Chi ha vissuto a Bologna negli anni ’90 non potrà mai dimenticarsi dell’atmosfera cittadina che si viveva. C’era un’aria che sapeva di pallacanestro a 360°. Nelle parrocchie, nei parchi, nelle palestre i bambini si sfidavano a qualsiasi sport e gioco, dal basket, al calcio, alla pallamano, passando alla strega mangia frutta, con le maglie dei loro idoli cestistici. Chi della Virtus, chi della Fortitudo.
Nel ’98, in particolare, la città di Bologna era un tripudio sportivo: nel mondo calcistico, che riscaldava i cuori della città intera, vestiva i colori rossoblu un campione assoluto, forse il Campione assoluto, Roberto Baggio. Ma a scaldare i cuori bolognesi e a far sognare, ma anche a dividere, sia i grandi, che i più piccoli c’erano pure Sasha Danilovic e Carlton Myers che hanno trascinato Virtus e Fortitudo sopra il tetto d’Italia e d’Europa in una storica finale scudetto e uno storico quarto di finale di Eurolega, con entrambe le competizioni alla fine vinte dalla Bologna bianconera.
Insomma, il basket infiammava i cuori della città ed era sentito quanto, se non più, del calcio e sappiamo che in un paese come l’Italia questa è un’eccezionale anomalia. I ragazzini cresciuti in quegli anni si sono dedicati molto alla pallacanestro e tantissime erano le squadre nella provincia felsinea, una passione che ardeva sotto la pelle.
Poi arrivò il 2001, il Grande Slam della Virtus, la vittoria di Scudetto, Coppa Italia ed Eurolega, ancora una volta una finale (campionato) e una semifinale (Eurolega) contro la Fortitudo, con il sempre presente “Le Roi” Antoine Rigaudeau e Manu Ginobili, poi pluricampione NBA (4 volte con i San Antonio Spurs), a far impazzire la folla virtussina.
Dai momenti della gloria più grande, di due squadre che sembravano destinate a dominare il panorama nazionale e continentale per sempre, si passò invece al baratro. La Virtus fallì appena due anni dopo, nel 2003, per motivi finanziari, e l’ultimo sussulto di Basket City venne dalla sponda biancoblu, quando nel 2005 la Fortitudo vinse il suo secondo ed ultimo scudetto contro l’Olimpia Milano. Da lì in poi solo fatiche anche per la F: la retrocessione nel 2009, il fallimento ed addirittura la radiazione, con la società che verrà ricostituita nel 2013 ripartendo dai dilettanti.
Gli anni ’10 del 2000 sono stati una triste pagina per la Bologna della palla a spicchi, tra faticose risalite da una parte e faticosi galleggiamenti su e giù dalla A all’A2 dall’altra, fino ad arrivare al derby della finale playoff A2 del 2017, valido per la risalita in A e vinto ancora una volta dalla Virtus che da lì ha iniziato a mettere il primo mattoncino per il suo ritorno tra i grandi, mentre la Fortitudo, tornata in A due anni dopo nel 2019, ed autrice di un campionato da medio-bassa classifica quest’anno, sta continuando a ricostruire.
Entrambe le squadre hanno subito una ovvia flessione anche nel tifo. Non sempre in questi anni difficili si sono riempiti i palazzetti (al contrario delle curve sempre piene in ogni situazione, in ogni categoria) come tempo addietro, ma c’è da dire che la passione dei bolognesi per questo sport si è sempre fatta sentire, è mancata, forse, nei più giovani, in quelli che non avevano vissuto gli anni ’90, e per i quali forse ora ci sarà una nuova svolta in questo senso.
Sì, perché ieri, dopo 20 anni, la Virtus Bologna ha vinto di nuovo lo Scudetto e lo ha fatto nella maniera più bella, perché inaspettata. Lo ha fatto da completa sfavorita contro la corazzata Olimpia Milano arrivata terza in Eurolega e considerata da tutti capace di chiudere agevolmente la pratica sul campo nazionale. Invece guidati da un altro serbo dopo Danilovic, Milos Teodosic (MVP delle Finali), i bianconeri hanno ribaltato completamente i pronostici, chiudendo la serie con un 4 a 0 secco, roba che se l’avessimo scommessa ora avremmo i soldi per fare un partito e vincere agevolmente le elezioni.
Il 16esimo Scudetto della Virtus non è stato solo lo Scudetto degli italiani, di Belinelli, di Abass, di Alibegovic, di uno straripante e incredibile Pajola (21enne presente e futuro della Nazionale) e del Capitano “Pippo” Ricci che hanno letteralmente fatto la differenza, è anche stato uno Scudetto di corsi e ricorsi storici, a perfetta e completa chiusura di un ciclo negativo per la città. Sì perché Ettore Messina, ora coach di Milano, è stato il coach della Virtus che ha vinto il suo ultimo Scudetto nel 2001. Perché Marco Belinelli ha vinto l’ultimo Scudetto di Bologna con la Fortitudo nel 2005 ed ha riportato lo Scudetto a Bologna sponda Virtus nel 2021, entrambe le volte contro Milano.
Ora una nuova storia è pronta ad essere scritta e questo è un bene per tutto il movimento italiano, per tutta la pallacanestro, per tutti gli appassionati, per tutti i tifosi.
È tornata Basket City.
È tornata la Virtus Bologna.
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