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È stata tua la colpa


20 Apr , 2021|
| 2021 | Visioni

Ovvero il Curriculum e l’individualizzazione delle diseguaglianze

Con l’istituzionalizzazione del Curriculum dello studente il Ministro Bianchi fa un passo avanti nel sancire formalmente ciò che la scuola fa già informalmente: attraverso le sue pratiche quotidiane e la sua “azione istitutiva”.

La sociologia ha ampiamente mostrato come le famiglie di classe media investano in attività esterne (corsi di musica, corsi di lingua, viaggi all’estero…) e facciano un lavoro educativo che produce i suoi effetti proprio nella realtà scolastica.

Cinquanta anni fa, Bourdieu mise in luce il fatto che tutte le qualità acquisite dagli studenti provenienti da famiglie con alto capitale culturale finissero per essere naturalizzate e considerate dagli insegnanti come un dono personale, e non come un’eredità.

Bourdieu denunciò questa ideologia del “dono” che confonde ciò che è il prodotto dell’educazione familiare con ciò che è il prodotto della natura.

L’ideologia del dono è ciò permette alla scuola di non guardare al proprio lavoro istitutivo di diseguaglianze permanenti.

Ora il ministro Bianchi sancisce che la scuola deve formalizzare e istituzionalizzare le differenze economiche delle famiglie e la loro capacità di investire (tempo e danaro) in attività formative esterne alla scuola. È l’apoteosi di una scuola borghese che non ha più vergogna di esserlo.”

Il Curriculum può apparire, a uno sguardo ingenuo, come un dispositivo neutrale e comunque un’innovazione di poco conto, rispetto a quanto già in uso nelle scuole. Infatti, il discorso sulle competenze ha – negli ultimi 15 anni – preso forma nei diversi dispositivi di orientamento (l’Alternanza scuola lavoro) o di valutazione (Test Invalsi, indagini internazionali, portfolio…). Anche questi dispositivi producono degli effetti sul campo scolastico. Per esempio, l’ASL nei licei e negli istituti professionali tende a differenziare ancora di più l’esperienza degli studenti. Quindi, un dispositivo apparentemente neutro finisce per diventare una leva che incrementa le diseguaglianze.

Anche il Curriculum dello studente si configura come un dispositivo destinato a funzionare come una leva che moltiplica le diseguaglianze, per le seguenti ragioni.

(Per necessaria brevità sarò schematico, abbiate pazienza). 

  1. Il “curriculum dello studente” costituisce un elemento di burocratizzazione della scuola, infatti si tradurrà in un lavoro puramente burocratico che si scaricherà sui docenti. 
  2. La scuola si trasforma sempre più in una sorta di banco di credito simbolico che esalta il suo potere arbitrario di definire le competenze e di tradurle in termini di merito (che competenze hanno i docenti per valutare le competenze trasversali in modo corretto e uniforme?). 
  3. La scuola diventa sempre più un baazar dove si offre e si compra di tutto e che dipende sempre di più dall’esterno (eteronomia). L’obiettivo è trasformare il soggetto in homo oeconomicus in tutte le sfere dell’esistenze e in tutte le dimensioni della sua azione.
  4. La scuola è già uno spazio di diseguaglianze che si struttura attraverso la scelta e l’orientamento (segregazione di classe, di genere e di provenienza nazionale), questo dispositivo si “adatterà” ai diversi spazi e ai diversi pubblici, radicalizzando le differenze. 
  5. Il Curriculum produce una individualizzazione del valore del diploma. Questo processo è una risposta alla crisi del valore di mercato di titoli di studio, in ragione dell’inflazione. Il curriculum personalizzato consentirebbe di inserire elementi individualizzati. In questo modo, il curriculum sarà l’opera della costruzione strategica e di investimento di una famiglia. Ovviamente la sua qualità dipenderà dalla capacità strategica e dal capitale economico della famiglia. Quindi il Curriculum porta al massimo grado l’idea della competizione individuale come valore della vita scolastica.
  6. Il discorso sulle competenze trasversali ha due facce: contiene un elemento apparentemente democratico che rimanda alla possibilità di ciascuno di valorizzare i propri percorsi personali e le proprie esperienze. Ma la  faccia oscura è l’altra: le competenze non sono tutte uguali. Le competenze (comunque le si intenda) hanno differente valore simbolico (e materiale), e questo dipende dai contesti in cui si applica il giudizio su di esse. Esiste una gerarchia degli strumenti musicali, degli sport, delle attività associative, delle attività culturali, delle lingue parlate (e anche degli accenti). Pensiamo all’associazionismo: partecipare a un gruppo neo-nazista, antifà o alla vita dell’associazione per l’infanzia triste non hanno lo stesso valore dal punto di vista del certificatore. Inoltre, esperienze così diverse (e connotate) non possono essere “dichiarati” nello stesso modo, non tutte le esperienze associative avrebbero dunque la stessa legittimità e valore, e questo al di là delle competenze effettivamente maturate dal soggetto. Quindi chi valuta e in base a quali valori?
  7. L’Istituzionalizzazione delle competenze implica l’elaborazione di un documento che costituisce un certificato che estende il potere di certificazione dello stato in ambiti soggettivi quali quelli rappresentati dalle soft-skills: capacità di comunicazione, socialità, personalità, carattere, ecc. Si entra dunque nella valutazione intima del soggetto. Non più lo studente come scolaro, ma lo studente come persona. Entriamo nel campo dell’educazione totale e si scivola verso una scuola espressione di uno Stato “etico”. Non è un caso che i cattolici integralisti e la destra reazionaria siano i portatori di questo discorso (vedere l’articolo esultante di Giorgio Vittadini qui sotto).
  8. Responsabilità/Colpa. Il curriculum esalta il problema della responsabilità della famiglia nella traiettoria educativa dei ragazzi. Esalta pure la matrice competitiva della neo-scuola. ll concetto di responsabilità è ambiguo, non significa soltanto responsabilizzazione; ha infatti un suo risvolto negativo: quello della colpa. La responsabilità dell’insuccesso scolastico diventa colpa dell’individuo per non avere fatto abbastanza e soprattutto per non essere abbastanza. Infatti, le competenze trasversali certificano stati dell’essere, l’essenza della persona. ll Curriculum, come certificato di Stato, rende definitive e riconoscibili da tutti le mancanze, gli errori, i buchi. E li perpetua, li rende definitivi.
  9. Presenza e assenza.  II Curriculum è caratterizzato da presenze pesanti, ciò che si fa è ciò che si è. E quindi è costituito da assenze altrettanto pesanti. Ciò che manca in un curriculum ha altrettanto peso di ciò che c’è. Un curriculum carente eternizza nella vita dello studente gli errori e le mancanze della sua famiglia. Il curriculum sarà il passaporto per la vita in cui le assenze peseranno quanto e più delle presenze. 

Il problema, dunque, non è la valorizzazione delle competenze trasversali dentro i contesti educativi. Queste competenze per loro natura sono fluide, contestuali, negoziabili, socialmente dense, il problema è la volontà politica di trasformarle in numeri, in voti, in certificazioni, in dati “oggettivi” perché oggettivati, in giudizi legittimi perché legittimati. Qui emerge uno strano paradosso, i neo-liberisti sono cripto-statalisti e attribuiscono una funzione di trasformazione antropologica alla scuola.

Pinna, Gabriele, Pitzalis, Marco (2020). Tra scuola e lavoro. L’implementazione dell’Alternanza Scuola Lavoro tra diseguaglianze scolastiche e sociali. In “Scuola Democratica”, p. 17-35, ISSN: 1129-731X, doi: 10.12828/96793

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