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Scenari di guerra e di revisionismo storico e politico
Non è mai facile entrare nel merito di un conflitto armato tra due Stati, soprattutto quando ogni giudizio viene influenzato e diretto da una propaganda mediatica a senso unico.
Ci siamo risvegliati, dopo due anni di pandemia, con uno stato di emergenza che dal Covid si è spostato alla guerra, stato di emergenza permanente che contrae gli spazi di libertà e di democrazia riconducendoli ad una sorta di acritica ragion di Stato.
In Ucraina la guerra è presente fin dal 2014, solo negli ultimi mesi la Nato ha condotto grandi esercitazioni militari (NATO-Ucraina: iniziano le esercitazioni militari Sea Breeze nel Mar Nero | Sicurezza internazionale | LUISS) con dispiego di uomini e armi a ridosso dei confini con la Russia, una incredibile prova di forza con la partecipazione di militari provenienti da 30 nazioni.
E all’indomani della disgregazione del Patto di Varsavia è iniziata l’annessione di paesi all’Alleanza Atlantica.
I pochi intellettuali che hanno provato a confutare la tesi mainstream sulle cause della guerra si sono visti delegittimati da giornali e riviste per le quali per anni hanno scritto con un palese tentativo di ridurli al silenzio.
Un quotidiano comunista come Il Manifesto ha rifiutato, dopo 20 anni di collaborazione, la pubblicazione di un articolo di Manlio Dinucci cancellandolo perfino dalla edizione on line del giornale.
Quale sarebbe stata la presunta colpa di Dinucci? Avere denunciato la pianificazione della guerra da parte della Nato (Dinucci, “Il Manifesto”, le responsabilità della NATO | cumpanis):”ll piano strategico degli Stati uniti contro la Russia è stato elaborato tre anni fa dalla Rand Corporation (il manifesto, Rand Corp: come abbattere la Russia, 21 maggio 2019). La Rand Corporation, il cui quartier generale ha sede a Washington, è «una organizzazione globale di ricerca che sviluppa soluzioni per le sfide politiche»: ha un esercito di 1.800 ricercatori e altri specialisti reclutati da 50 paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 paesi.
La Rand Corporation, che si autodefinisce «organizzazione non-profit e non-partisan», è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri paesi e potenti organizzazioni non-governative.”
Anni fa il movimento pacifista e contro la guerra marciò contro il potenziamento della base militare Usa e Nato di Camp Darby, il potenziamento della stessa che viene collegata attraverso opere infrastrutturali al Porto di Livorno (lungo il canale dei Navicelli dragato con ingenti costi che sembrerebbero a carico degli Usa) e alla ferrovia con il rifacimento della linea su rotaia che include anche la rinascita di una vecchia stazione da anni dismessa, quella di Tombolo (Camp Darby :inizia il potenziamento… distruggendo la macchia mediterranea (delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com)).
E se una parte della base Usa e Nato di Camp Darby (34 ettari, poco più del 3% dell’intera area) viene restituita al Governo italiano, l’utilizzo futuro non è quello auspicato dai pacifisti ( e a suo tempo caldeggiato dai Consigli comunali di Pisa e Livorno che votarono una mozione per riconvertire l’area a “fini di pace” ), esiste da anni un accordo che prevede il trasferimento in quest’area del Comando delle forze speciali dell’esercito italiano (Comfose), forze speciali nevralgiche per gli interventi a fianco della Nato (A Camp Darby le forze speciali italiane (delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com)
Sulla ristrutturazione \ potenziamento della base rinviamo non solo agli articoli di Manlio ma anche a innumerevoli interventi del sindacato di base pubblicati sul BLOG delegati e lavoratori indipendenti Pisa (delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com)
L’Italia e più in generale l’Europa avrebbero avuto bisogno di una cultura antimilitarista ma dal crollo del Muro di Berlino ad oggi le spinte verso la militarizzazione sono diventate sempre piu’ forti anche in virtu’ dell’uso pubblico della Storia (Uso pubblico della storia – Davide Conti – Introduzione Federico Giusti (creato con Spreaker) – YouTube
Da anni subiamo una offensiva ideologica che ha trasformato il revisionismo storico in atto politico, si riscrive parzialmente, e con tante omissioni, il recente passato per giustificare le politiche del presente.
Alcuni storici hanno dedicato monografie alla esaltazione dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale dimenticando che le eroiche gesta (si fa per dire) erano riconducibili alla alleanza con il nazismo, così facendo nell’immaginario collettivo hanno sdoganato il colonialismo, presentato in veste edulcorata e antistorica (il vecchio pregiudizio secondo cui l’occidente avrebbe civilizzato paesi retrogradi), il fascismo (rinviamo ai testi di Filippi per confutare i luoghi comuni o le falsità trasformate in verità storiche) riscrivendo la storia novecentesca.
