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La morale del Supercittadino
1.
Nel commentario alla Politica di Aristotele, Buridano definisce supercivis (supercittadino) «l’uomo che per qualche bene supera gli altri […] nelle scienze e nelle virtù»[1]. «Cittadino sopra i cittadini (civis supra cives)», quest’uomo non è soggetto alla legge al pari degli altri (non sub lege coartatur), ma ne diviene egli stesso criterio[2].
La figura del supercivis, che nel Medioevo designava il principe, sembra aver trovato oggi una nuova, parodica, configurazione.È qualcosa come un “supercittadino” che l’introduzione del cosiddetto “super green pass” mira infatti a costruire: un cittadino cui spetta il pieno esercizio del diritto, ma che, a ben vedere, è in costante pericolo di trasformarsi nel suo esatto contrario – nell’uomo che, per il fatto stesso di avere superato gli altri, «dev’essere infine escluso dalla città (hic utrum excedens omnes alios… fit a civitate expellendus)»[3].
Una nuova forma di gerarchia viene introdotta all’interno del concetto di cittadinanza: i cittadini cessano di avere pari dignità sociale e vengono tripartiti in una classe di supercittadini con green pass da vaccino, una classe di cittadini con green pass da test negativo e, infine, una classe di veri e propri subcittadini. Ciascuna classe viene autorizzata all’esercizio di determinate libertà, dalla forma piena a quella vuota.
Come se i diritti fossero legati all’abito del cittadino attraverso quella che con un’immagine antica possiamo chiamare una «cintura flessibile» (fluxiore cinctura)[4] – il cui nodo può allentarsi oppure stringersi, rafforzarsi oppure indebolirsi a seconda dei casi.
Vi è un’intima solidarietà strutturale fra la cittadinanza flessibile imposta dai due tipi di green pass e la topologia cromatica segnata dalle zone bianche, gialle, arancioni e rosse. Lo stesso esercizio dei diritti viene a coincidere con l’istituzione di una zona fluttuante, cioè uno spazio in grado di modificare continuamente lo status di ogni cittadino, il quale passa dal pieno al vuoto in corrispondenza del cambio di colore delle zone in cui risiede.
Ma è la costruzione stessa di una gerarchia sociale che deve interessarci. Essa implica che d’ora in avanti quell’esercizio dipenderà dal sottoporsi periodico a un trattamento terapeutico.
Si tratta, come è stato notato, della prima versione europea, su base (per ora) solamente sanitaria, del cosiddetto “sistema di credito sociale” pianificato nel 2014 dal governo cinese (come per il lockdown, anche il passaporto vaccinale è stato sperimentato per la prima volta in Cina nel marzo 2021), in base al quale ogni cittadino è premiato o punito a seconda dei propri comportamenti[5].
Che il green pass non costituisca un semplice pungolo o «spinta gentile» del tutto occasionale al vaccino[6] lo riprovano le recenti dichiarazioni di un ministro della Repubblica secondo cui la versione “super” del green pass istituirebbe finalmente un «premio» per i vaccinati[7]. Se la nozione economica di spinta prevede infatti che le scelte dei cittadini vengano influenzate in modo subliminale, senza intaccare i loro diritti, il super green pass – qualcosa più di una spinta e meno di un credito sociale – preclude ai non vaccinati il loro reale esercizio.
2.
Se ciò è potuto accadere, non è solo perché la quasi totalità dei mezzi d’informazione ha propagato il mitologema del vaccino come unica via di salvezza[8]. Piuttosto, ciò non sarebbe stato possibile se il mitologema non fosse stato accompagnato dalla produzione di un giudizio morale: se vaccinarsi non fosse stato esibito al pubblico come comportamento che realizza la salvezza, e il non farlo come un esempio di dannazione.
È oggi evidente, contro i critici del teorema della secolarizzazione, come il programma della scienza moderna di fornire all’uomo i mezzi per eliminare la malattia dall’ambito dell’esperienza umana rechi con sé l’impronta di una marca teologica indelebile. Una volta esaurito il contenuto di fede proprio delle religioni, il suo orizzonte è stato assunto dalla scienza medica e dalle aspettative di salvezza da questa create. Infine, avendo questa ottenuta piena legittimazione sul piano politico con l’istituzione di comitati scientifici cui spetta il monopolio della decisione – decisione che decide anzitutto checosa sia scientifico –, il credo nella scienza si è trasformato in cieco affidamento e i decreti del governo in veri e propri articoli di fede.
Così, se vaccinarsi è conforme a razionalità e scienza, non farlo è indice di cattivo civismo, allo stesso modo in cui il cattivo credente non adempie ai propri doveri confessionali. Non si comprende la strategia mimetica in atto nella costruzione del mitologema se non s’inquadra il processo di moralizzazione che lo accompagna. Non è, a ben vedere, la paura della morte, ma, in ultima istanza, il desiderio di realizzare e praticare un qualche bene a conferire legittimità alle misure governative e a disporre della loro generica accettabilità.
Dinanzi a questa ultima professione di fede, ogni altra ragione non può che soccombere. Il fatto che il raggiungimento della soglia del 90% di vaccinati non garantisca la “salvezza” dal virus, non viene assunta conseguentemente come un fallimento della strategia della campagna vaccinale, ma in suo luogo viene prodotta – come il sostituto di una possibile autocritica nei limiti della stessa razionalità scientifica – la colpevolizzazione del restante 10% dei non vaccinati come riserva perenne di nuovo contagio. Il contenuto di fede nella salvezza spacciato dal mitologema è, cioè, a tal punto penetrato nell’argomento da rendere cieca la stessa razionalità che lo produce. La sua prestazione non può arrestarsi dinanzi a nulla. Neanche la prova dei fatti può più contenerne gli effetti. Che i non vaccinati si sottopongano quotidianamente a screening per poter lavorare non fa alcun testo poiché contraddice alla radice il contenuto teologico e morale del mitologema.
