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Ricomincio da… 2


2 Ott , 2020|
| Sport

Viviamo con la mascherina, con il timore che tutto quell’orrore vissuto ricominci, con le nostre ferree convinzioni di saperla lunga e di avere quel sopracciglio tirato su, quel simbolo (Ancelottiano se vogliamo) di saccenza in cui l’italiano medio sguazza, giudica, sentenzia e s’inganna. Dentro un mondo con la mascherina ci sta chi gioca al calcio in tutto il mondo; stringendo lo zoom sul nostro stivale si può dire che siamo ripartiti, con qualche spettatore, con tanti problemi (i 15 positivi del Genoa con il rimando della partita, e non sarà l’ultima), ma anche, dati oggettivi, con tanti goal e partite applaudite da pochi, ma con spunti interessanti.

La Juve di Pirlo, l’Inter con una rosa importante, il Milan di Ibra (positivo), il Napoli di Gattuso e Osimhen, la Roma di Fonseca (ma chissà per quanto) e poi la fantastica Atalanta di Gasperini e la Lazio degli stessi giocatori che tanto hanno fatto bene; ai nastri loro con tutte le altre, citazione d’obbligo per lo Spezia di Vincenzo Italiano all’esordio in A, terza ligure presente nel massimo campionato (se non è record, poco ci manca…).

E si è cominciato con 2 giornate che analizzeremo in maniera diversa rispetto al solito, andando in uno spietato ordine alfabetico e andando a cercare analogie, differenze e similitudine sulla doppia gara giocata a distanza di una settimana (più o meno lunga). Buon campionato a tutti, con un pensiero ai lavoratori che in questo periodo hanno perso il lavoro e magari si regalano due minuti di serenità leggendosi le rubriche della Fionda.

ATALANTA: sull’onda lunga di quanto visto in questo periodo di successi, stupore e occhi lucidi per il bel gioco arrembante della dea, i bergamaschi vincono a Roma con la Lazio e a Torino con il Toro facendone 8 e schiacciando gli avversari sotto una pioggia battente di pressing, verticalizzazioni e giocate geniali di Gomez. La rosa neroazzurra sembra ormai pronta per fare qualcosa di grande, i ruoli coperti da gente esperta, talentuosa e ricca di motivazioni. Le perle di Muriel a Torino e di Gomez contro la Lazio aiutano nella digestione e nell’assunzione di zuccheri. Non è una rubrica fatta per le previsioni, ma ci piacerebbe tanto farne una per l’Atalanta.

BENEVENTO: bentornato alle streghe campane, che dominarono senza storia il campionato di serie B 2019 – 2020 e che hanno dimostrato nelle 2 giornate finite una fragilità difensiva un po’ preoccupante (7 i gol subiti), ma anche un coraggio e dei principi solidi che Inzaghi vuole esportare anche nella massima serie. Straordinaria la rimonta a Genova contro una Samp rivedibile (la bizzarra doppietta di Caldirola celebra il trionfo del giocatore medio), mentre il modo sfrontato con cui ha affrontato ed è stata seppellita da 5 gol interisti rende l’idea di un gruppo che ci vuole provare, ma che contro le grandi ovviamente rischia parecchio le famose “imbarcate”. Caprari sembra aver trovato una dimensione per far emergere le sue, inespresse, qualità di attaccante profilico.

BOLOGNA: rossoblu double-face nelle prime due giornate di campionato; sembrerebbe più semplice analizzarle così: la prima l’hanno persa contro Ibrahimovic, la seconda l’hanno vinta contro il Parma. Un Bologna non troppo cambiato (né nei titolarissimi, né nella guida tecnica) dovrà decidere cosa essere nel nostro campionato; una bella dodicesima o qualcosa di più? Con le conferme dei suoi giocatori più talentuosi, almeno finora, potrà dare una scossa al suo rimanere nel limbo delle “mai contente”. La sconfitta contro il Milan con un Ibra mostruoso è rimasta come sospesa in attesa del derby emiliano che, viceversa, è stato giocato molto bene con un Soriano sugli scudi e ottime risposte di squadra, con una citazione per Tomyiasu, che sta diventando un difensore importante e richiestissimo.

CAGLIARI: cantiere aperto sia nel mercato che nell’identità il nuovo Cagliari di Di Francesco, che strappa un pareggio non meritatissimo a Sassuolo e poi perde piuttosto malamente in casa con la Lazio, riuscendo a reagire solo all’inizio del secondo tempo. Quello che appare, in una troppo anticipata valutazione generale, è che l’idea di 4-3-3 di Di Francesco sia ancora molto nella testa dell’allenatore e poco nelle gambe dei giocatori. Da capire Joao Pedro esterno sinistro d’attacco e la tenuta della coppia centrale difensiva. Scommetto fortemente su Cragno, portiere ancora giovanissimo che quest’anno deve scalare posizioni in nazionale, se lo merita.

