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Scacchiere libico


7 Gen , 2021|
| 2021 | Visioni

Secondo quanto riferito dieci giorni fa  da Rod Thornton e Marina Miron (Defence Studies Dept.- King’s College London), un rapporto del Pentagono di fine novembre scorso, ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di sostenere il gruppo Wagner, la compagnia militare privata russa che opera in Libia.
Non è certo cosa di poco conto visto che USA e  UAE sono alleati.
L’ambasciatore degli Emirati Arabi negli States, Yousef Al Otaiba, si è subito precipitato a precisare che “gli Emirati Arabi Uniti non hanno mai finanziato il gruppo Wagner, e che tali informazioni sono vaghe e infondate…e che il Pentagono dovrebbe condividere la fonte in modo che tutti si possa sapere come suggestione ed ambiguità possano diventare notizie”. Nonostante questa dichiarazione, i funzionari militari americani, per come si stanno muovendo i pezzi nello scacchiere libico, sono quanto mai convinti che il gruppo Wagner opera con lo scopo preciso di destabilizzare quanto più possibile lo scenario libico.
Il gruppo Wagner dispone di  un contingente di circa 2000 persone in Libia e tutto sembra indicare che agisca come probabile braccio della Russia, nonostante le smentite ufficiali del Cremlino che sull’argomento tiene decisamente un “basso profilo”.
Fatto sta che la  Russia è presente in Libia anche con la propria aviazione.
Sorge spontaneo quindi chiedersi perchè Mosca si stia impegnando nella guerra civile di Libia.
Dal punto di vista della Nato prende corpo l’idea che la Russia voglia crearsi proprie basi militari permanenti in terra libica.
In effetti durante la guerra fredda l’Unione Sovietica sosteneva il governo di Muammar Gheddafi.
Un’alleanza, quella tra Mosca e Tripoli, che ha subìto una battuta d’arresto lasciando Mosca alla sprovvista all’indomani dell’uccisone del Raìs in quel colpo di Stato del 2011 che vide protagonisti anche paesi della Nato con l’Operazione Unified Protector.
L’impegno dei paesi europei a trasformare la Libia in un paese democratico si è rivelato alquanto arduo e dentro il paese si sono formate più amministrazioni rivali: lo GNA (Governo di Accordo Nazionale) con sede a Tripoli, sotto il comando di Fayez al-Serraj, sostenuto dall’ONU ma che si è trovato sempre piuttosto isolato e lo LNA ( Esercito Nazionale Libico) guidato dal Feldmaresciallo Khalifa Haftar, lui sì uomo forte della Cirenaica, con sede a Tobruk .
In realtà la Libia è un territorio diviso in più parti con 140 tribù e 230 milizie armate tutte impegnate a espandere e consolidare il proprio controllo su parte del paese. Tra questi spiccano i Tuareg e le Milizie Islamiche.
Lo GNA ha il sostegno anche della Turchia che perseguendo i propri interessi geostrategici vuole impedire che la Libia possa cadere nelle mani dei suoi rivali in medio oriente (Emirati Arabi Uniti ed Egitto).
Haftar riceve sostegno dai paesi arabi quali Emirati Arabi Uniti, Egitto e Arabia Saudita che poi hanno tutto l’interesse di porre un freno all’avanzata dei Fratelli Mussulmani.
La Francia e l’Italia sono le due potenze europee più coinvolte in questo scacchiere e scommettono su Haftar, che sembra quello più capace a creare una Libia “sicura” in grado di contenere le spinte legate alla crescita del terrorismo e delle ondate migratorie. In più attraverso l’apporto del  gruppo Wagner risulta in grado di proteggere gli impianti petroliferi e del gas francesi ed italiani.
E’ quindi chiara la posta in gioco e il ruolo di ciascun protagonista in questa vicenda .
Più difficile è capire che ruolo, invece, sta giocando la Russia nel sostenere anche lei Haftar.
Ufficialmente la giustificazione è che la Libia è un partner tradizionale, ma si può supporre  anche che Mosca non veda di buon occhio una Turchia che arrivi a dominare incontrastata le distese del Mare Mediterraneo guadagnando troppa influenza nella estrazione degli idrocarburi sia in terra di Libia che al largo.
Mosca quindi si sarebbe mossa da una parte per contenere l’azione di Ankara in Libia e nello stesso tempo usare la Libia come eventuale moneta di scambio con Ankara per ottenere concessioni a Mosca più favorevoli in Siria (altro scenario di grande interesse per i Russi).
Ma da una più attenta osservazione appare anche che Mosca, sebbene sotto le spoglie di Wagner, in qualche modo voglia ottenere pure il favore delle capitali arabe e giocare così un ruolo determinante nel futuro del Medio Oriente.
Con questo tipo di politica ambivalente i Russi hanno una formidabile leva diplomatica: le Nazioni Unite e i paesi europei finiscono per dover negoziare accordi anche con Mosca che ormai è un attore significativo in Libia.
In effetti le compagnie petrolifere francesi ed italiane si appoggiano alle forze di Wagner per garantire la sicurezza dei propri impianti. Perciò il Cremlino finisce per avere una certa influenza su Parigi e Roma, anche se ufficialmente Mosca non si è schierata, tiene rapporti con il GNA e lascia intendere di non voler interferire.
Una domanda sorge spontanea: Wagner può davvero definirsi slegata da Mosca?
