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Storia di un impiegato: ovvero, storia del Movimento Cinquestelle


8 Feb , 2023|
| 2023 | Voci

Fabrizio De Andrè è un artista universale, un paroliere capace di scrutare la società, i vizi e le virtù delle persone. Il suo concept-album Storia di un impiegato è un disco politico in cui l’artista espone la propria visione poetica sul movimento del ’68. Ascoltandolo oggi, sembra che ci siano delle similitudini tra la storia dell’impiegato di De Andrè e la storia dei grillini. D’altronde il movimento fondato da Beppe Grillo ha dei connotati di rottura tanto quanto il movimento sessantottino.

Il Movimento Cinquestelle nasce ufficialmente nel 2009, in un periodo dove la crisi finanziaria del 2008 e la crisi politica italiana creano segnali di grande insofferenza nella società civile italiana. È il periodo del governo Berlusconi stretto tra la crisi dello spread e il rischio persistente di default per l’Italia. Nel 2011 verrà il presidente Monti a “sanare i conti” con le famose manovre “lacrime e sangue”. Da questa insofferenza il Movimento grillino prende forza, si carica di energia con l’intento di stravolgere il potere.

In questo periodo sembra rivedere il giovane impiegato insofferente per non aver partecipato alla rivoluzione del maggio, rinchiuso nel suo privato fatto di casa e lavoro. Un impiegato che accetta passivamente le decisioni del potere. L’impiegato così come il primo grillino si organizza per dissacrare le élite del potere, dalla politica all’industria alla religione. Il grillino inizia ad organizzarsi e si struttura in Movimento. Ha preso coscienza, come nella “Canzone del maggio” che nonostante si senta assolto – o meglio, non responsabile di ciò che accade – è comunque coinvolto, quindi crea la sua “Bomba in testa” rischiando “la libertà strada per strada per arrivare ad incontrar la gente” nelle piazze, nei gazebo, nei meet-up, portando la sua idea di società nuova pronta ad essere scagliata contro le strutture di potere durante Il ballo mascherato al grido del “vaffa”.

Così come il movimento sessantottino, il Movimento Cinquestelle si struttura in potere anche se non è potere reale, consacrato dalla vittoria delle elezioni, ma è un potere in divenire ben cosciente della futura vittoria. In questo periodo si possono intravedere delle similitudini con le canzoni Sogno numero 2 e La canzone del padre.

Nel primo brano, il grillino è pronto all’ascesa al potere e viene interrogato dal potere stesso, il quale gli ricorda come è diventato potere in divenire. È il momento in cui il grillino è “la parte del boia”, dove “il dito più lungo è il medio” pronto ad assolvere o a condannare a seconda della convenienza del potere stesso che il Movimento Cinquestelle rappresenta. È un potere ancora immaturo dove il “dito medio” è sempre pronto a giudicare. La diretta streaming con Bersani oppure Di Battista e Taverna che, in parlamento da opposizione, sfogano la propria bile contro il potere stabilito.

Nel secondo brano invece il potere cambia tono. Se nel Sogno numero 2, il potere è un giudice ora è un padre che consiglia al nuovo potere come comportarsi, cosa fare, i rischi e i doveri che comporta il potere stesso. “C’è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre, non dovrai che restare sul ponte e guardare le altre navi passare le più piccole dirigile al fiume le più grandi sanno già dove andare.” Il Cinquestelle è pronto a diventare potere, sa cosa deve fare, è il potere stesso a dirlo. Conosce i rischi che corre, la rinuncia della famiglia dove la moglie è con il foglio di via e il figlio apatico cade e non si rialza.

Ne Il bombarolo arriva, finalmente, la realizzazione del sogno del potere. Il Movimento finalmente è pronto ad andare al governo, legittimato dalla vittoria delle elezioni e il grillino e lì a sganciare la bomba delle sue idee rivoluzionarie. La testardaggine “dell’essere d’un’altra razza” si concretizza con l’accusa di empeachment per il presidente della Repubblica, l’attenzione nello scendere le scale, l’imbarazzo nel vedere le “tante facce che non hanno un bel colore” si manifesta nei volti impacciati del grillino al potere, insicuro ma pronto a scagliare la bomba delle idee rivoluzionarie del “trentenne disperato”. La dissacrazione del potere si può finalmente attuare ma come nella canzone anche nella realtà l’attentato fallisce. Così come la bomba nella canzone distrugge il chiosco di giornali vicino al parlamento, la bomba di idee e di novità grilline si disperde in dirette social, consensi online e nuovi giornalisti influencer pronti a scagliare il dito medio. È il potere che si è trasformato. È il potere stesso che, accettando il nuovo potere, consolida la sua forza. Se prima “il dito più lungo era l’indice” oggi il nuovo potere si dota sia di indice che di medio.

La fine dell’album, dopo il fallimento dell’attentato segna anche il fallimento del grillino rivoluzionario. Il grillino ora è potere stabile e la sua parte rivoluzionaria è costretta al mea culpa. In Verranno a chiederti del nostro amore, il rivoluzionario è lì a scusarsi con l’elettore che lo ha amato e seguito dal principio. Il potere che è stato scagliato dalle mani in un amore che non era adulto e il protagonista non è riuscito a cambiare il potere anzi ha subito il potere stesso. “Sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti lo sai”. Nel primo brano le scuse sono rivolte all’elettorato; nel secondo, invece, le scuse diventano più intime. Nel chiuso di una prigione, le riflessioni diventano personali. Il grillino rivoluzionario non ha più voglia di condividere il potere con il nuovo potere. Quest’ultimo è diventato un secondino, simbolo del controllo, che tiene in prigione il potere rivoluzionario. “Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d’obbedienza fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza, però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”. La conclusione amareggiata del grillino rivoluzionario, che voleva cambiare il mondo, che con i suoi vaffa voleva distruggere il potere mentre oggi è costretto a subire il potere stesso, un potere che per sua natura non può essere buono.

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