Un quadro nazionale e regionale in profonda mutazione sul fronte delle tutele ambientali. Davanti a una accelerazione dei cambiamenti climatici, con un crescendo di fenomeni estremi e di fronte alla crisi della biodiversità, con la perdita continua e inarrestabile di specie biotiche fondamentali per l’equilibrio della vita gli organismi internazionali, dall’Unione Europea all’ONU raccomandano una estensione consistente delle Aree Protette. Per il 2030, dovremmo estendere al 30% del territorio terrestre e marino le Aree Protette. Si tratta di raddoppiare il territorio nazionale protetto, e invece? Niente, la direzione della Regione Toscana e il Governo nazionale sembrano andare in direzione opposta.
Non abbiamo ancora digerito la nuova tentazione progressista di far passare una parte considerevole del territorio del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli sotto i relativi Comuni. Una ridefinizione dei confini, tesa a ridimensionare la superficie totale, il relativo passaggio delle aree destinate alle attività commerciali e per il turismo sotto la mano comunale, quindi in balia delle varie giunte politiche. Ecco d’improvviso una nuova tegola: un nuovo decreto Pnrr governativo che va in direzione di una liberalizzazione degli usi degli immobili.
Una politica in antitesi alle più elementari norme di tutela ambientale, di regolamentazione degli usi in vista di una nuova impennata cementificatoria, questa in sintesi la trama delle politiche governative in merito alla salvaguardia del territorio.
Ma facciamo un passo indietro. La Toscana da sempre promotrice di Leggi regionali nella direzione della tutela dell’ambiente con regole ben identificate, promuove la revisione della Legge Marson, modificando la nozione di ristrutturazione edilizia, ricomprendendo in essa anche interventi di ampliamento volumetrico e di dimezzamento dei tempi di attesa per l’autorizzazione sismica. Questi interventi sulla Legge regionale toscana n. 65 del 2014 segnano l’inizio del picconamento di uno degli strumenti più avanzati per il governo del territorio.
Ma la storia prosegue con il Presidente del parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli che, a mezzo stampa, annuncia una vero e proprio cambio di direzione, subordinando le logiche di tutela a favore del proprio contesto a quelle di sviluppo: parte del territorio, circa 7000 ettari, viene infatti ceduto ai comuni e destinato potenzialmente agli usi più diversi.
Ma, come si suol dire, al peggio non c’è mai fine ed ecco servito sul piatto d’argento un nuovo Decreto governativo che spinge ancora di più in direzione della deregolamentazione più selvaggia: parliamo del Decreto semplificazione che interviene sul Testo unico dell’edilizia (TUE), liberalizzando i cambi di destinazione d’uso degli immobili collocati all’interno della stessa categoria funzionale.
Si tratta di un grave arretramento: il Decreto stabilisce che “sono ritenute tra loro compatibili o complementari” le categorie “residenziale, turistico-ricettivo, direzionale, servizi” e “produttivo, direzionale, servizi”/grandi strutture direzionali. Ovvio che con questo intervento si innesca un meccanismo sviluppista miope in barba alle più elementari norme di salvaguardia e promozione del territorio: il cambio di destinazione verrà inevitabilmente sempre concesso e non sarebbe più vincolato ai vincoli urbanistici vigenti; salteranno inoltre livelli di standards attualmente previsti, sacrificati sull’altare della messa a valore privatistico dei beni pubblici di quel tipo.
Insomma, si parla tanto di difesa dell’interesse nazionale: peccato che esso suoni tanto come una parola vuota se non viene riempita di contenuti di progresso sociale nel segno della tutela e valorizzazione del nostro straordinario patrimonio paesaggistico.
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