La Fionda è anche su Telegram.
Clicca qui per entrare e rimanere aggiornato.

La poesia eterna del mistero e dell’effimero


27 Gen , 2023|
| 2023 | Recensioni

Non sono solita consigliare libri di autori contemporanei, ma Di ogni mio corpo di Olivia Balzar (Ensemble, 2022) è un testo davvero meritevole: un libro-rito, un’azione psico-magica, un atto sciamanico, un poema nato dal fondo oscuro e onirico di un corpo collettivo che pulsa. La sua migliore silloge finora, tra Anaïs Nin e il più cupo Jim Morrison. Balzar è una sacerdotessa pagana. Il libro è diviso in cinque parti: FrammentiVisioniSogni, StorieIl bicchiere della staffa.

In Frammenti sono raccolti stralci di vita, considerazioni, appunti. In Visioni sono contenute poesie dal carattere più mistico e oscuro, visioni oniriche e invocazioni. In Sogni il notturno diventa un coro di flussi di coscienza. In Storie ogni poesia racconta una storia: vissuti, visioni, esperienze, immagini rapite dalla strada, stregoneria, fantasmi che aleggiano, musica e morte. Il bicchiere della staffa è il bicchiere di fine serata, quello prima di andare via: la conclusione del viaggio dalle tenebre alla luce. In questa sezione troviamo le conclusioni, frasi che si direbbero alla fine di una serata alcolica al bancone di un bar delirando deleuzianamente sul senso della vita.

La silloge è un rito di passaggio autobiografico, non scevro da riferimenti musicali assolutamente rock: Lou Reed, Ramones, Creedence Clearwater Revival, Doors e Neil Young.

Olivia Balzar è un’autrice scomoda per profondità di sguardo e temerarietà nell’utilizzo di un linguaggio immediato, pulsionale, anti-intellettualistico. Una strega postmoderna che si aggira tra il più onirico Sbarbaro e la più sanguinaria Pizarnik nei labirinti dell’occulto, racconta l’invisibile con una grazia a tratti straziante. Tra le rivelazioni liriche troviamo gli amori mancati, quelli eterni cari ai poeti mai sazi di realtà, consacrati all’adesione smisurata, all’immaginario, senza sconti. Ogni incontro qui è un buco nero o una notte che non vuole finire, dove tutto va preso di corsa e nulla viene trattenuto poiché ogni cosa è rilasciata all’effimero. La sua poesia è questo effimero che scatta fotografie ai fantasmi senza poterne mai dimostrare l’esistenza: il fantasma dell’infanzia, il fantasma dell’amore, il fantasma dell’adolescenza. I veri poeti non crescono mai, come bambini cercano dall’altra parte dello specchio, e in quel fondo non trovano sé stessi, non si trovano mai, ma raccolgono per un istante le voci eterne del mondo, le voci indicibili dei luoghi e dei misteri che lasciano tracce. Di ogni mio corpo è un tessuto di tracce che si intrecciano e ci lasciano senza difese.

Di:

La Fionda è una rivista di battaglia politico-culturale che non ha alle spalle finanziatori di alcun tipo. I pensieri espressi nelle pagine del cartaceo, sul blog online e sui nostri social sono il frutto di un dibattito interno aperto, libero e autonomo. Aprendo il sito de La Fionda non sarai mai tempestato di pubblicità e pop up invasivi, a tutto beneficio dei nostri lettori. Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi aiutarci a crescere e migliorare, sia a livello di contenuti che di iniziative, hai la possibilità di cliccare qui di seguito e offrirci un contributo. Un grazie enorme da tutta la redazione!