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Rileggere Mazzini nel XXI secolo


5 Giu , 2022|
| 2022 | Recensioni

La rilettura dell’opera del grande patriota in “Sei Libera Sii Grande” e la riscoperta di Patria, fede e sovranità nel secolo della globalizzazione

Questo libro su Giuseppe Mazzini non si presenta come uno dei tanti saggi sui personaggi risorgimentali, benché si adoperi a definirne meglio alcuni tratti rilevanti. “Sei Libera Sii Grande”, scritto da Marco Adorni ed edito da Rogas Edizioni, evidenzia l’importanza di soffermarsi e ripercorrere azione e pensiero del grande patriota italiano del XIX secolo, riproponendolo in un XXI sempre più globalizzato e neoliberista. Il saggio si presenta come un lavoro approfondito ed ambizioso, in cui pare cogliersi l’intento di far giustizia di diffuse interpretazioni della personalità e del pensiero del grande genovese, non sempre condivise dall’autore stesso. Il testo è suddiviso in una serie di argomenti di carattere politico – quali la democrazia, il concetto di repubblica e di nazione, il rapporto con la religione – ciascuno per capitolo, nei quali il pensiero e l’opera del Mazzini si sono espressi in maniera peculiare e, spesso, originale. Ripercorrendo egregiamente i fondamenti del pensiero e, per certi versi, della personalità del Mazzini, l’autore compie almeno tre importanti operazioni di ricostruzione del profilo personale e politico del patriota.

La prima è quella di inserire saldamente l’opera di Mazzini nel dibattito politico-filosofico europeo del suo tempo. Il libro, infatti, non rimane fermo sul protagonista ma sovente si sofferma sul pensiero e la critica di altri grandi pensatori e uomini politici sette-ottocenteschi – quali Montesquieu, Rousseau, Vico, Herder – per poi ritornare nuovamente sul nostro, con l’effetto di mostrare quest’ultimo inserito pienamente dentro il movimento politico e filosofico del suo tempo pregno di inquietudini profonde ed idealità, delineandone al contempo una sua certa originalità di pensiero e di azione. L’autore lo pone, per certi versi, idealmente in dialogo anche con autori classici, quali Machiavelli, e novecenteschi, quali Gramsci e Polanyi. In tal modo, Adorni riesce ad evidenziare che il pensiero mazziniano non è circoscritto al suo tempo, ma è di più ampio respiro, quale sintesi e approdo del migliore pensiero politico classico e, al contempo, precursore, non pienamente compreso, di concezioni e pratiche politiche positive ancora da compiersi appieno. Da questa descrizione emerge un uomo senz’altro appassionato, fortemente dialogante con le correnti politico-filosofiche del suo tempo, ma che, nel contempo, marca la differenza della sua concezione politica – ed esistenziale – rispetto ad esse. Questi ammira la rivoluzione francese ma prende le distanze dalla deriva giacobina, è nazionalista ma per lui il concetto di Patria è intimamente connesso all’affermazione della democrazia e alla giustizia sociale. Una democrazia che non intende come dittatura di una parte del popolo sull’altra, ma come forma, sì di potere popolare, che però presuppone un’unità e armonia nel popolo stesso; circostanza, quest’ultima, che solo la religione può garantire con le importanti virtù di cui è portatrice. Su tale specifico ruolo della religione è ancor più interessante la differenza che si sottolinea tra Mazzini e i liberali e i socialisti del suo tempo, specie se rivoluzionari; eppure, il genovese non era affatto un papista, anzi…! Analogamente, egli è per la libertà ma critico verso la concezione che ne avevano i liberali, così come è fautore della giustizia sociale ma, al contempo preoccupato dall’avvento del socialismo materialista, crede nell’affermazione dei diritti, i quali, però, non ritiene abbiano senso senza una forte consapevolezza dei doveri. Insomma, l’autore del libro ci immerge in una interessante descrizione dell’ “apostolo del Risorgimento” che offre un contributo importante ad una migliore comprensione del personaggio, sfuggente a facili schematismi. Insomma, un capo politico, il Mazzini, che attraverso una rinnovata concezione repubblicana delle idee e aspirazioni del suo tempo, persegue la costruzione un mondo più giusto unitamente alla liberazione della sua nazione – quella ancora da creare politicamente ma che lui già precorreva – convinto che l’amore per la patria e quello per la giustizia sociale siano intimamente connessi.

