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Con questa opposizione? Meloni stai serena (sul serio stavolta)
Se avessimo un’opposizione seria Meloni avrebbe del filo da torcere ma, con questa gente che “si corica da piedi”, Giorgia l’esecutivo lo guida con “la pipa in bocca”.
Ecco, infatti, si guardi più dai suoi alleati: dall’opposizione ha davvero poco da temere.
Ieri ne abbiamo sentite di tutti i colori. Una tizia che sta sempre un passo dietro a Letta affermava che il Presidente del Consiglio (guarda caso una lei) immagini la donna sempre all’ombra di un uomo. Il tema non mi appassiona per nulla, è fumo negli occhi, ma la dice lunga sull’assenza di logica nel PD (nessuna novità). Poi ci stava quell’altro che urlava “mi dia del lei!”, ricordandomi uno dei tanti film di Totò. Stendiamo un velo pietoso.
Ci si potrebbe domandare se il discorso del premier non fosse tanto coerente da risultare per il momento inattaccabile. E invece no: le falle c’erano ed erano grosse come una casa.
Sul reddito di cittadinanza ad esempio. Meloni dice di non volerlo riconoscere agli abili al lavoro. È una boiata: se uno è abile ma non trova lavoro lo lasciamo morire di fame? La disoccupazione involontaria è una colpa? Soprattutto nel regime di austerità imposto dalle istituzioni eurounitarie, che la Meloni critica col guanto bianco ma guarda caso non mette in discussione.
La disoccupazione che viviamo non è casuale: è strutturale, funzionale e coerente con la logica neoliberista di indebolimento contrattuale (collettivo) della comunità del lavoro. Su questo un’opposizione appena decente poteva dire qualcosa: dove sono le politiche economiche votate alla piena occupazione prescritte dalla Costituzione? Qual è l’idea del governo su questo punto?
E invece nulla: le solite cazzate sull’identità di destra, su “la presidente” o “il presidente”. Tristi pagliacci al circo.
E sul welfare aziendale? Nulla da dire anche su questo: la Meloni pare crederci molto e non va bene. Significa fare un favore ai grandi gruppi (le piccole e medie imprese spesso non vi accedono); significa vincolare una quota di ricchezza ad acquisti presso multinazionali (vi immaginate il credito welfare speso dal pizzicagnolo sotto casa? Più probabile la carta regalo su Amazon, non vi pare?); significa garantire il riconoscimento del credito alle grandi imprese energetiche in una fase di insolvenza generale (col credito welfare ci puoi anche pagare le bollette). In poche parole ristrutturazione capitalistica e nemmeno una parola su questo.
Ora, una su Giuseppe Conte, che tutto sommato mi ispira tenerezza perché la dentro è il meno peggio. Ha attaccato sulla precarietà: bene, anche se negli ultimi anni ha fatto assai poco per contrastarla dal governo nel quale era maggiore azionista (espressione non adoperata a caso, visto chi ne era il capo).
La parte però sulla Meloni neoliberista come Draghi l’ho trovata risibile: vorrei ricordare, se davvero ce ne fosse bisogno, che il governo lo ha buttato giù per il termovalorizzatore e non per la vocazione anti labour che ne ispirava l’azione.
Anche sulle manganellate agli studenti della Sapienza: giusto, perché manganellare gli studenti è criminale (sempre!). Io però non ricordo lo sdegno di Conte mentre aprivano la faccia agli studenti che protestavano contro alternanza scuola lavoro o a fianco dei lavoratori che giustamente si ribellavano al green pass. Su questo ci vorrebbe un minimo di coerenza.
Ora, se ti sei pentito per noi è un’ottima notizia, ma lo devi dire guardandoci negli occhi con onestà. Non si scappa su questo.
Insomma uno scenario desolante: tutti si concentrano sul governo, sul gossip d’accatto, sulla misurazione circense di quanto la Meloni sia di destra e nessuno che metta l’accento sul fatto che un governo politico è importante, ma tanto quanto lo è una opposizione politica.
Questa opposizione non lo è perché non ha una visione politica di paese. Si scaglia persino contro il made in Italy, la nostra eccellenza assoluta, dimostrando di essere anti italiana. Anche contro la sovranità alimentare: e non per la parte alimentare, che non disdegnano per nulla, ma per la parola “sovranità”, dimenticando da perfetti ciarlatani che è contenuta nel primo articolo della nostra Costituzione.
Meloni stai serena, ma sul serio questa volta.
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