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Gli scenari della crisi di governo. O del perché Renzi ha ritirato le Ministre
Cade. Non cade. Crisi di governo. No, niente crisi di governo.
C’è da dire che martedì 12 gennaio e mercoledì 13 gennaio sono stati giorni piuttosto convulsi e pieni di ribaltoni per il Governo Conte II. Alla fine, Matteo Renzi in conferenza stampa ha preannunciato ciò di cui si chiacchierava da ore: le dimissioni delle Ministre e del Sottosegretario di Italia Viva.
Che Renzi tirasse la corda era già chiaro da un po’ di tempo, che lo facesse in modo serio, poi, si era capito dalle minacce e dalle prese di posizione sulla delega ai Servizi Segreti che Conte ha deciso di tenersi per se. Ma che arrivasse nel concreto ad uscire dal Governo erano in pochi a crederlo. Soprattutto in una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo. Soprattutto quando il senso comune del paese è ben lontano dal comprendere e sostenere le sue ragioni.
Renzi è dunque un pazzo? Forse sì, ma probabilmente no. Se c’è una cosa che ci insegna la politica è che nessuna mossa è fatta per caso, tutto è volto a un fine. A volte si sbaglia, a volte no, ma l’importante, da osservatori, è sempre cercare di capire perché avvengono le cose.
Di seguito vediamo tre possibili cause. Tre scenari che potrebbero aver portato l’ex Presidente del Consiglio a decidere di uscire da questo Governo.
Scenario numero 1: il rientro in maggioranza strappando il MES
La questione della delega ai Servizi Segreti è sicuramente importante da un punto di vista politico e istituzionale, ma sicuramente molto poco mediatica. Al contrario se c’è una cosa della quale si parla quasi ininterrottamente da mesi è lo strumento controverso del MES (sul quale La Fionda ha prodotto diversi articoli). Spinto da una grossa fetta delle élite europee vicine a Renzi, è diventato un vero e proprio pretesto per tirare la giacca a Conte, il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato, non a caso, nominato dal fiorentino più di una volta nella famigerata conferenza stampa. “Ci serve il MES per avere più soldi per la sanità” questo è il mantra che va ripetendo ormai da tempo, omettendo, ovviamente, tutto ciò che comporterebbe per il paese richiedere l’intervento di tale strumento.
In questo caso il piano di Renzi potrebbe essere quello di tentare di rientrare in maggioranza, una maggioranza magari sempre a guida dello stesso Conte, ma strappando il patto di attivare il MES. In questo senso giocherebbe un ruolo importante anche la figura del Presidente della Repubblica Mattarella, il quale avrebbe chiesto a Conte di risolvere questa crisi il più in fretta possibile. Conte, dunque, per arrivare a una soluzione positiva rapidamente potrebbe vedersi costretto ad accettare i ricatti di Italia Viva e a ricomporre un governo con la stessa maggioranza tentando di arrivare a fine legislatura.
Scenario numero 2: l’opposizione prima della crisi
Non sempre, anzi, quasi mai stare al Governo fa bene alla reputazione e Renzi lo sa bene. La situazione in Italia non è certo delle migliori, la crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19 sta martoriando un grande numero di categorie lavorative. Non solo negozianti, ma anche dipendenti, con diverse filiere produttive che hanno visto ridurre drasticamente il fatturato, spesso trovandosi in perdita. C’è inoltre un’intera generazione che va dai 20 ai 35 anni che soffre fortemente la disoccupazione e il calo salariale. A questi si aggiunge anche il caos scuole. Insomma, sicuramente il malcontento del paese è destinato ad aumentare poiché di soluzioni concrete proprio non se ne vedono all’orizzonte. Il calcolo di Renzi può essere stato di tipo utilitaristico dunque. Prendersi improperi oggi per garantirsi un futuro all’opposizione nel quale picchiare duro contro un Governo destinato a diventare sempre più impopolare, sia per poter dire “ve l’avevo detto”, sia per poter essere preso come punto di riferimento da tutta un’area di scontenti che però non si ritrovano nelle idee dell’opposizione di destra, risalendo quindi nei sondaggi in vista della fine della legislatura.
Questa scommessa necessiterebbe però di un punto fermo, ovvero la certezza che Conte possa trovare una maggioranza alternativa senza Italia Viva.
Scenario numero 3: spaccare PD e 5 Stelle per arrivare al governo tecnico
Per spiegare bene questo scenario bisogna un attimo tornare indietro nel tempo, agli albori del Governo Conte II. È il 5 settembre del 2019 quando il governo Conte II fa il suo giuramento e in quel momento il PD è diviso all’interno tra renziani (minoranza) e non renziani (maggioranza che esprime il nuovo Segretario Zingaretti). Renzi riesce abilmente a infilare nel Governo nascente due Ministre della sua area, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, con la rassicurante promessa che, in ogni caso, avrebbero risposto al partito e non a lui personalmente. D’altronde è così che ha sempre funzionato il Partito Democratico.