Non proprio posto che prima di tutto è una derivazione dell’intelligence militare russa. Quindi è del tutto evidente che è proprio nell’interesse dei Russi che l’anno scorso Wagner ha sostenuto Haftar nella conquista di obiettivi strategici quali la base aerea di Al Jufra nella Libia Centrale, e che a giugno di quest’anno ha ottenuto il controllo del sito petrolifero di ESh-Shahara così come a luglio del sito di Es-Sider.
A ciò si aggiunga che aerei dell’aviazione russa sono stati inviati in Libia a sostenere le truppe di Haftar.
Ora ci sono ben 12 aerei russi nell’aeroporto di Al-Jufra. Mosca nega appartengano a lei e afferma che sono velivoli libici ed in effetti i segni dipinti sulle carlinghe farebbero propendere in questa direzione. Tuttavia ci si chiede come sia possibile che le forze armate di Haftar possano davvero mantenere operativi questi sofisticatissimi aerei moderni che necessitano di altrettante sofisticatissime apparecchiature a terra.
E del resto non sono certo passate inosservate le visite di Haftar al potente Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu.
L’impegno militare russo potrebbe anche più intensificarsi allo scopo di ottenere una base navale libica nel Mediterraneo. In effetti ad una attenta analisi possiamo rilevare che dal 2019 Mosca può godere dell’accordo con la Siria per 50 anni di locazione del porto di  Tartus. Ma è del mese scorso la costruzione a Port Sudan nel Mar Rosso di una base idonea anche ad accogliere e riparare sottomarini nucleari russi.
Il prossimo obbiettivo potrebbe  essere proprio il porto di Tobruk che, secondo gli “esperti militari”, risulterebbe per i russi decisamente più comodo e strategico di Tartus.
Così appare ragionevole pensare che la ragione principale dell’impiego di Wagner sia assicurare alla Russia proprio una base navale come Tobruk, garantendole una presenza navale costante nel Mediterraneo.
Ma se i porti sono utili, dal punto di vista strategico all’esercito russo sono altrettanto utili gli aeroporti vicino alla costa e quello su cui i russi sembrano aver puntato l’occhio è Benin, vicino a Bengasi. Questo aeroporto potrebbe essere un’ottima struttura di transito per gli aeromobili in volo dalla Russia o dalla Siria verso il Sud America o verso l’Africa. Questa base potrebbe, secondo le carte militari, ospitare aerei russi da guerra antisommergibile. Con sede a Benin gli aerei antisommergibile potrebbero operare anche per lunghi periodi nel Mediterraneo orientale, intercettando anche i sottomarini e navi NATO.
In effetti quello che allarma il Cremlino è sempre la possibilità di essere colti di sorpresa da un attacco Nato attraverso il lancio di missili Tomahawk sia di superficie che sotto la superficie. Mosca quindi intende poter osservare qualsiasi nave Nato, come sostiene l’autorevole rivista Military Observer. E Benin si presta perfettamente a tale scopo.
Lo scenario sin qui delineato non è probabilmente sfuggito alla Nato.
Infatti se fino a poco tempo fa gli Usa sembravano voler restare ai margini delle questioni  libiche oggi intervengono con forza e lo si desume sia  dal recente avvertimento di Washington agli Emirati Arabi Uniti circa la questione del loro sostegno a Wagner sia dalla affermazione del generale Jeffrey Harrigan, comandante delle forze statunitensi in Europa e Africa che ha affermato che “se la Russia dovesse ottenere un punto d’appoggio permanente in Libia proprio come fatto in Siria, questa sarà una preoccupazione per la sicurezza del nostro fianco a sud”.
Così nel Mare Nostrum ci troviamo innanzi a precise mire espansionistiche di Mosca oltre che di Ankara.
L’egemonia turca nella Libia Occidentale consentirà ad Ankara di sostenere i movimenti legati alla “Fratellanza” in tutta la regione ma anche di esercitare pressioni sull’Europa con l’arma del ricatto di aprire all’occorrenza le immigrazioni clandestine sia attraverso la “rotta balcanica” per terra,  sia attraverso la “rotta libica” per mare e che impatta direttamente sulle coste italiane.
 Fin troppo evidente che Mosca ed Ankara intendano accreditarsi come potenze stabilizzatrici in quest’area. Viene da chiedersi se addirittura i due non si stiano “spalleggiando” tacitamente, “congelando” il conflitto siriano. In effetti a giugno di quest’anno un sottomarino Russo della classe Kilo è “uscito” dal Mar Nero con doppia emersione nel Bosforo e Dardanelli sino al Mediterraneo il tutto alla luce del sole e battendo la  bandiera della flotta del Mar Nero. Secondo l’art.22 della Convenzione di Montreaux questo sottomarino non avrebbe potuto raggiungere e transitare per il Mediterraneo, cosa che ha invece fatto con il bene placido di Ankara addetta peraltro al controllo dei passaggi in quelle acque. Ora, per aver lasciato passare quel sottomarino, Ankara deve aver avuto la certezza che non veniva impiegato in operazioni in Siria perché questo sarebbe andato contro i propri interessi. E del resto un sottomarino russo nel Mediterraneo è una presenza competitiva e scomoda per la Nato.
La diade Ankara-Mosca ci riporta alla mente il titolo di un vecchio film: “Attenti a quei due!”


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