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Dopo Merkel c’è solo Merkel?


10 Feb , 2021|
| 2021 | Visioni

Il congresso dell’Unione cristiano-democratica di Germania (CDU) ha incoronato presidente Armin Laschet, governatore della regione Nord-Reno Westfalia. Nel designare il successore di Angela Merkel, il partito di centro destra che esercita da anni l’egemonia europea, tanto da aver disegnato l’Unione a sua immagine e somiglianza, sceglie la continuità. Malgrado la popolarità che mantiene dopo sedici anni di potere, la cancelliera lascerà difatti il suo posto a seguito delle elezioni federali programmate nel settembre prossimo.

Il nuovo presidente è considerato un fedelissimo della cancelliera, tanto che sul web circolano fotomontaggi di una figura con la faccia di Laschet e il corpo di Merkel. Il regno della cancelliera potrebbe continuare grazie a un fidato successore pronto a raccoglierne l’eredità politica. Se vediamo le cose da più vicino, questo risultato è probabile, ma non scontato.

Il congresso si è svolto nella mattinata di sabato 16 gennaio, quando i delegati si sono incontrati su una piattaforma digitale. La prima votazione ha visto prevalere l’avvocato populista Friderich Merz, davanti a Laschet e il moderato Norbert Röttgen. Al ballottaggio, buona parte dei voti di Röttgen sono confluiti sul governatore, consentendogli di prevalere 521 a 466 su Merz. Una vittoria netta ma non certo schiacciante, che mostra un partito meno granitico di quello che 4 anni fa incoronò Merkel all’unanimità. Al tempo stesso, Merz perde terreno rispetto ai 482 voti ricevuti nel 2018, contro l’allora candidata merkeliana, Annagret Kramp-Karrenbauer (AKK).

Le differenze tra i due contendenti moderati appaiono importanti, ma circoscritte. Se entrambi seguono l’ordoliberalismo economico, Laschet, si approccia pragmaticamente alla politica estera, tanto che è intenzionato a continuare il dialogo con Mosca e Pechino, rifiutando i dettami di Washington. Röttgen, esperto di geopolitica e presidente della commissione esteri al Bundestag, è invece fautore di un approccio filoamericano. Quest’ultimo ha un rapporto travagliato con Angela Merkel, che lo ha licenziato nel 2012, quando rivestiva la carica di Ministro dell’Ambiente.

Friedrich Merz appare, invece, come un’anomalia all’interno della CDU, tanto da esser definito il Trump tedesco, con eccessiva superficialità. Uomo politico di lungo corso, si candidò contro Angela Merkel nel lontano 2002. Nel 2018 è tornato a insidiare la leadership della CDU, supportato dal presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble, l’uomo che infiniti lutti indusse ai greci. Nel frattempo, ha collezionato incarichi milionari come avvocato e presidente del consiglio di vigilanza di Blackrock, fondo di investimento statunitense, tra i più importanti del mondo.

Il ricco avvocato ha presentato il suo ritorno in politica con la necessità di spostare a destra l’asse della CDU e ripristinare le libertà perdute. Ma a quali libertà si riferisce? Di certo non quella di parola, visto che è il politico che ama maggiormente denunciare oppositori e giornalisti ogni qualvolta viene infastidito[i]. La sua idea di libertà appare come la possibilità per uomini ricchi e bianchi di poter insultare a piacimento omossessuali, donne e stranieri. Le sue ricette economiche sono scontate, riassumibili in meno tasse, soprattutto per i ricchi e le grandi aziende.

Ma il pensiero politico del ricco avvocato appare articolato rispetto agli epigoni sovranisti. Al netto dell’arroganza, Merz è un politico esperto e navigato, in grado di cooperare con tutte le anime della CDU. Merz scimmiotta la destra ma si distingue nettamente dal partito estremista Alternative für Deutschland (AfD). Motiva le sue posizioni proprio con la necessità di recuperare lo spazio occupato da AfD, che dovrebbe scomparire dall’arco politico. Non si limita a solleticare i sentimenti più beceri come Trump o Salvini, ma prova a incanalarli in una dimensione accettabile.