Il 18 settembre 2019, però, Renzi fa la sua mossa Kansas City uscendo dal Partito Democratico e fondando Italia Viva, portandosi dietro una parte dei suoi (l’altra rimarrà nel PD, ma non si distaccherà mai completamente da lui), tra cui le due Ministre.
In questo modo è riuscito ad assicurarsi ciò che voleva, ovvero non solo il controllo su parte del Governo, ma anche la possibilità di deciderne la vita e la morte, una discreta arma per un partito che stando ai sondaggi rappresenta una minuscola percentuale dell’elettorato.
Ora ciò su cui potrebbe scommettere Renzi sono i suoi uomini all’interno del PD che potrebbero convincere il partito a spingere per non andare a elezioni, ma per assicurare il paese nelle mani di un tecnico (Draghi? Cartabia?), facendo rientrare nel governo anche Italia Viva, magari con un peso maggiore, e sbarazzandosi così di Conte e dei suoi veti rispetto a questioni come il MES (al quale il PD è tutt’altro che contrario).
Dall’altra parte c’è anche la questione del Movimento 5 Stelle, nel quale si potrebbe aprire una forte divisione tra chi vorrebbe rimanere al Governo con l’idea di finire la legislatura per paura delle elezioni, e chi opterebbe, in caso di una guida tecnica, per le urne. Urne che però, secondo i sondaggi, potrebbero essere una discreta pietra tombale per il partito di Grillo.
Scenario bonus: la questione internazionale
Questo scenario può essere complementare anche a tutti gli altri. Non c’è dubbio alcuno che il destino dell’Italia sia legato a doppio filo a quello degli Stati Uniti, quantomeno da 75 anni a questa parte, ed è anche un fatto storico che gli Stati Uniti siano sempre stati molto presenti nell’influire sul destino politico dell’Italia repubblicana.
L’elezione di Biden potrebbe avere spinto, direttamente o indirettamente, Renzi a compiere un passo per fare lo sgambetto a Conte e farsi riconoscere come punto di riferimento per il nuovo Presidente degli USA. Non è, d’altronde, nemmeno un segreto il rapporto stretto tra Renzi e la coppia Obama – Biden.
Nell’ambito di un interesse ad un ruolo di rilievo nelle istituzioni atlantiche, far cadere un governo che ha avuto relazioni ondivaghe con Donald Trump potrebbe essere un fatto degno di nota e, magari, da “premiare”.
Difficile conoscere esattamente ciò che passa per la testa di Matteo Renzi e quali sono i suoi calcoli esatti in questa grande partita a scacchi che sta giocando contro Giuseppe Conte, e ognuna delle ipotesi raccontate sopra ha elementi da tenere in considerazione.
Ora la palla passa appunto all’attuale Presidente del Consiglio, il quale potrebbe anche considerare di spingere per le elezioni facendosi leader della consolidata alleanza tra PD e Movimento 5 Stelle. Nella sostanza le ipotesi più probabili appaiono essere quattro: 1) Nuova maggioranza con Italia Viva e Conte Presidente del Consiglio; 2) Nuova maggioranza con Italia Viva all’opposizione e ingresso in un nuovo Governo Conte di alcuni Parlamentari “responsabili” o Forza Italia (con la quale il Movimento 5 Stelle sembrerebbe disposto a dialogare); 3) Governo tecnico di larghe intese: 4) Elezioni (probabilmente l’ipotesi peggiore per Renzi, ma per la quale va considerato che ad oggi manca una legge elettorale che tenga conto della modifica costituzionale della riduzione dei Parlamentari).
Qualsiasi sarà il destino prossimo del paese e comunque si risolverà la situazione ci sono due considerazioni da fare: la prima riguarda la distanza percepita tra politica e popolo, in un momento di grande difficoltà e nella quale le persone si aspettano che si lavori per risolvere i problemi, i più ritengono questo spettacolo un indegno gioco di potere, e anche se così non fosse, perché la politica istituzionale è una questione complessa, non si può non tenere conto degli umori dei cittadini, poiché, per fortuna, anche questa è politica (la più nobile); la seconda considerazione riguarda l’abilità di Renzi nel riuscire a tenere le redini del dibattito pubblico e di dettare l’agenda. Piacciano o meno, ci sono alcuni attori politici che fanno di quest’abilità un’arte, e sicuramente per impararla (e magari ribaltarla) bisogna prendere appunti.
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