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V Day: No governo Draghi. Una serata con i dissidenti 5 Stelle
Ho seguito l’evento Zoom organizzato dal “facilitatore” salernitano Luca Di Giuseppe del Movimento 5 Stelle per il voto contro il governo Draghi.
Hanno partecipato alcuni big del movimento, tra cui anche dei parlamentari come: Barbara Lezzi, Pino Cabras, Alvise Maniero, Leda Volpi, Elio Lannutti, Bianca Laura Granato, Paolo Giuliodori e Raphael Raduzzi. Verso la fine dell’incontro è intervenuta anche Antonella Laricchia.
Dopo l’introduzione all’evento, che ha registrato il “tutto esaurito” con 1000 pesone (limite di accessi di ZOOM), di Luca Di Giuseppe è Barbara Lezzi a prendere per prima la parola e a dettare l’agenda con una affermazione che fa capire la temperatura presente all’interno del movimento. Infatti, la Lezzi spiega agli attivisti che il Recovery Plan è pronto e quindi non bisogna cedere alla narrazione dei media che fanno intendere che se si andasse al voto non sarebbe possibile accedere ai fondi del Recovery Fund. Aggiunge che fare un governo con Berlusconi e con “chi ci ha tradito”, riferito a Renzi e Salvini, sarebbe il chiodo sulla bara della credibilità del movimento. Sarebbe quindi più utile, per il paese e per il movimento rimanere all’opposizione e avere la libertà di valutare caso per caso sui singoli provvedimenti. Sostanzialmente la stessa posizione che oggi ha dichiarato Fratelli D’Italia.
Dopo la Lezzi sono intervenuti molti attivisti e portavoce eletti in vari consigli comunali o regionali.
Idee un po’ confuse rispetto alla natura tecnica o politica del governo, alcuni (tra cui l’organizzatore) pensano che il governo non possa essere considerato politico in quanto allargato a troppe forze e quindi senza una visione. Altri invece sostengono che non esistono governi tecnici, e che ogni scelta contiene un contenuto politico, solo che Draghi rappresenterebbe una visione opposta a quella del movimento.
Molti degli attivisti e relatori hanno indicato l’eventuale necessità di aggiungere, al voto su Rousseau, la possibilità di astenersi.
La serata è stata poi travolta dalla diretta contemporanea di Beppe Grillo sulla pagina ufficiale del Movimento 5 Stelle in cui Grillo ha affermato che Draghi sarebbe un grillino e che è necessario rinviare il voto su Rousseau in quanto bisognerebbe aspettare prima le comunicazioni di Mario Draghi per sapere effettivamente su cosa si andrà a votare. Non è stata presa bene dagli attivisti questa entrata a gamba tesa dell’elevato, qualcuno ha anche invocato un esorcista.
Due interventi molto duri sono stati quelli di Pino Cabras e Alvise Maniero.
Entrambi hanno fatto riferimento alla lettera della BCE firmata da Mario Draghi.
Entrambi hanno indicato Draghi come il “sacerdote” del modello e del pensiero dominante, a cui è necessario fare opposizione.
Cabras, rifacendosi al documento del think thank G30, indica alcune linee guida che avrà la politica economica di Mario Draghi: spiegando che sarà sostanzialmente il curatore fallimentare dell’Italia, con potere di vita e di morte per settori e aziende. Nota l’ipocrisia di parlare di aziende Zombie quando con il QE Draghi ha foraggiato la più grande azienda Zombie del mondo che è Deutsche Bank.
Infine, il parlamentare sardo, fa una riflessione sul movimento dicendo che si viene da una lunga serie di sconfitte ma la comunicazione “orwelliana” le nasconde e rende impossibile una riflessione sul perché di queste sconfitte, arrivando a dire che La dirigenza 5 Stelle è diventata una oligarchia per conto d’altri, e che è necessario sfondare la porta.
Maniero si concentra di più sul tema economico (anche Cabras aveva indicato l’errore del M5S rispetto al fatto di aver lasciato sempre il MEF agli altri partiti senza riuscire a imporre una visione economica), dicendo che nessuno può imporre la linea a Draghi, lui è il garante delle altre cancellerie europee sul rispetto delle regole europee da parte dell’Italia. In particolare, il parlamentare si scaglia contro la narrativa sul Recovery Fund, che spiega non essere una “pioggia di miliardi”, inciderà pochissimo sulla crescita e l’obiettivo reale è quello di far implementare le raccomandazioni europee, cioè le riforme di austerity indicate dalla UE.
Un altro intervento interessante è stato quello di Leda Volpi, parlamentare. Come indicato da altri dopo di lei spiega che avere avuto Gualtieri all’economia nel Conte II ha ostacolato il movimento e si chiede come possa essere possibile riuscire a incidere nel governo con un personaggio come Draghi alla guida. Aggiungendo che molti provvedimenti del movimento già nel conte II si sono andati “a spiaggiare”.
Insomma, molti temi sul piatto, molte le critiche ai vertici del movimento, in primis a Crimi, accusato di essere un capo politico abusivo, e Grillo, molti richiedono il ritorno alle origini sulla trasparenza, sullo streaming e sul coinvolgimento di attivisti e iscritti nella linea politica del movimento. Un tema particolarmente battuto da molti è che le altre forze politiche avrebbero shippato la leadership al movimento e ostacolato il suo operato (addirittura parlando di “golpisti)”.
La serata è stata quindi un lungo scambio di idee e sfoghi tra attivisti, senza però una vera chiusura organizzativa sul futuro. Un evento che sembra essere molto tardivo rispetto a tutti i limiti e gli errori emersi in questi anni di governo ed evidenziati dagli stessi attivisti, soprattutto in una fase in cui gli eventi si muovono così velocemente gli aderenti al movimento sono assolutamente allo sbaraglio, e sembra che lo siano anche i parlamentari che pare non si siano mai dati una organizzazione interna per provare a portare avanti le istanze emerse dagli attivisti in questa sede. Una organizzazione che avrebbe potuto avere magari Di Battista come “leader” (nella serata di stasera assente ma intervenuto con una diretta/intervista con Scanzi nel pomeriggio). Il rischio, per questo gruppo di attivisti, è di risultare funzionale a dare una parvenza di democraticità interna e allo stesso tempo a disinnescare il potenziale politico di personaggi come Cabras, Maniero e Di Battista che rimangono impastati nelle regole del movimento, mentre i vertici, e in particolare Grillo, portano avanti la loro agenda piegando le regole a loro favore.
Si è quindi chiusa la riunione con la promessa di trasformare l’evento in un gruppo Facebook (sic) per tenersi in contatto in vista del voto su Rousseau…sempre che si voti davvero.
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