3.
È oramai evidente che l’impossibilità di fornire risposte razionali che non ammettano gli insuccessi della gestione politica della crisi pandemica ha come sua naturale conseguenza non il superamento dell’emergenza, ma, piuttosto, la riproducibilità delle sue possibilità e condizioni.
Ciò è palese fin dalla contraddizione tra la non obbligatorietà del trattamento sanitario e la contemporanea privazione di diritti per coloro che non vi si sottopongano. È possibile, cioè, che il fatto di non aver reso obbligatorio il vaccino non dipenda esclusivamente da ragioni formali, ma sia, per così dire, una conseguenza necessaria di quella logica fondamentale del potere che implica la costruzione di una parte immorale del corpo sociale, una classe di subcittadini. Se infatti il vaccino fosse obbligatorio, tale discriminazione non potrebbe essere più attuata. Ed è invece solo discriminando, cioè solamente individuando un capro espiatorio, che il potere può riprodurre se stesso, offrendo protezione e a un tempo alienando le proprie responsabilità. In questa prospettiva, la dinamica di una riproducibilità senza fine della figura del non vaccinato diventa la stessa condizione di possibilità dell’eccezione e dell’emergenza.
È per questo che il passaggio segnato dall’introduzione del super green pass e dalla costruzione di un supercittadino può rappresentare un punto di svolta.
Quella dei non vaccinati cessa di essere una classe stabile di condannati, da cui ci si può in ogni momento affrancare, poiché la ripetitività del trattamento (il cosiddetto richiamo) ogni cinque mesi condanna gli stessi vaccinati a transitare periodicamente nella zona grigia dell’assenza di diritti. In questa nuova ottica, la logica si rovescia ed è infine lo stesso vaccinato a soccombere e diventare portatore ultimo dell’eccezione – il supercittadino è il subcittadino che non è più, ma che presto sarà di nuovo.
L’indistinzione tra supercittadino e subcittadino rappresenterà d’ora in avanti la condizione di una riproducibilità infinita dell’emergenza.
Se il diritto è ciò che ci è dato in premio, ciò è perché può esserci tolto in ogni momento. Come i dannati dell’inferno sono costretti a ripetere notte e giorno i propri gesti, così anche quanti tra noi sono vaccinati sono costretti a ripetere i richiami, a riconfermare la propria fiducia. Sospesi tra il non ancora e il non più, la nostra salvezza non è che la transitoria apparenza di un’eterna dannazione.
Quanto più saremo in grado di esibire l’intima solidarietà di vaccinati e non vaccinati, la costruzione della zona di fluttuazione tra le due figure come prestazione specifica del potere, tanto più riusciremo a disattivarne la logica.
[1] J. Buridain, Quaestiones super octo libros politicorum Aristotelis, l. III, q. 20, c. 2, f. 45: homo excedens alios in aliquo bono in policia est dicendus supercivis. Probatur quia ille non est dicendus civis sed supercivis cui subicitur lex et ipse non subicitur legi. […] Unde sicut excedens omnes in scientiis et virtutibus debet dici heroicus.
[2] Il passo di Buridano è ripreso da W. Burley, che legge nella figura del supercivis il monarca inglese. Cfr. Lectura politicorum, f. 35vb: quod princeps ultra rationem civis supra cives existens ut lex eis et non sub lege coartatur.
[3] J. Buridain, Quaestiones super octo libros politicorum Aristotelis, l. III, q. 12, a. 1, f. 45.
[4] Svetonio si sofferma nel ritratto di Giulio Cesare sul suo modo di portare la cintura allentata (Divus Iulius,I, 45). Il latino cinctura corrisponde al greco zōnē: prima di significare un’area geografica, la “zona” significa la fascia per stringere la veste alla vita.
[5] Le attività quotidiane di ogni cittadino (dal pagamento delle tasse agli acquisti, sino alle stesse frequentazioni) sono monitorate e valutate secondo criteri squisitamente morali (onestà, integrità, credibilità), e a ciascun individuo è assegnato un punteggio cui, come in una via profana del Tao, corrispondono ricompense e punizioni (divieto di circolazione, esclusione da scuole, impedimento lavorativo, interruzione della connessione internet, ecc.). Cfr. G. Kotska, China’s social credit systems and public opinion: Explaining high levels of approval, in «new media & society» 2019, vol. 21(7), pp. 1565–1593; S. Pieranni, Codice-salute e crediti sociali: cosa ci racconta la Cina del futuro, in Il Manifesto, 17 aprile 2021.
[6] Per la teoria comportamentale del nugde vedi R.H. Thaler, C.R. Sunstein, Nudge. La spinta gentile, Universale Economica Feltrinelli, 2014.
[7] Brunetta: “Super Green pass a dicembre, un premio per i vaccinati”, in Il Messaggero, 20 novembre 2021. Il ministro si era già espresso in questi termini a proposito del settore pubblico: “Se io do un premio finale a tutti è sbagliato. Bisogna avere il coraggio di premiare e di punire” (AGI, 14 marzo 2021). Cfr. Le Regioni al governo: “Premiare i vaccinati”. L’ipotesi del super Green pass, in Il Fatto Quotidiano, 22 novembre 2021.
[8] Forse non è noto come dovrebbe che il DL 34/2020 art. 195 stabilisce una ricompensa economica per chi s’impegna a «trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionale relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi».
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