L’assenza di questa metrica è costata cara ad Annagret Kramp Karrenbauer, la donna destinata a succedere ad Angela Merkel dopo il congresso del 2018. Nel 2020, è stata infatti travolta da un accordo sottobanco tra CDU e AfD per eleggere il candidato liberale a governatore dello stato della Turingia, nell’ex Germania Est. Angela Merkel intervenne per sotterrare l’accordo e imporre alla CDU di astenersi al momento di confermare il governatore uscente, Bodo Ramelow, espressione del partito di sinistra Die Linke. AKK è stata costretta a dimettersi per condurre la CDU al congresso. Durante il suo intervento, Angela Merkel, donna dal lungo rancore, si è perfino “dimenticata” di ringraziarla.

Due convitati di pietra hanno assistito al congresso. Jens Spahn e Markus Söder tastano il terreno in vista delle regionali previste a marzo, quando si voterà in Renania-Palatinato, oltre che nel cruciale Baden-Württemberg, terzo Land più popoloso e uno dei motori economici della federazione. Il primo è ministro della salute, già candidato alla leadership nel 2018, i cui tassi di gradimento si sono innalzati grazie alla buona gestione della prima fase della pandemia. Politicamente vicino ad Angela Merkel, potrebbe approfittare di una staffetta nel caso in cui il candidato ufficiale si dimostri poco attraente. Difatti, Spahn appare come un Laschet rampante, giovane e omossessuale.

Ma le elezioni per il parlamento di Stoccarda servono anche a scrutare l’umore dell’elettorato cattolico. In Baden-Württemberg, protestanti e cattolici si equivalgono, mentre le proporzioni pendono a favore della chiesa romana nella vicina Baviera. Monaco appare come limes europeo, tra un sud cattolico e un nord protestante. Unico Land ad avere una propria dimensione culturale, politica e internazionale, indipendente da Berlino. Qui la CDU lascia governare il partito gemello, i Cristiano Sociali della CSU, con cui sceglie insieme il candidato cancelliere.

Storicamente, solo due volte la CSU ha espresso il candidato cancelliere, entrambe le volte sconfitto dal centrosinistra. Ma la storia potrebbe cambiare. Il governatore Söder è il politico più popolare dopo la cancelliera, anche grazie a un’ottima gestione della pandemia. La gestione dell’emergenza sanitaria è stata in controtendenza rispetto a Berlino. Forse a causa dell’aria cattolica e della vicinanza con il sud Europa, il governatore ha messo in campo misure di prevenzione che prevedono un grado di dirigismo indigesto più a nord.

Difatti, il ministro Spahn, cattolico ma cresciuto in terre Renane, ha sempre preferito consigliare i cittadini e appellarsi al loro senso di responsabilità, in accordo con la cancelliera. Al contrario, Söder ha recentemente imposto l’utilizzo delle maschere FFP2, visto che quelle chirurgiche non bloccano la circolazione del virus.

L’apprezzamento per il dirigismo potrebbe aprire nuovi scenari nel capitalismo tedesco. Markus Söder si presenta come un conservatore che propina la ricetta di diminuire le tasse ai facoltosi, ma non esita a implementare meccanismi di controllo, sia della popolazione che delle imprese. Si presenta come il politico di centrodestra più vicino alla causa ambientalista e si vocifera che una sua eventuale candidatura possa sigillare l’alleanza con i verdi, dato che quest’ultimi, seppur di estrazione liberale, necessitano dell’intervento statale per limitare le emissioni delle imprese.

Al momento, i sondaggi ci forniscono una situazione cristallizzata rispetto alle ultime elezioni regionali. Angela Merkel veleggia in termini di popolarità, dopo avere sconfitto chi la insidiava da destra. La Spd non riesce a esprimere un’idea di Germania fuori dal cono d’ombra della cancelliera. AfD e Linke cavalcano i sentimenti di rivalsa dell’Est, ma non sfondano a Ovest. I liberali non aggiungono niente rispetto alla CDU. I Verdi hanno l’occasione di affermarsi come seconda forza, perché capaci di solleticare gli animi della sinistra moderata ed europeista, anche se la loro piattaforma sociale rimane vaga.

