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Sul ponte sventola bandiera bianca


17 Ott , 2020|
| Sassi nello stagno

Con la fine dell’estate, la riapertura delle scuole e l’arrivo dell’autunno, l’Italia torna a stringere il cappio delle limitazioni che strangola interi settori economici, mostrandosi e/o percependosi come impreparata ad una seconda ondata.

Ristorazione, pub, artisti, lavoratori dello spettacolo, organizzazione eventi, catering, vengono mandati al macello verso l’inverno economico: orari limitati, feste private, prenotazioni ed eventi annullati. Ora si parla addirittura di coprifuoco, con chiusura degli esercizi alle 21 o alle 22.

Una parte per nulla trascurabile dell’economia italiana è sull’orlo della bancarotta, rischiando di causare un effetto valanga sull’intero sistema in termini di maggiore disoccupazione e sottoccupazione, crescita dell’economia sommersa, ulteriore flessione dei salari, crollo della domanda interna e aumento delle disuguaglianze nella distribuzione della richiesta. Insomma, un vero è proprio montante destinato a mandare gamba all’aria il Bel Paese.

Il pugno è, però, autoinflitto. Non tanto e non solo perché, come pure argomentano legittimamente alcuni, le restrizioni varate dal governo siano incongruenti o inefficaci o addirittura inutili. Su questo si può anche sospendere il giudizio e dar per buono che le autorità nazionali siano in possesso delle migliori informazioni e conoscenze disponibili sul virus per operare le più corrette valutazioni in ottemperanza al principio della massima prudenza e cautela per la tutela della salute pubblica.

Il punto, però, è un altro: nessun ristoro, nessun indennizzo è ipotizzato per le ulteriori limitazioni imposte. Tutte queste micro e piccole imprese e i loro lavoratori vengono completamente abbandonati alle intemperie della lotta per la sopravvivenza in una giungla di difficoltà, incertezze e precarietá. Per avere dimensione della tragedia sull’intero sistema economico italiano, si pensi che il solo settore della ristorazione occupa 1,2 milioni di persone (in larga parte giovani) e vale 86 miliardi di Euro l’anno, con quasi 350 mila imprese attive. [1]

Non si parla nemmeno più di aiuti: non ce li possiamo più permettere, si dice. Alle chiusure disposte per legge (ehm, per dpcm), si preferiscono le limitazioni e le strozzature settoriali: alle prime conseguono (almeno secondo buon senso) aiuti e ammortizzatori sociali, alle seconde fallimenti.

Dove li prendiamo i soldi per evitare licenziamenti e fallimenti a catena?

Se l’unica risposta fosse dal Recovery Fund saremmo francamente spacciati per tempistiche di finanziamento e erogazione, vincoli di utilizzo  condizionalitá e insufficienza del saldo netto.

L’Italia potrebbe finanziare  il disavanzo necessario a mettere in salvo il proprio tessuto economico ed evitare il collasso, senza aspettare i tempi della UE e senza mendicarne le briciole: basterebbe prendere a prestito la cifra necessaria a tassi azzerati o addirittura negativi sui mercati.  [2]

È così che all’indesiderabile vincolo esterno, appena allentato dall’asse mitteleuropea, si aggiunge e a tratti sostituisce un intollerabile vincolo interno, una sorta di servitù volontaria alla linea (del rigore e dell’asfissia) anche quando la linea non c’è.

Ben inteso, la perdita della principale leva economico-finanziaria, ossia la capacità di emettere moneta, mina alla radice la possibilità di emancipazione dell’Italia dal giogo dei mercati e della sottomissione alla finanza. Un vero e proprio rilancio, sarebbe forse chiedere troppo. Ma potremmo almeno pretendere che si utilizzino le poche leve rimaste a disposizione per non affondare a picco e per “congelare” le attività eccessivamente penalizzate dalle limitazioni anti-contagio. Purtroppo, Conte e Gualtieri sono di diverso avviso, soddisfatti e tronfi come sono del teatrino estivo sul Recovery Fund.

Nella narrazione neoliberale, si dice spesso “Non c’è alternativa”, purtroppo, in Italia, siamo spacciati anche quando c’è (una pur limitata) alternativa.


[1] Report Fipe: http://www.italgrob.it/sezione.asp?IdPost=8419&M=Mondo%20Horeca&C=AttualitANDagrave;

[2] Financial Times: https://www.ft.com/content/56e4ddaf-dcf4-4a71-836d-b2d63eb9c2d4?desktop=true&segmentId=d8d3e364-5197-20eb-17cf-2437841d178a

S24Ore: http://amp.ilsole24ore.com/pagina/ADcPZnv

Di:

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