CROTONE: zero punti per il Crotone di Stroppa; quanti ne farà alla fine? Onestamente non saprei. Sembra debole un po’ in tutti i reparti, nonostante la partita persa in casa col Milan non sia stata drammatica. L’esordio contro il Genoa ha denotato una debolezza difensiva pericolosa, una fase offensiva ancora da rodare e un mercato con tanti giocatori ancora da valutare. Stroppa vuole giocare a calcio, e sicuramente ci proverà, occorre capire se Cordaz e compagni riusciranno a superare un po’ quei limiti che sembrano esserci. Gli squali pitagorici ci stanno simpatici come tutte le squadre “underdog”, però ci auguriamo di sbagliare quando pensiamo ad una squadra che parte in fondo alla fila.

FIORENTINA: Comisso, Pradè, Iachini. Una triade che sembrerebbe non sfiorarsi neanche per sbaglio neanche in un film su italoamericani in cerca di fortuna; un buonissimo mercato, una proprietà sembrerebbe solida che vuole cercare una crescita costante. Sono stato cattivo con Iachini? Si. Ho cambiato idea? No. Credo che una guida tecnica più moderna porterebbe risultati nel medio e nel lungo periodo importanti. Chiesa a tutta fascia non mi convince nonostante l’impegno e le capacità condizionali clamorose del figlio di Enrico. Buona la prima contro il Torino, meritata la vittoria contro un undici di Gianpaolo ancora in rodaggio con un Castrovilli  capace di costruire, difendere e fare goal. La rosa sembra poter dire qualcosa di europeo, speriamo non sia frenato da una guida tecnica troppo italiana.

GENOA: mentre scriviamo 15 casi di positivi nella squadra genoana. Situazione drammatica che ha portato al rinvio della partita contro il Torino; non sarà l’ultimo caso, purtroppo. La strana macchina di Preziosi come ogni anno cambia giocatori come calzini la mattina, sperando che all’ultima giornata esca fuori il numero giusto. Basterà? La squadra ha messo dentro qualche giocatore interessante (Shomorodov, Zappacosta, Pjaca) in un contesto in cui Maran dovrà fare qualcosa in più del minimo sindacale che, di solito, viene richiesto ad una piazza importante come quella rossoblu. La vittoria in apertura con il Crotone e lo schianto tennistico contro il Napoli ci racconta di una squadra che per salvarsi tranquillamente dovrà prendere punti anche contro squadre più importanti del Crotone.

HELLAS VERONA: la squadra di Juric viaggia a vele spiegate a punteggio pieno; vero è che i primi 3 li ha trovati sulla scrivania di una Roma troppo scarsa nella compilazione delle liste per prendere punti, e poi ha battuto con il primo gol di Favilli in serie A. Squadra gagliarda, che combatte su tutti i palloni e che cerca di fare del ritmo il suo marchio di fabbrica. Credo che con alcune integrazioni possa giocarsi le gare con quella serenità che poi porta a superare le qualità oggettive di una squadra buona, con alcuni giocatori italiani interessanti (Zaccagni su tutti).

INTER:… nazionale. La rosa di Conte a bocce ferme è una grande squadra, con interpreti doppi in ogni ruolo e 3 giocatori su tutti che sembrano poter essere la roccia su cui fondare vittorie presenti e future: Lukaku, Eriksen e…. Hakimi. L’esterno ex Dortmund ha già stupito tutti per la facilità di ambientamento e la devastante qualità con cui corre sulla fascia. Se mister Conte riuscirà a non incartarsi da solo con un’ortodossia tattica oggettivamente inutile (almeno con quei giocatori) l’Inter, quest’anno, ci sta. Rivedibile la fase difensiva più che la difesa in sé: troppi 5 gol subiti in 2 partite contro Fiorentina e Benevento.

JUVENTUS: tifata e odiata in tutta Italia, tutti l’aspettano al varco del fallimento, mentre il nuovo allenatore fresco di patentino si gode una nuova fase di celebrità, dopo i fasti vissuti nei 20 anni di incredibile carriera da monumento del centrocampo internazionale. Pirlo e pirlolandia. Gettato via Sarri i giocatori della Juve, dicono, ora si divertono allenandosi e mentre l’ex numero 21 cerca un’identità che ancora non si è vista (rosa sicuramenet ancora da completare), la prima vittoria contro la Samp ha convinto il giusto, mentre quella che doveva essere la trasferta “affossa Fonseca” ha dato nuovo smalto ad una Roma che, nei 90 minuti, ha messo in scacco una Juve troppo brutta e impreparata per essere vera. Il decimo scudetto è più difficile? Forse… ma attenzione, la Juve sta lì e Ronaldo non ha intenzione di recitare parti se non da superstar.

