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A Babbo Morto


16 Feb , 2023|
| 2023 | Visioni

In questo articolo vorrei richiamare l’attenzione dei lettori su un argomento di grande importanza come la logistica. Nel fumetto di Zerocalcare “A Babbo Morto” l’autore denuncia le condizioni di sfruttamento lavorativo con particolare riferimento al settore della logistica, tra nani e folletti spremuti fino all’osso durante il periodo di Natale per garantire le consegne dei regali.

Difatti le condizioni di lavoro descritte non sono per niente diverse da quelle vissute negli ultimi anni dai lavoratori del settore logistico, il quale  ha registrato un aumento esponenziale del fatturato e quindi del profitto delle grandi multinazionali del mercato all’interno del settore, tuttavia le condizioni dei lavoratori della logistica sono nettamente peggiorate. Nel corso di questo articolo cercherò di spiegare e analizzare la logica capitalistica dietro questo “paradosso” di mercato.

Come fa un mercato fiorente e in crescita a peggiorare le condizioni di lavoro all’interno dello stesso settore? La spiegazione di questo fenomeno viene data da Karl Marx attraverso Il Capitale:

“Le merci debbono dar prova di sé come valori d’uso, prima di potersi realizzare come valori. Poiché il lavoro umano speso in esse conta soltanto in quanto è speso in forma utile per altri. Ma solo il suo scambio può dimostrare se esso è utile ad altri e quindi se il suo prodotto soddisfa bisogni di altre persone. Ogni possessore di merci vuole alienare la sua merce soltanto contro altra merce, il cui valore d’uso soddisfi il suo bisogno. Fin qui lo scambio è per lui soltanto processo individuale. D’altra parte, egli vuole realizzare la sua merce come valore, cioè la vuol realizzare in ogni altra merce dello stesso valore, a scelta, sia che la sua propria merce abbia o non abbia valore d’uso per il possessore dell’altra merce. Fin qui lo scambio è per lui processo generalmente sociale…. Quindi nel corso del tempo per lo meno una parte dei prodotti del lavoro dev’essere prodotta con l’intenzione di farne scambio. Da questo momento in poi si consolida, da una parte, la separazione fra l’utilità delle cose per il bisogno immediato e la loro utilità per lo scambio. Il loro valore d’uso si separa dal loro valore di scambio. Dall’altra parte il rapporto quantitativo secondo il quale esse vengono scambiate diventa dipendente dalla loro produzione. L’abitudine le fissa come grandezze di valore.”

Questo estratto (Il Capitale cap.2, Merci e Denaro) afferma come la merce in sé acquisisce un valore d’uso e di scambio, il primo ha la proprietà di essere utile e di soddisfare bisogni umani mentre il secondo ha la proprietà di poter essere scambiata tramite denaro.

All’interno della catena del valore nel settore della logistica in particolare notiamo come questo valore di scambio sia esso stesso determinato dal lavoratore, il processo che parte dalla produzione fino all’ultima istanza di distribuzione implica l’estrazione di plusvalore in favore del padrone in ogni fase della circolazione della merce.

“Infatti possiamo notare come nel sistema capitalistico gli operatori addetti alla produzione, manutenzione e distruzione nel settore logistico sono lavoratori produttivi, rendono possibile la circolazione delle merci e rientrano di netto nella categoria della produzione di capitale fisso…. l’estendersi del lavoro salariato, fa sì che quest’ultimo tenda a sussumere ogni forza-lavoro impadronendosi dei servizi e dell’attività ad esso collegata, trasformando gli operatori in salariati del capitale. Vendendo la forza-lavoro, i salariati dei servizi ricevono in cambio un puro salario di sussistenza; una parte del loro lavoro non viene pagata e, similmente per quanto accade nella sfera della circolazione, il capitale estorce il profitto che gli permette di economizzare sui suoi redditi, aumentando l’accumulazione. Dal punto di vista del singolo capitalista poi, certi servizi sembrano essere produttivi e, sempre dal suo punto di vista, lo sono, in quanto procurano un vantaggio.” (L’ape e il comunista ap: Sulle Classi–Lavoratori dei servizi 7.3.)

