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Le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 alla prova della sostenibilità
Fin dai primi anni Duemila, le Olimpiadi hanno cominciato ad adottare il linguaggio della sostenibilità – economica, sociale, ambientale. Il primo passo in questa direzione è stata l’elaborazione da parte del Comitato olimpico internazionale (CIO), nel 2000, di un sistema (successivamente abbandonato) per misurare l’impatto dei Giochi olimpici sulle città ospitanti.
Oggi la sostenibilità delle Olimpiadi è un requisito stabilito nel contratto tra le città che ospitano le Olimpiadi ed il CIO. La sostenibilità è uno dei tre pilastri della road map del CIO per il futuro: l’Agenda olimpica 2020 e – adesso – l’Agenda olimpica 2020+5. La strategia di sostenibilità del CIO mira ad «assicurare che i Giochi olimpici siano in prima linea nel campo della sostenibilità». Questo fa parte di una strategia più ampia delle Nazioni Unite che vede lo sport «come fattore abilitante dello sviluppo sostenibile» e che sottolinea il contributo fondamentale dei Giochi olimpici agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Queste numerose dichiarazioni d’intenti fanno sì che oggi gli stakeholder tendano a presentare i Giochi olimpici come dei modelli di sostenibilità. La realtà dei fatti però cozza con la narrazione autocelebrativa del CIO e degli altri attori coinvolti. Un’analisi indipendente della sostenibilità delle 16 edizioni dei Giochi olimpici estivi e invernali tra il 1992 e il 2020 mostra che la sostenibilità complessiva dei Giochi olimpici – dal punto di vista economico, sociale ed ambientale – è addirittura diminuita nel corso degli ultimi trent’anni. La dimensione “meno sostenibile”, nel complesso, è risultata essere proprio quella economica, in particolare dal punto di vista dello sforamento dei costi e dell’aggravio sulle finanze pubbliche.
Uno studio dell’Università di Oxford del 2012 ha stimato uno sforamento medio dei costi del 252 percento per ogni Olimpiadi estiva tra il 1976 e il 2012. Un netto calo di sostenibilità – dal punto di vista economico ma non solo – si registra paradossalmente proprio negli eventi olimpici più recenti, in particolare Sochi 2014 (costo: 50 miliardi di dollari) e Rio 2016 (costo: 20 miliardi di dollari). Ma anche le Olimpiadi estive di Tokyo 2020 hanno suscitato un ampio dibattito circa i costi esorbitanti e l’opportunità di un tale mega-evento, soprattutto nel contesto della pandemia di Covid-19.
Alla luce di quanto detto, che risultati possiamo aspettarci dai Giochi invernali di Pechino 2022, che prenderanno il via il 4 febbraio, in termini di sostenibilità ambientale ed economica? Innanzitutto, va detto che le autorità cinesi hanno preso la sfida della sostenibilità molto sul serio, facendo di Pechino la prima città ad aver implementato l’Agenda olimpica 2020 fin dall’inizio del processo di candidatura. Dal punto di vista economico, una notevole enfasi è stata posta sul contenimento dei costi: rispetto alla strabiliante cifra di 45 miliardi spesa per le Olimpiadi estive di Pechino del 2008, il budget per le Olimpiadi invernali 2022 è di soli 3,9 miliardi di dollari – che ne farebbe, se la cifra sarà confermata, una delle Olimpiadi più economiche di sempre. Inoltre, le autorità stanno puntando molto sulle Olimpiadi come volano per lo sviluppo integrato della regione di Pechino-Tianjin-Hebei e per stabilire un nuovo modello di ecologia crescita sostenibile per i cluster di megalopoli nel mondo.
Ma è soprattutto dal punto di vista della sostenibilità ambientale che la Cina punta a fare di questa edizione una pietra miliare nella storia delle Olimpiadi. Le strutture che ospiteranno le gare, infatti, saranno alimentate, per la prima volta nella storia olimpica, da fonti di energia rinnovabili, grazie a specifiche tecniche di sviluppo sostenibile per ridurre le emissioni di carbone e altre sostanze inquinanti. Gran parte di questi processi e strutture potranno essere riutilizzati al termine delle Olimpiadi. Nel Capital Gymnasium di Pechino, per esempio, che ospiterà eventi di pattinaggio artistico, assisteremo per la prima volta nella storia delle Olimpiadi alla produzione di ghiaccio utilizzando l’anidride carbonica come refrigerante. L’energia solare e quella eolica alimenteranno invece l’area di Zhangbei. E ancora: il National Speed Skating Oval è stato costruito con materiali da costruzione riciclati, mentre altre sedi sono state riproposte e riusate dopo esser state costruite per le Olimpiadi estive del 2008.
Mediante l’organizzazione di Pechino 2022, le autorità cinesi puntano a creare un nuovo esempio per la realizzazione di eventi sostenibili e carbon neutral. In ultima istanza, Pechino si è data tre obiettivi principali: conseguire un impatto ambientale positivo, garantire un nuovo sviluppo per la regione in cui si svolgeranno gli eventi e migliorare la qualità della vita delle persone. In generale, le Olimpiadi rappresentano un banco di prova per il paese ospitante, ma anche, potenzialmente, come nelle intenzioni di Pechino, un esempio virtuoso che altri paesi potranno emulare.
Solo il tempo dirà se la realtà sarà in grado di soddisfare le aspettative, anche perché la lezione dei Giochi passati è proprio lo scarto enorme tra benefici attesi e benefici reali. Ma le autorità cinesi sanno bene che riuscire a portare a casa delle Olimpiadi sostenibili anche nei fatti, e non solo a parole, sarebbe molto importante in termini di immagine e di soft power. E quindi è lecito aspettarsi che faranno di tutto per centrare questo obiettivo.
Proprio a questo tema è stato dedicato un recente incontro organizzato dall’Istituto Diplomatico Internazionale (IDI), alla presenza del presidente dell’IDI Paolo Giordani, dell’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Li Junhua, del professor Fabio Massimo Parenti, della sinologa Daniela Caruso, del giornalista Federico Giuliani e del sottoscritto.
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