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La biblioteca di Trimalcione


9 Feb , 2023|
| 2023 | Recensioni

Non sono forse così, abbuffate trimalcioniche, vuoti farciti di studiate leccornie, le nostre incessanti letture…?

Ma, forse forse, si fa riferimento a quel Trimalchione de “com’è e come non è, quando avevo quattordici anni, divenni l’amasio del mio padrone. Non c’è niente di male a fare quel che il padrone comanda. Tuttavia facevo contenta anche la padrona.

Sì, trattasi proprio di quel facoltoso cafone liberto di quella celebre cena, per qualcuno en travesti.

Perché mai Alfredo Giuliani, padre costituente della neoavanguardia in Gruppo ’63 tira in ballo uno sbruffone arricchito?

Probabilmente, per “Tres bybliotecas habeo, unam Graecam, alteram Latinam”.

Però, se l’aritmetica è coerente, ne manca una!

E’ quella “ricca di leccornie” e “polpa di chimere”.

Dal conteggio manca, esattamente, quella inaspettata ed insperata in cui capita d’inciampare.

Ci si imbatte in  Eraclito, Parmenide, Gilgamesh e Giorgio Colli?

Ci si incaglia in  Leopardi e Pascoli?

S’incappa in Cioran “dandy della maldicenza metafisica”?

E’ la bulimia, la voracità. Patologica, eccessiva, morbosa che fa agguantare un libro dopo l’altro, divorare pagine e pagine, insaziabilmente.

Senza scopo, curiosando nell’antico e nel moderno.

Quindi, la letteratura a cosa serve? Non riscatta dalla depravazione morale. Non spazza le lordure delle coscienze. Non cambia il mondo. Non spiega la vita. Non corregge e non redime.

La letteratura è l’abisso in cui si desidera precipitare senza catene, per mera fame di libertà.

E’ il motore mobilissimo che spinge e accelera oltre ogni gabbia, talvolta addobbata con fiori.

Non c’è steccato che tenga a quella sensazione d’assurdo capogiro senza senso: il gusto per il sensibilmente refrattario alla deferenza scontata e cerimoniosa del leggere per comprendere ad ogni costo.

Il piacere dello sbaragliare ineluttabilmente la logica connessione lettura-comprensione.

Allora, sì che Dickinson è incantesimo, mistero, fascinazione, malìa. Qual è la chiave d’accesso per discriminare i suoi intenti comunicativi? Nessuna!

Qualcosa comincia a serpeggiare, pallida ombra di un sogno, un fantasma che prima distrae e, poi, cattura. E ci si ritrova a non aver imparato, a non essere diventati migliori, a non aver capito dinamiche economiche, sociali, antropologiche, civili.

Novelli orfici, immuni ai tempi, allergici agli eventi, ebbri di parole.

Giuliani, ingordo più di Trimalchione, edifica una biblioteca ammassando interventi pensati in circa vent’anni.

Uno tsunami di carte, un sentiero della mente, un itinerario dell’inventiva: dal De rerum natura al Chin Ping Mei o al Grande sertão, purché muniti di antidoto all’accademismo, ad didatticismo, alla politica che vuol mutare il destino dell’ecumene.

Qual è la lezione di Giuliani?

Leggere. Leggere avidamente, respingendo strenuamente “l’oppressione dei significati imposti”.

Accumulare pagine, visitando menti di sconosciuti.

E no, non si diventa più buoni leggendo…

Di:

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