Nella realtà dei fatti un operatore della logistica percepisce un salario fisso, allo stesso tempo nella quantità di merci che trasporta o smista è incluso il valore di scambio il quale estrae plusvalore inversamente proporzionale alla sua velocità di circolazione, in più breve tempo la merce è prodotta e consegnata maggiore sarà il plusvalore estratto per ogni singola frazione di forza-lavoro (e quindi di lavoratori) che ha partecipato a tutto il processo di scambio che parte dal capitale investito all’inizio del capitalista, da qui la formula marxista D–>M–>D 1 ( Denaro–>Merce–> Denaro 1 dove per 1 intendiamo al tempo 1).

Nell’intera filiera della logistica, inclusa la movimentazione e lo stoccaggio delle merci, il fine perseguito è l’aumento di quello che Marx ha definito il coefficiente di rotazione del capitale (la misura, cioè, della “velocità” con cui il capitale conclude il proprio ciclo di valorizzazione) attraverso la riduzione del tempo di circolazione in una data unità di tempo.

 Nel sistema capitalistico l’aumento dei volumi di produzione e distribuzione di merci vendute in tempi brevi permette al capitale di accelerare il suo processo di accumulazione, allo stesso tempo il profitto ottenuto in questa fase non viene investito all’interno dell’impresa se non per aumentare il margine del profitto stesso, dell’aumento di salario o di miglioramenti di condizioni contrattuali non vi può essere spazio, altrimenti andrebbe a diminuire il saggio marginale del profitto per ogni singola unità di capitale investita. Il ragionamento capitalista dietro il settore logistico è applicata alle previsioni degli stock e dei flussi delle merci in funzione al periodo e alla mole di forza-lavoro implicata in esso; e quindi in funzione del profitto sfrutta le quantità di manodopera che gli basta a mantenere lo stesso saggio marginale. Nel momento in cui quest’ultimo subisce una flessione verso il basso il capitalista si rifà sui lavoratori che a parità di salario dovranno lavorare più ore, e viceversa a parità di ore ottenere un salario più basso o nel peggiore dei casi ad essere licenziati in tronco dalla “legge” capitalistica del profitto.

L’espansione dell’industria 4.0 lodata da molti economisti e politici ha portato ad un incremento della precarietà del lavoro e allo stesso tempo aumentato i ritmi di risposta del ciclo di produzione, basti pensare che anche negli anni prima della pandemia il fatturato delle multinazionali della logistica e non solo hanno fatto registrare degli incrementi importanti in termini di profitto che è ulteriormente incrementato durante il periodo pandemico.

A Babbo Morto
A Babbo Morto

Dalla prima tabella notiamo come le imprese siano notevolmente cresciute sia in fatturato che in dipendenti nell’arco di soli 5 anni mentre nella seconda possiamo notare come questo incremento abbia fatto subire una flessione complessiva dei fatturati dovuta in larga parte alla riorganizzazione e agli investimenti di capitale mirati al completo sfruttamento di tutta la catena del valore, un esempio lampante è la logistica di Amazon, che a poco a poco sta cercando di controllare tutta la filiera. Infatti notiamo come dopo il 2020 i fatturati complessivi registrano una netta crescita. Nel grafico infatti si denota come le previsioni “di base” vadano solo a migliorare le prospettive di fatturato mentre nel “peggiore dei casi” potrebbero subire una leggera flessione che non corrisponde ad una “perdita” bensì ad un fatturato minore.

La forza-lavoro impiegata per le imprese è diventata un bacino di precarietà per tutti i lavoratori, la filiera di appalti e subappalti che ha creato un iniziale frammentazione del mercato sta diventando sempre più concentrata nelle mani di poche imprese leader del settore. In questo contesto le condizioni di lavoro precarie sia in termini di sicurezza lavorativa che sul posto di lavoro sono “la normalità”; infatti, il continuo smantellamento di tutele nella classe di lavoratori legati a questo ramo del mercato ha alimentato numerose lotte nella logistica, il cambiamento del ritmo di produzione e distribuzione, il continuo flusso di capitale riprodotto dal settore e la precarietà del lavoro stanno accelerando la contraddizione capitalistica nel settore. Con l’acquisizione di una consapevolezza di classe rimane centrale in questo processo di accumulazione di capitale, da “A Babbo Morto” a “Morte al capitale” saremmo già a metà dell’opera.

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