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Dopo Diego c’è solo Messi
Ad occhio sembra che almeno una parte dei tentativi di accreditare Messi come calciatore più forte della storia, scalzando Maradona, provengano dagli stessi ambienti che tentarono di screditare la figura di Diego all’indomani della sua morte, azione respinta al mittente solo dall’amore popolare di cui Diego ha sempre goduto che ha raggiunto livelli di “mitizzazione” nella sua Napoli e nella sua Argentina.
Alcuni “critici” non si sono mai rassegnati al fatto che Diego, ai tempi il giocatore più celebre, fosse stato ingaggiato dal club di una città meridionale “la città più povera d’Italia e tra le più povere d’Europa”( così annunciavano alcuni telegiornali per dare la notizie del suo acquisto dal club partenopeo) e non dai club più blasonati del nord o di ben più ricche squadre estere. Con una formazione che fino a poco tempo prima rischiava la retrocessione, vinse, praticamente da solo gli scudetti 1987 e 1990, la Coppa Italia 1987, la Supercoppa Italiana 1990 e della Coppa UEFA 1989; in un periodo in cui la serie A italiana era la lega calcistica più rinomata al mondo e dove giocavano i più forti calciatori in attività, Maradona stupiva e faceva il fenomeno in un campionato in cui le difese erano fortissime e i difensori picchiavano nel senso vero della parola. Con un Argentina su cui nessuno avrebbe scommesso una lira, vinse da solo il mondiale nel 1986 e nella finale mondiale di Roma del 1990 la sua nazionale subì un furto plateale in finale, altrimenti avrebbe bissato il titolo.
Il più forte della storia dunque, con l’incognita di Pelé, sicuramente il più bravo secondo i sondaggi popolari e amatissimo dalla gente. Eppure la sua carriera era stata seriamente messa a rischio quando in un match della Liga, al Camp Nou di Barcellona, il 24 settembre 1983, subì un terribile fallo da Goikoetxea, avversario dell’Athletic Bilbao, rimediando una frattura della caviglia in tre punti diversi.
Tecnicamente insuperabile, astuto in campo, carismatico come pochi, si schierò sempre dalla parte della povera gente, non dimenticò mai le sue umili origini, l’infanzia trascorsa nella favelas di Villa Fiorito, non si piegò mia alle logiche della Fifa e fu sempre avversato per le sue prese di posizioni politiche a favore del socialismo e per i suoi rapporti con leader rivoluzionari come Fidel Castro.
Diego per tutto questo rimarrà il più forte nella storia, non se ne risentano gli ammiratori di Messi, il più bravo e vincente calciatore in attività che ascende con la vittoria mondiale in Qatar nell’Olimpo del calcio , ma ogni ulteriore accostamento con l’eterno 10 di Napoli è fuori luogo.
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