ‘95.

Il ritorno di Debailly dalla missione in Siria dà il via a un domino di eventi che arriverà a conclusione solo dopo 5 stagioni; eventi che coinvolgeranno un altro personaggio fondamentale della serie: Nadia el Mansour, fidanzata in Siria di Paul Lefebvre.

Entrambi infatti si ritroveranno a Parigi dopo qualche mese dalla fine della missione in Siria e Debailly, ancora innamorato e alle prese con la “sindrome dell’infiltrato” che non gli permette di tornare alla propria vita normale, non resisterà alla tentazione di contattarla (cosa proibita dai protocolli della DGSE) scatenando però così quel domino che li porterà in situazioni sempre più complesse e pericolose.

Gli eventi scatenati da questa storia d’amore si intrecceranno con le operazioni del Bureau, portate avanti in alcuni dei teatri più caldi del Mediterraneo e non solo: la Siria, passando per Algeria, Egitto e Iran; la lotta contro l’ISIS; le alleanze (sempre fragili e aperte a ribaltamenti) con i kurdi siriani e i turchi, per arrivare nelle ultime stagioni al teatro russo.

In tutte queste operazioni vediamo agire gli altri personaggi della serie, non meno importanti di Malotru e Nadia; in particolare Henri Duflot (direttore del Bureau), Marie-Jeanne, Marina Loiseau, Raymond Sisteron, JJA e altri.

La vita dei personaggi della serie, i loro rapporti interpersonali e il loro rapporto con le istituzioni di cui sono agenti si può riassumere con questa citazione tratta dalla prima stagione, durante l’addestramento di Marina Loiseau:

“Ci sono due cerchi: il primo per gli amici; il secondo per i bersagli. Questi cerchi non si devono mai incontrare: gli amici sono amici; con gli altri può comportarsi da amica, ma non saranno mai tali. Che vuol dire? Che può distruggere la loro vita in un minuto. Senza rimpianti, non gli vuole bene, non può avere né stima, né pietà di loro. Loro possono amarla, la devono amare, per lei sono solo delle prede”

I personaggi della serie si ritrovano costantemente di fronte a scelte e ad azioni che da una parte si scontrano con questa visione del mondo divisa nettamente tra amici e nemici, dall’altra si trovano al limite della moralità e generano stress e reazioni psicologiche devastanti.

L’analisi di queste dinamiche è molto interessante in quanto esula dalla sola serie, ma si inserisce in un quadro più ampio di riflessione su come alcuni sistemi di potere incidano sulla psicologia delle persone plasmando, o facendo emergere, tendenze che possiamo definire predatorie (alcune delle serie tv che mettono in scena molto bene questa dinamica sono Billions e House of Cards).

Il tratto principale della serie è il realismo. Quindi non aspettatevi di vedere azione alla “Mission impossibile” o alla “Jason Bourne”, ma questo non significa assolutamente che non ci sia tensione e suspance, anzi, il bello è proprio vedere come operazioni realistiche possano essere assolutamente avvincenti, anche grazie a un buon uso della colonna sonora che tiene alto il livello di attenzione nei momenti importanti.

Altro pregio è vedere come la Francia si muove nei vari teatri – alcuni dei quali figli della storia colonialista francese (vedi l’Algeria) –, i rapporti con le altre intelligence (in particolare la CIA, l’FSB, ma anche i servizi mediorientali, meno subalterni di quanto si possa pensare, che anzi riescono spesse volte a mettere in difficoltà i francesi giocando anche di sponda con amici che possono diventare avversari da un momento all’altro) e in generale avere un quadro geopolitico d’insieme, chiaramente dal punto di vista francese. Altro tratto interessante legato al realismo è quello di vedere come spesso le scelte strategiche vengano prese anche in base al budget disponibile per effettuare un’operazione, cosa che non viene quasi mai messa in luce nei film o nelle serie TV di stampo anglosassone; chissà che in questo caso non si veda anche una certa insofferenza all’austerity in cui siamo intrappolati nel progetto europeo.

Per realizzare la serie sono state utilizzate testimonianze di ex spie della DGSE e inoltre la serie ha avuto il sostegno di pezzi di establishment statale, che ha voluto sfruttare la serie per ridare prestigio alla DGSE e aumentare il reclutamento.

Molto interessanti e attuali infine i temi trattati nella serie: a partire dai vari teatri principali delle stagioni, vediamo il rapporto con l’Islam e la società multiculturale francese; il grosso delle prime due stagioni infatti è ambientato in medio oriente e quando si è in Francia spesso in quartieri musulmani.

Uno dei casi principali ruota attorno a un boia dell’Isis che si scopre essere un foreign fighter francese; da qui vediamo come i servizi affrontino la situazione, cercando di tenere nascosta l’informazione e facendo di tutto per gestire la situazione prima che il caso diventi mediatico.

Quando ci si sposta nelle ultime stagioni sul teatro russo invece si vanno a toccare i temi del cyber terrorismo e della tecnologia in maniera molto precisa e senza scadere in iper semplificazioni o in iperboli senza senso – due lati della stessa medaglia di chi tratta in maniera superficiale le questioni informatiche –, con alcune scene molto avvincenti come l’attacco hacker nella quinta stagione.

Insomma, se non l’avete ancora guardata, Le Bureau è assolutamente consigliata, possibilmente da guardare in lingua originale con sottotitoli, in quanto il doppiaggio italiano appiattisce un po’ troppo, anche se alcune parti sono state mantenute nelle lingue originali (russo, farsi etc..).

PS: Per un italiano si coglie subito il fatto che l’intelligence tricolore non venga mai citata neanche di striscio, nemmeno quando durante la quarta stagione parte dell’azione si svolge in Egitto, luogo in cui sicuramente i nostri servizi svolgono attività (dati gli interessi che ha l’ENI in Egitto). Chissà quindi se questo sia dato da un un pregiudizio francese nei nostri confronti o se questa scelta (razionale o meno) non nasca dalla storica rivalità geopolitica di cui la Francia e l’Italia sono protagoniste, rivalità che ci viene sempre nascosta con la retorica della fratellanza europea ma che è ancora assolutamente presente (come dimostra il caso della Libia).

Di:

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