A “sinistra” ora si teme che venga manomessa la Costituzione. Ma sono trent’anni che la attaccano e la intaccano nella sua sostanza, celebrandola solo nei dì di festa e nelle campagne elettorali.
La Costituzione è stata già ampiamente manomessa precarizzando il lavoro, erodendo il sistema sanitario, privatizzando il privatizzabile, smantellando l’industria pubblica, modificando l’art. 81, distruggendo scuola e università. Nemmeno il ripudio della guerra si è ritenuto inviolabile.
Ecco, sono esattamente queste le cose che il Partito demofobico (PD) lascia in eredità al nuovo governo. Che adesso, semplicemente, finirà il lavoro.
Gli slogan sul patriottismo e sull’interesse nazionale, dunque, saranno ben presto spazzati via in nome della solita “responsabilità” e delle emergenze, degli indicatori economici e degli equilibri di bilancio, dei sacrifici e della revisione della spesa, del timore dei mercati e delle auto-mutilanti alleanze internazionali.
Insomma, le pur inadeguate istanze sociali della destra meloniana cederanno presto il posto – anzi lo hanno già fatto – all’armamentario neoliberista. Esattamente come ha insegnato la “sinistra” degli ultimi decenni. E ancora una volta i non tutelati vedranno tradite le loro speranze.
Il Partito demofobico invece andrà a congresso, proverà a darsi una verniciata designando come leader qualche apparente portavoce di istanze più egalitarie e paritarie (gradito ai grandi gruppi editoriali) per rinfocolare le battaglie, pur legittime, sui diritti civili minacciati. Ma niente paura: l’ossatura neoliberale di quel partito non verrà modificata.
Tranquilli allora, è solo una scossa di assestamento. Non temano i mercati, non tema Washington, non tema Bruxelles, non temano i media, gli intellettuali progressisti sprezzanti delle pulsioni plebee e i moralisti indignati: continueremo a vivere nello stesso Paese di sempre: ingiusto e classista.
E se per caso la direzione dovesse vacillare, ci saranno “gli strumenti” per correggerla, così come ci fanno sapere precauzionalmente dal redivivo Congresso di Vienna – la Commissione europea – che vigilerà su di noi giorno e notte, a beneficio delle élites finanziarie e della Restaurazione neoliberista.
Non sia mai che i popoli europei ci riprovino con l’idea folle dell’autodeterminazione, dell’economia mista, dello Stato arbitro del conflitto capitale/lavoro, della tutela dei lavoratori e degli argini al mercato, del keynesismo e della socialdemocrazia, come sfacciatamente hanno preteso di fare dopo la seconda guerra mondiale. Oggi, ai tempi della terza guerra mondiale, questi tentativi saranno strangolati sul nascere.
D’altra parte ne è sicuro lo stesso Draghi, guardiano della “società chiusa” occidentale, quando afferma che col prossimo governo, indipendentemente dal colore politico, la linea generale non cambierà di un millimetro: posizionamento atlantico, vincolismo esterno, ulteriore cessione di sovranità.
Fino a scomparsa totale della democrazia.
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