La seconda importante operazione che Adorni compie è quella di fare maggiore chiarezza sul pensiero di Mazzini, difendendolo da una serie di critiche rivoltegli dai suoi contemporanei e, anche, da personalità del secolo successivo. Critiche che hanno inteso l’articolazione del pensiero politico e filosofico mazziniano – contenente forti distinguo ed elaborazioni complesse – come sintomo di contraddizione, ovvero di asistematicità, del pensiero stesso. Nello stesso modo, l’autore mette in guardia sia dalle letture volte ad “edulcorare” il nazionalismo del Mazzini – che egli sottolinea essere comunque “repubblicano”, quindi democratico – sia dalle operazioni indirizzate a vedere nel medesimo un nazionalista autoritario addirittura precursore del fascismo. In questo lavoro emerge una abilità di Mazzini – nonché di Adorni nell’individuarla – di fare coesistere, in un corretto equilibrio repubblicano, concetti e valori all’apparenza differenti o, per taluni, contrapposti, come quelli di Umanità e Patria, libertà e dovere civico, rivoluzione e armonia nazionale, cosmopolitismo e nazione, recupero del passato nazionale e costruzione di un futuro nuovo, critica all’autorità ma non la sua distruzione, ecc. In questo modo, il libro restituisce al suo protagonista una coerenza di principi, ideali, valori, fini, in cui i mezzi per perseguirli, anche se talvolta cangianti – all’insegna di un pragmatismo di fondo – non appaiono mai, in realtà, in contraddizione con i primi. Inoltre, Adorni si ritrova a difendere il genovese anche dalle critiche di ingenuità, incapacità di coinvolgere le masse popolari e mancanza di realismo politico avanzategli da più parti, soprattutto da Antonio Gramsci. Nella confutazione di queste ultime critiche, è degno di nota, tra l’altro, l’avvincente ideale confronto tra questi due grandi italiani contenuta nel testo stesso.

Al contempo, viene spiegata l’importanza del lavoro del Mazzini nella creazione di un immaginario storico-culturale nazionale, quale strumento necessario per attribuire al nome “Italia” una dimensione culturale, nazionale, politica […] ricorrendo proprio alla ricostruzione di un glorioso passato, valorizzando, anche per questo, il senso del religioso al fine di raggiungere le masse popolari. Il tutto, nella sua consapevolezza di doversi rivolgere ad un popolo da lui considerato sfiduciato e inerte, che versava in difetto di coscienza nelle proprie forze, ma in cui, nonostante tutto, riponeva fiducia.

La terza importante operazione che “Sei Libera Sii Grande” compie è quella di rendere attuale il pensiero mazziniano. Non era facile né scontato, eppure questo lo si coglie, anche in maniera esplicita, sin dalla premessa del libro, dove si afferma che uno degli scopi è dimostrare che il linguaggio del patriottismo possa ancora dire molto all’Italia del nostro tempo. Infatti, il suo autore entra da subito nella contrapposizione tra globale e nazionale – parola, quest’ultima, oggi spesso declinata in quella di “sovranismo” – come strumentale al gioco dello svuotamento geneticamente neoliberale del politico, approfondendo lo scollamento tra rappresentanza e popolo, nell’ambito di una paralizzante polarizzazione postpolitica dell’ordine neoliberale del nostro tempo alla quale Adorni contrappone la visione eclettica rappresentata proprio dall’eredità del repubblicanesimo conflittualista mazziniano. Tale visione, capace di tenere insieme i diritti e i doveri, la libertà e l’autorità, si propone di affrontare uno dei problemi della nostra democrazia rappresentato dall’incapacità di fornire risposte di senso, anche includendovi – nell’attuale laicismo imperante – le cose sacre tra le regole intangibili della ‘res publica’”. Per compiere questa operazione, dunque, l’amor di patria diventa imprescindibile; con essa ed attraverso di essa si può guardare insieme all’Umanità intera, alla giustizia sociale, alla libertà di tutti, sciogliendo così i nodi della dispersione individualistica dell’attuale globalizzazione neoliberista. Qui, Adorni contribuisce, preliminarmente, a svelare un importante malinteso, sostenendo l’antiteticità tra nazionalismo ed imperialismo, nonché sottolineando, sempre attraverso lo stesso genovese, che i confini nazionali sono, in realtà, strumenti di promozione, benessere e pace per il genere umano. Da qui, lo scrittore può ulteriormente affermare che è attraverso la nazionalità che si possono esperire i valori dell’umanità ed è attraverso una nazione libera e democratica che si suscita il sentimento patrio e contemporaneamente il rispetto dei diritti universali. Insieme, quindi, alla chiara presa di distanza dal neoliberismo oggi dominante, non si concede nulla, sul piano dei diritti e delle libertà, al nazionalismo autoritario, come a qualunque forma di autocrazia. Il modello di democrazia che ne emerge è incompatibile con forme di eterodirezione – come oggi sovente accade, specie con istituzioni politico-finanziarie sovranazionali – ma non è neanche riducibile ad un gioco interno di partiti politici che si contendono il potere attraverso libere elezioni. La democrazia repubblicana (rectius mazziniana) contempla, infatti, necessariamente un’ampia partecipazione popolare attraverso l’associazionismo diffuso che àncora saldamente la sovranità al popolo ed assicura un concetto di cittadinanza attiva e matura.

Insomma, il Mazzini di Adorni ha da dire tanto anche all’Italia di oggi, ingessata in fuorvianti polarizzazioni come quelle tra cosmopolitismo e nazionalismo, democrazia e sovranismo, laicismo e confessionalismo, restituendoci un pensiero ed una pratica politica ancora in grado di fornire alla nostra Nazione gli strumenti storico-politici, ideali e spirituali per aiutarla a ripartire e farla uscire da quelle secche e da quel disorientamento in cui le ultime classi dirigenti italiane l’hanno condotta. Un libro che ambisce a promuovere una nuova stagione riformatrice per il nostro Paese, affinché possa ricominciare a credere nuovamente in sé stesso e in un proprio destino di progresso; così, depurata dall’oppressiva narrazione neoliberale, far riscoprire un’Italia, “una ed indivisibile”, ma anche unica, libera e grande.

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