Armin Laschet potrebbe avere la strada spianata al cancellierato dopo il voto in Baden-Württemberg. Ma l’inciampo è dietro l’angolo. Potrebbe essere sufficiente comprendere l’ineluttabilità della coalizione nero-verde per far abdicare il debole Laschet a favore del popolare Söder. Quest’ultimo potrebbe ottenere mandato di saldare una coalizione ambientalista, anche a costo di ritoccare la politica economica del principale partito europeo.

Finora, Angela Merkel ha aggiustato verso il centro le mire dei falchi ordoliberali, come il vecchio ministro delle finanze Schäuble. Nel primo dopoguerra, la scuola di Friburgo presentava l’ordoliberalismo come una terza via tra il marginalismo caratterizzato da una finanza sregolata, causa scatenante della crisi del 1929, e il successivo dirigismo socialista o keynesiano. Gli economisti ritenevano necessarie regole per permettere al mercato di funzionare da solo e agevolare la mano invisibile. Disegnarono così una politica economica costruttivista che elogia forti istituzioni statuali, funzionali a garantire il regime di libera concorrenza[ii].

Nell’economia sociale di mercato di stampo ordoliberale non c’è spazio per uno stato dirigista che detta le priorità economiche, che interviene nelle decisioni aziendali e che detiene titoli azionari. La CDU si è mossa in questa linea di pensiero, tra le ali più estreme di chi vorrebbe smantellare il sistema di partecipazioni statali, e l’ala più pragmatica. Ma, il pragmatismo e l’ambientalismo dell’attuale dirigenza si limitano spesso a sforzi pubblici che cercano di non intaccare la sfera privata. Si pensi che, malgrado la crisi attuale, il governo stenta a promuovere imponenti investimenti pubblici volti a sostenere una domanda interna raggrinzita.

Söder potrebbe modificare queste politiche in modo leggero ma significativo. Il governatore bavarese potrebbe applicare alcune forme di dirigismo economico per ora indigeste a Berlino. Ad esempio, ha recepito prima degli altri leader una delle proposte che proviene dall’Istituto Fraunhofer, la principale associazione di ricerca di base tedesca, con sede proprio a Monaco di Baviera. Il Fraunhofer ha pubblicato un paper in cui propone il sovranismo tecnologico, ovvero la necessità di investire in massa sulla ricerca scientifica, in modo da garantire le forniture che lo stato definisce essenziali per i cittadini[iii].

Il centrodestra tedesco appare quindi in piena fibrillazione. Diviso tra i falchi ordoliberali pronti a supportare Merz per ritagliarsi uno spazio a destra, un pragmatismo centrista in continuità con la cancelliera, e nuove teorie meno riluttanti a dirigismi keynesiani, che potrebbero essere sviluppate dai bavaresi.

Si ricorda, infine, che l’egemone europeo ha scelto il proprio presidente con un vero congresso, in cui si sono fronteggiati tre candidati con visioni politiche profondamente diverse. Un partito che tramite il voto dei delegati ha eletto il figlio di un minatore con una lunga esperienza di governo e scelte politiche votate al pragmatismo. Forse, chi da sinistra volesse contendere il ruolo di egemone, dovrebbe prendere appunti.      


[i] Si veda: https://www.politico.eu/article/friedrich-merz-revenge-christian-democrats-cdu-germany-angela-merkel-race/

[ii] Per un approfondimento sul pensiero Ordoliberale si vedano gli articoli di Lorenzo Mesini: “Ordoliberalismo, trionfo e crisi dell’ideologia tedesca” su Limes 12/2018 “Essere Germania” e “L’ordoliberalismo: un’introduzione alla Scuola di Friburgo” su Pandora Rivista  https://www.pandorarivista.it/articoli/ordoliberalismo-scuola-di-friburgo/

[iii] https://www.isi.fraunhofer.de/content/dam/isi/dokumente/publikationen/technologiesouveraenitaet.pdf

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