LAZIO: Seguendo l’ordine del calendario potremmo dire che la Lazio è in crescita dopo il tonfo casalingo contro l’Atalanta… ma chiaramente diremmo falsità. I romani tornati in Champions dopo 13 anni e con una rosa molto poco rinnovata (vedremo Pereira) ripartono da i soliti Immobile, Luis Alberto e Milinkovic Savic sperando in un’altra stagione importante di Acerbi. L’esordio contro il Cagliari è stato non impossibile, una squadra rodatissima contro una nuova nei giocatori e nelle idee. Il 2 a 0 con lo stupefacente Marusic sugli scudi hanno dato fiducia all’ambiente, poi abbattuto dalla scure bergamasca e dai suoi 11 invasati berserk. Gli impegni saranno tanti, il girone Champions non impossibile, vedremo se Inzaghi riuscirà a motivare, gestire e ruotare i non troppi giocatori a sua disposizione.

MILAN: per distacco la squadra più in forma del post lockdown, la squadra di un Pioli giustamente riconfermato ora deve inserirsi in una griglia precisa; finora le ha vinte tutte, ma è anche vero che le avversarie erano Shamrock Rovers, Bodo Glimt, Rio Ave, Bologna e Crotone. Qualificata ai gironi di Europa League e con un mercato interessante (Tonali sotto i riflettori), il Milan ha Ibra in quarantena e alcuni giovani da svezzare; saranno il tempo e gli impegni tecnicamente più impegnativi e farci capire di più se Donnarumma e compagni potranno stare ai vertici e lottare fino in fondo, o essere una seconda fila in cerca di glorie europee. Di certo, un giocatore turco con la maglia numero 10 sta crescendo partita dopo partita. Punto su Chalanoglu come crack rossonero, svedesi col codino a parte.

NAPOLI: Osimhen è forte ed è vero che ha il passo di Tino Asprilla, Gattuso ha le caratteristiche per poter dare un ordine ad un ambiente difficile, la rosa può essere competitiva ed ha qualità in ogni reparto. E allora perché il Napoli non viene mai nominato tra le favorite? La piazza si infuoca e si ammoscia con estrema facilità e sembra non dare mai l’impressione di quel salto di qualità potenziale e inespresso. Però l’inizio è incoraggiante. Bella la vittoria a Parma, forse ancora più interessante della passeggiata in casa contro un Genoa impresentabile, oltre che purtroppo pieno zeppo di positivi al COVID. Mertens è sempre lui, un cecchino meraviglioso, mentre i principi gattusiani sembrano aver permeato le menti dei calciatori. Se la fame di vittoria dell’allenatore calabrese rimanesse dentro le gambe dei vari Ruiz, Koulibaly e Insigne senza farsi trascinare dalla pericolosa voglia di accontentarsi, il Napoli potrà dire la sua, in un modo o nell’altro.

PARMA: Liverani è bravo, Liverani è capace, Liverani le squadre le fa giocare. Ricordiamo questo ritornello perché è veritiero; ora occorre imparare la strofe di questa canzone. Liverani sa salvare la squadra che allena? Perchè finora a questa domanda la risposta è discutibile. Partito male con il Parma, dovrà cambiare pelle tattica ad una squadra abituata a giocare di rimessa con i suoi “contropiedisti”, il mister romano avrà un lavoro non facile perché arrivare dopo D’Aversa (mito assoluto in quel della via Emilia) e dare continuità di risultati e cambio di mentalità tattica sarà un lavoro di estrema minuzia di particolari. I giocatori sono più o meno quelli, ma con Bruno Alves arrivato a 39 anni e Gervinho a 33. Importanti le conferme di Kucka e Kurtic, tuttocampisti utilissimi in quel contesto di lotta e di governo.

ROMA: Dzeko, Fonseca, Friedkin, Smalling, direttore sportivo. Mettete in ordine queste parole, accendete la radio, poi rileggete le parole in ordine inverso… e forse ci capirete qualcosa. E beati voi perché io invece non ci ho capito nulla. Rimanendo sul calcio una Roma senza Dzeko è come una bistecca senza il vino rosso, e a Verona si è vista l’assenza del gigante bosniaco. Lo 0 a 0 sul campo convertito in sconfitta a tavolino (rileggete l’inizio 3 volte e fate la giravolta…) è stato un approccio anonimo al campionato che va vedeva Fonseca a casa a cantare il fado e Dzeko a festeggiare con grappa bosniaca. Ed invece…. La Roma domina la Juve, non vince (perché sempre la Roma è…), prende Borja Majoral (….), a oggi Smalling è ancora a Manchester e non ha un direttore sportivo. Io vado controcorrente, l’unica certezza è proprio Fonseca. E da lui ripartirei.