Prendiamo ad esempio la narrazione sul Fascismo come artefice delle pensioni, il primo Testo unico sul tema risale al 1898, le pensioni diventano un diritto per tutti i lavoratori e le lavoratrici dipendenti nel 1919. I luoghi comuni sono duri da combattere soprattutto se a confutarli dovrebbero essere storici ed intellettuali che ormai hanno ceduto le armi dello studio e della critica alla Ragion di Stato, intenti nello sdoganamento del fascismo, delle virtù del libero mercato (basterebbe ricordare il fuoco di sbarramento contro quanti rivendicavano la democrazia economica denunciando gli effetti perversi delle privatizzazioni) fino alla nostalgica esaltazione di bellicismo e ,militarismo (a tal riguardo rinviamo a Una dichiarazione – politica e di poetica – sul virus del militarismo nel corpo sociale – Giap (wumingfoundation.com)
Senza queste premesse non è facile addentrarci nello scenario di guerra, i protagonisti non sono solo Russia ed Ucraina ma anche Ue e Nato che da anni stanno armando una parte nell’ottica di includerla nella Alleanza Atlantica e nell’area Euro.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, almeno di quanti si sforzano di leggere e ragionare senza subire la fascinazione della vulgata ufficiale, il Parlamento italiano (eccezion fatta per 19 parlamentari alcuni dei quali per altro astenutisi) ha votato l’aumento delle spese militari che arriverà oltre il 2% del PIL nazionale e una spesa giornaliera di 104 milioni di euro.
L’aumento delle spese militari è una condizione imposta dalla Nato ai paesi membri e solo all’indomani dell’attacco Russo all’Ucraina gli stanziamenti economici nel vecchio continente sono lievitati a dismisura.
A tal riguardo rinviamo alla lettura integrale di un recente rapporto ENAAT-TNI_execsum-IT-Accendere-le-fiamme.pdf ove si spiega come il fondo per la difesa Ue sia funzionale a sovvenzionare le più grandi e redditizie compagnie \multinazionali di armi europee tra le quali spicca l’italiana Leonardo . Una sorta di neokeynesimo di guerra per superare la crisi di sovrapproduzione destinando ingenti risorse economiche (provenienti anche dal PNRR?) alla ricerca e alla industria di armi
Proviamo allora a sintetizzare alcune riflessioni?
- Il conflitto attuale nasce dall’espansionismo della Nato ad Est e dall’accerchiamento Usa e Ue della Russia e della Cina
- all’interno della Russia di Putin sono presenti spinte nazionaliste che rileggono la storia dell’Urss in termini negativi soprattutto ove si parlava di autodeterminazione dei popoli e delle entità nazionali. Spinte nazionaliste che tendono alla guerra per difendere la identità russa e soprattutto gli interessi economici legati a gas e petrolio.
- il ricorso strutturale alla guerra è dettato da ragioni economiche e dalla crisi che attanaglia, da decenni, il modo di produzione capitalistico
- il controllo dei corridoi energetici ha provocato la sanguinosa guerra nei Balcani e non è certo estraneo all’odierno conflitto
- l’aumento delle spese militari è spinto dagli Usa e assunto come imperativo categorico da Francia, Germania, e Italia per i paesi UE
- siamo in presenza di cambiamenti rilevanti che aprono scenari internazionali nuovi con il riarmo del vecchio continente , la nascita di potenze regionali sotto l’egida Usa e Nato, protagoniste di cruenti guerre
- il conflitto in corso si dimostrerà anche funzionale alla svolta energetica che non va verso le energie rinnovabili ma spiana la strada a nuovi e costosi approvigionamenti con tutte le speculazioni sul prezzo del petrolio e del gas denunciate anche dal ministro Cingolani. Negative saranno le ripercussioni sulle classi più deboli (analogo discorso vale per le sanzioni alla Russia che acuiranno le difficoltà economiche e sociali delle fasce già povere) alle quali chiederanno ulteriori sacrifici dopo anni di perdita salariale e di tagli occupazionali e al potere di acquisto
- Se il ragionamento sarà parziale e non complessivo non affronteremo i nodi geostrategici e le ragioni economiche alla base di ogni conflitto, corriamo, ancora una volta, il rischio di ripercorrere la strada di quel pacifismo etico incapace di guardare ai cambiamenti della realtà, subalterno all’ approccio morale e irenista che non permette di comprendere come la guerra sia la continuazione della politica con altri mezzi.
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