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Brasile: il ritorno di Lula


17 Mag , 2022|
| 2022 | Visioni

Luiz Inácio Lula da Silva è uno dei personaggi che ha segnato maggiormente la storia del Brasile negli ultimi decenni. L’ex presidente ha recentemente lanciato, in quel di San Paolo, la propria candidatura alle prossime elezioni presidenziali fissate per ottobre 2022. All’età ormai di 76 anni, ha dimostrato di avere ancora l’energia e l’ambizione di tornare a porsi al centro della politica brasiliana da protagonista. Fondatore del Partito dei Lavoratori, correrà alla presidenza per la sesta volta e, sondaggi alla mano, sarebbe anche destinato a vincere contro il presidente in carica Bolsonaro.

Molti tendono a sottovalutare l’importanza del Brasile negli scenari internazionali, eppure il gigante sudamericano rappresenta una potenza regionale e continentale con delle ambizioni importanti sotto tutti i punti di vista. Ne consegue quindi che le elezioni di ottobre 2022 rappresenteranno un punto di svolta che avrà ripercussioni che andranno ben oltre l’America Latina.

A fianco di Lula ci sarà l’ex governatore dello Stato di San Paolo, Geraldo Alckmin, membro del Partito Socialista Brasiliano (di centrodestra) che, in caso di vittoria, andrà a ricoprire il ruolo di vicepresidente. L’alleanza tra Lula e Alckmin sembra essere tattica, dal momento che erano stati rivali al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2006. Oggi invece i due si presentano alleati nell’ottica di riconquistare la presidenza, con Lula che conta di non perdere il proprio elettorato storico bensì di aumentare il proprio bacino elettorale.

Lula è comunque il grande favorito in vista delle presidenziali 2022 e la recente esperienza – che lo ha portato a subire la carcerazione – ha se possibile rafforzato la sua immagine. La differenza potrebbe farla il suo vissuto dato che, lo ricordiamo, è stato scagionato da ogni accusa dai tribunali. Ricordiamo che nel 2018 Lula non aveva potuto presentarsi alle presidenziali per via di una legge che vietava a un funzionario condannato per corruzione di parteciparvi. Nei primi mesi del 2022, però, la Corte Suprema brasiliana ha annullato le condanne contro l’ex presidente e ha riconosciuto che il giudice Sergio Moro aveva spinto i pubblici ministeri contro Lula. Moro sarebbe poi divenuto ministro della giustizia proprio con Bolsonaro, per poi dimettersi solo pochi mesi dopo.

L’uscita di scena di Lula aprì la strada del successo di Bolsonaro ma ora, quattro anni dopo, gli scenari potrebbero essere nettamente differenti. I sondaggi vanno presi cum grano salis ma, almeno stando ai più autorevoli, Lula avrebbe un significativo vantaggio sull’attuale presidente. A rendere questi sondaggi più credibili del solito incide però una popolarità, quella di Bolsonaro, che si segnala in discesa in questi ultimi mesi, sia per una gestione della pandemia non proprio idilliaca, sia per un modo di gestire la politica molto accentrato che ha causato un gran numero di dimissioni tra i ministri. Un esempio su tutti è quello del ministro della difesa, Fernando Azevedo e Silva, considerato molto vicino a Bolsonaro. Inutile dire poi che Lula potrebbe aggregare dietro la sua figura un gruppo composito, che va da chi lotta per la tutela dei territori delle popolazioni native in Amazzonia e si oppone alla liberalizzazione delle armi, a chi presta particolare attenzione ai diritti sociali e civili e lavora per l’inclusione sociale.

Insomma, Lula può provare a riprendersi la scena sfruttando a proprio vantaggio la sua storia recente, che lo ha visto affrontare più di 500 giorni di carcere per poi ottenere il proscioglimento completo da ogni accusa. Molte delle masse popolari che avevano votato Bolsonaro potrebbero ora premiare il gran ritorno di Lula che, da parte sua, sembra avere le idee ben chiare. L’ex presidente ha infatti anche parlato apertamente di progetti ambiziosi che vanno ben oltre il Brasile; si pensi ad esempio alla sua recente proposta di creare una moneta unica per l’America Latina: «Se Dio vuole, creeremo una valuta in America Latina in modo da non avere questo problema di dipendere dal dollaro», ha dichiarato a una conferenza del Partito Socialismo e Libertà (PSOL; di sinistra). Sempre in questa occasione ha aspramente criticato magistratura e parlamento, segnalando il pericolo di un’influenza sempre maggiore della giustizia nella politica: «sembra che tutto sia deciso nella Corte Suprema. Non può essere così. I politici non possono volere che la magistratura faccia quello che dovrebbero fare loro».

Come abbiamo detto inizialmente, però, le elezioni presidenziali del 2022 avranno un’importanza globale, perché il Brasile è a tutti gli effetti una potenza mondiale di primo piano. Uno dei grandi sogni di Lula è sempre stato, ad esempio, costruire un “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico. L’ex presidente ha visitato diverse volte l’Africa, dodici per la precisione, e ha avuto moltissimi incontri di alto livello con i leader politici di questo continente nel corso della sua esperienza politica. L’”universo lusofono” fa riferimento alla “lusofonia”, un termine con il quale si allude comunemente a uno spazio geograficamente e culturalmente composito nel quale il portoghese è la lingua ufficiale. L’universo della lusofonia comprende otto paesi: Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea-Bissau, Mozambico, Portogallo, Sao Tomé e Principe e Timor Est. Di questi paesi solamente due hanno il portoghese come lingua ufficiale e sono Portogallo e Brasile. Nel 2003 proprio a Sao Tomé Lula aveva aperto una rappresentanza diplomatica, fatto questo non casuale visto che si trattava dell’ultimo dei sette paesi lusofoni ad esserne ancora priva. Questo attivismo di Lula in Africa è stato interpretato da molti analisti come un tentativo, nemmeno troppo nascosto, di costruire un “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico.

Ed ecco che questo ruolo di “ponte”, congelato dalla parentesi (che potrebbe anche non esser tale) di Bolsonaro, potrebbe tornare d’attualità se Lula dovesse vincere le presidenziali. L’ambizione di Lula sarebbe quella di portare avanti il ruolo del Brasile nel contributo allo sviluppo in modo molto diverso da come operano i paesi occidentali. Lula ha quindi saputo catturarsi le simpatie del continente africano e lo ha fatto portando avanti relazioni bilaterali negli ambiti più disparati: dalla sanità fino all’educazione e all’agricoltura. Secondo molti Lula potrebbe varare una nuova era della cosiddetta cooperazione Sud-Sud dei paesi BRICS, cioè una partnership tra pari, consistente in una condivisione reciproca e scambio di soluzioni chiave per lo sviluppo tra i paesi del Sud del mondo. Insomma, Lula sembra essere la persona giusta al momento giusto per riportare il Brasile a interessarsi dell’altra sponda dell’Atlantico.

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