SAMPDORIA: mentre scriviamo stanno arrivando altri giocatori, la squadra si arricchisce di altri scandinavi talentuosi, il 4-4-2 di mister Ranieri si solidifica dopo la sconfitta dignitosa contro la Juve (esagerato il risultato) e la brutta, bruttissima rimonta subita contro il Benevento. Non sappiamo il reale valore di un gruppo che ha Quagliarella infinito ma non più giovane, Ramirez sul piede di partenza e un Candreva voglioso di tornare ad avere un terzino dietro di sé. Ranieri queste ammucchiate di solito le gestisce benissimo, conosce il mestiere del tecnico da battaglia e, nonostante Ferrero, può stare a galla con la sua lucida normalità. Thorsby e Augello i 2 volti su cui mettere un asterisco.

SASSUOLO: se alla Samp ci sta la lucida normalità, in casa neroverde esiste la consapevole follia. Il lavoro di De Zerbi prosegue in maniera impeccabile, una macchina offensiva rodata e sempre interessante, un’aggressività europea sfrontata con Consigli centrale difensivo in fase di impostazione e una costante rotazione nei ruoli e negli interpreti figli di un lavoro impeccabile. Perderà qualche partita per errori assurdi, probabile. Pareggerà partite (leggasi Cagliari) dominate, ma il Sassuolo ha una potenza di fuoco che altro che il governo Conte. Speriamo che per la crescita anche dei settori giovanili, per il sano processo di emulazione positiva, il Sassuolo raggiunga i giusti risultati così da avere la cassa di risonanza che la piazza non potrà mai dare. Djuricic, Locatelli e Muldur per il salto definitivo.

SPEZIA: benvenuta alla città che come Genova cambia di poco il nome per diventare squadra di calcio, con Vincenzo Italiano in panchina e una banda di esordienti perlopiù sconosciuti al grande pubblico che tenta un miracolo sportivo, organizzativo, tecnico e tattico. La faccia cattiva di Galabinov è lo specchio di un gruppo che ci crede, perde schiacciato dalla maestria tecnica del Sassuolo ma poi lotta, suda e batte l’Udinese alla Dacia Arena con una doppietta del bulgaro con la faccia da boxeur. Non sappiamo valutare sulle 36 partite rimaste cosa potrà fare la squadra ligure, ma sicuramente la volontà di non prendersi un tè in serie A e tornare nella cadetteria sempre evidente. Segnaliamo Bartolomei, 31 anni di gavetta ed arrivato in serie A da protagonista. Gli occhi lucidi durante l’esordio sono da fotografia.

TORINO: passare a Gianpaolo dopo anni di allenatori “da obiettivo” più che da costruzione non sarà facile per il Torino di Cairo. L’allenatore abruzzese è capace a dare un’impronta, ma deve essere lasciato lavorare con le tempistiche giuste, i meccanismi non sono dei più semplici e la rosa, più o meno uguale, ha altri tempi, modi e principi. Vedremo. L’inizio non è stato dei migliori, la sconfitta con la Fiorentina, nonostante il risultato striminzito, secondo me è stata peggiore del 2 a 4 contro l’Atalanta. Contro i neroazzurri l’undici granata se l’è giocata, ci ha provato ed in alcuni momenti ha messo in difficoltà anche Gasperini and the band. Per vedere quel rombo in movimento al servizio di Belotti e Zaza occorre un trequarti diverso.

UDINESE: dubbi, profondissimi dubbi. E’ altamente probabile che ci saranno 3 squadre sotto l’Udinese, però l’internazionale friuliana con le decine di nazionalità diverse coordinate da un signore distinto, educato e preparato come Gotti, per ora, non convince. La coppia Lasagna – Okaka così anni ‘90 nella loro composizione potrebbero essere una pistola a salve se De Paul malauguratamente dovesse partire, perché di qualità finora se n’è vista pochina. Cantiere mondiale apertissimo, occorre capire se basterà una solidità difensiva abbastanza conclamata a sorreggere quella che sembra una babele di anime ancora tutte da collocare nel giusto girone infernale. Vedremo, nel frattempo è sembrato interessante Ouwejan, ennesimo quinto di fascia olandese preso dai friulani.

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