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Il mondo di ferro è di nuovo stregato


9 Nov , 2022| e
| 2022 | Visioni

Titolo tratto da un verso di Mandel’štam

Siamo in piena Guerra fredda 2.0. La disputa fra Oriente e Occidente verte ora su chi sgancerà per primo l’atomica sul pianeta. Il dilemma è aperto. D’altronde, come si fa a risolvere un aut aut che è possibilità concreta (già accaduta una volta) di distruzione totale del proprio nemico se chi possiede la tecnologia per realizzarla non rinuncia, oltre al gesto in sé, ad ogni desiderio di dominio e di egemonia sul mondo intero?

È in atto una vera e propria corsa contro il tempo. I leader politici di Russia, Cina e Stati Uniti, ci dicono gli analisti geopolitici, ragionano ancora da super potenze imperiali. Essi, in assenza di un contesto strategico-bellico che possa prevedere l’azione della “cavalleria leggera”, non possono che ricorrere immediatamente alla minaccia delle minacce, a quella cosa che nel linguaggio militare viene chiamata “deterrenza”, ma che politicamente si traduce in un rilancio dello scontro antidiplomatico, con annesso aumento del pericolo di un’escalation nucleare. “I Paesi occidentali stanno spingendo il mondo a una guerra globale” – dice il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev – e “solo la vittoria completa e definitiva della Russia è una garanzia contro il conflitto mondiale”[1].
Quelle di Medvedev non sono certo parole rassicuranti. Anche se, il confine fra propaganda e verità è comunque molto labile. C’è da dire che, dal punto di vista storico, sappiamo tutti qual è stata l’unica area del mondo che fu così criminale da riuscire a premere davvero il bottone dell’arma di distruzione di massa contro il Giappone, nell’agosto del 1945. Trattasi dell’Occidente, e nello specifico i nostri cari alleati democratici: gli Stati Uniti d’America. Ma questa è ormai storia del secolo scorso. Oggi invece? Oggi, novembre 2022, siamo costretti a leggere che “Gli Usa non escludono più di usare per primi l’atomica”[2] e, nel frattempo, come se non bastasse, il regime di Kim Jong-un “avverte Washington e lancia un missile” che sorvola il Giappone “verso la Corea del Sud”[3]. È proprio il caso di dire che tira una brutta aria fra i potenti del mondo. Certo è che errare è umano, ma perseverare è diabolico!
Est, Ovest, Nord e Sud. La furia distruttiva non conosce limiti di spazio e di tempo. Perciò nessuna reductio ad Hitlerum potrà mai essere una via di pensiero sufficiente e seriamente percorribile, se si vuole raggiungere un accordo di pace. A mettere in pratica la guerra, infatti, non è soltanto la singola persona o nazione, ma piuttosto un’intera struttura psichica e politica che è già in essere prima che scoppi questo o quel conflitto specifico.

Dal punto di vista psicologico si tratta di un’adesione (conscia o inconscia) a una forma mentale di umanità che, oltre ad essere trasversale, è figlia della “Volontà di Potenza” – direbbe Nietzsche – e quindi inevitabilmente cieca nei confronti di sé stessa e del propio benessere. È un’antropologia culturale quella che dev’essere assolutamente ripensata. Nell’epoca del ricatto nucleare, la famosa locuzione latina bellum omnium contra omnes – di hobbesiana memoria – non può più essere psichicamente e biologicamente accettata. Pena l’estinzione della specie umana.

Allora quanto tempo ci vorrà prima di raggiungere un livello di consapevolezza politica che sia in grado di tenere a mente questa mutazione antropologica, per cominciare prima di tutto a desiderare di uscire definitivamente da questa visione umana perversa e razzocentrica? Quando smetteremo di considerare noi stessi e gli altri nella forma dello sfruttamento, dell’omologazione e del commercio predatorio? Quando finiremo di utilizzare i mezzi di comunicazione in modo militaresco, per operare quello che Pasolini nei sui articoli chiamava il “bombardamento ideologico televisivo”[4]? Non sono forse queste le vere domande politiche da farsi oggi? In un tale contesto chiunque si rifiuti di voler superare l’illogicità unipolare (quella che vede il male provenire solo ed esclusivamente da una parte del globo), rimarrà inevitabilmente imprigionato all’interno del perimetro dell’odio, dalla guerra, dallo sterminio e dall’ideologia violenta.

C’è un salto di coscienza da sperimentare, che non fa sconti a nessuno né apologie di qualsivoglia potente della terra. Esso ha a che vedere sia con l’ambito della guerra, come archetipo ricorrente, sia con l’ambito del potere, visto sempre e solo nella forma del sopruso e della manipolazione dei corpi e delle menti. C’è un balzo che dobbiamo fare in ogni momento, e questo porta con sé uno slancio interiore umile e, insieme, sconvolgente. Si può anche chiamare “atto di fede”, se ci intendiamo. Non in senso necessariamente “religioso” o “morale”, ma proprio come gesto introspettivo, di affidamento e di fiducia profonda nella infinita ricchezza del pensiero umano. È così che forse saremo in grado di uscire dalla mistificazione della realtà, operata da una mente “egoico-bellica”[5] – come la chiama Marco Guzzi – sempre contrappositiva e violenta.
Se ci sarà ancora una divisione nel prossimo futuro essa non sarà fra credenti e non credenti, ma fra pensanti e non pensanti (Martini). Dunque è questa la vera sfida in corso: trasformare radicalmente il nostro intimo pensiero di corruzione e di separazione in pensiero di creazione e unificazione. È un processo sottile e particolarmente pratico, quasi sperimentale, che certamente richiederà tempo ed esercitazione, ma se gli eventi continueranno a presentarsi in forme così precipitose, allora, anche questo livello più spirituale subirà uno scatto in avanti. Si farà necessariamente politico: perché è politico! Ci sarà una grande accelerazione in questo senso nei prossimi anni. In fondo è già così, sta già avvenendo. Basta tenere gli occhi ben aperti.


[1] https://www.secoloditalia.it/2022/11/la-russia-minaccia-luso-dellatomica-per-difendere-il-donbass-mosca-attacca-i-cannoni-italiani/

[2] https://www.repubblica.it/esteri/2022/10/29/news/usa_atomica_nuovo_documento_strategico_biden-372149535/

[3] https://lavocedinewyork.com/news/primo-piano/2022/11/02/la-minaccia-di-pyongyang-atomica-contro-usa-e-corea-del-sud/

[4] Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti, Milano, 2005 pag. 59

[5] Marco Guzzi, La Svolta. La fine della storia e la via del ritorno, Roma, 2022

Di: e

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