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DDL concorrenza e assenza del principio costituzionale di eguaglianza


25 Nov , 2021|
| 2021 | Visioni

Quando si legge il Ddl concorrenza la prima cosa che salta agli occhi è che la parola concorrenza nell’art. 1 è scritta per ben tre volte, mentre la parola mercato due volte, il tutto in poche righe.

Altro aspetto è che la concorrenza, così cara all’esecutivo, è da ritenersi un principio cardine per tutti meno che per alcune categorie, tra le quali spiccano i notai; questa, però, è una vecchia storia che ci portiamo dietro dai tempi del Ministro Bersani.

Per quanto attiene l’ambito delle privatizzazioni dei servizi pubblici essenziali, da affidare al mercato, è di particolare rilevanza l’articolo 6 di detto Ddl.

L’articolo in questione rende residuale la gestione pubblica dei servizi essenziali, tra i quali l’acqua, e gli enti locali che intenderanno continuare a gestire i servizi pubblici sono chiamati letteralmente a giustificare la propria scelta.

Nel complesso il Ddl concorrenza si muove nel solco della politica degli ultimi 30 anni in Italia, ignorando colpevolmente tutto quanto ci avrebbe dovuto insegnare l’esperienza Covid-19.

Nello specifico, si lascia ampio spazio al mercato ignorando che esso è per sua natura fonte di disparità, riducendo in maniera semplicistica tutto ad una dicotomia tra mercato che (per sua natura) produce disparità e politiche pubbliche che sono chiamate a ridimensionarle.

Come detto, nel Ddl in questione si parla di concorrenza e mercato; il vero assente è il principio di eguaglianza, ben incardinato nella nostra Costituzione.

A differenza di altri principi costituzionali, quello dell’eguaglianza di cui all’art. 3 costituisce un vero e proprio indirizzo politico, che per essere attuato richiede una serie di interventi dello Stato.

Conseguentemente, la via dell’uguaglianza passa per diversi articoli della Costituzione e per una molteplicità di norme.

Le politiche o l’assenza di politiche in tema di servizi pubblici è di fatto la principale fonte di produzione delle disuguaglianze.

Per combattere le disuguaglianze è di fondamentale importanza l’ambito relativo alla fornitura dei servizi pubblici: esso comprende i beni pubblici forniti direttamente dallo Stato o dalle istituzioni pubbliche, anche se in molti casi esternalizzati e privatizzati.

Tali attività devono essere poste fuori dal mercato e deve essere consentita un’azione diretta da parte dello Stato al fine di garantire l’esercizio dei diritti sociali più rilevanti. Le azioni poste in essere dallo Stato hanno una portata egualitaria perché erogate ai cittadini sulla base dei bisogni e delle esigenze, non sulla capacità di spesa.

Al riguardo è doveroso richiamare oltre all’art. 3 della Costituzione anche la nota Sentenza 3/1957 della Corte Costituzionale secondo la quale l’eguaglianza va intesa come “trattamento eguale di condizioni uguali a trattamenti diseguali di condizioni diseguali”.

Per inquadrare la questione basta portare un esempio su tutti: i limiti alla spesa sanitaria hanno portato nel 2015 una riduzione dell’aspettativa di vita alla nascita in Italia. Tale riduzione ovviamente colpisce in modo più grave le persone con redditi più bassi, come dimostrano diversi studi che hanno reso noti i dati relativi all’aumento delle disuguaglianze nella salute (Marmot 2016; OsMed 2021: Atlante delle disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche).

Affidare ad una gestione privatistica un bene essenziale come l’acqua vuol dire porre in mani dei privati un bene di prima necessità che deve ‘senza se e senza ma’ essere garantito a tutti.

Con il Ddl in questione si procede con ulteriori privatizzazioni di beni pubblici essenziali per la nostra sopravvivenza e, conseguentemente, la soddisfazione di un bisogno di natura primaria deve essere acquistato sul mercato e, quindi, in funzione della capacità di spesa di ciascuno.

Nulla di nuovo, si potrebbe dire, rispetto alle politiche degli ultimi trent’anni. La novità è che questa volta non abbiamo scuse per combattere le ulteriori privatizzazioni; i risultati di questi trent’anni sono sotto gli occhi di tutti.

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