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Tutto iniziò con Tamagotchi
Sono passati ormai quasi vent’anni dall’ideazione del Tamagotchi, il piccolo animaletto di cui bisognava prendersi cura altrimenti moriva, creando uno struggente senso di colpa nel bimbo o nell’adolescente che non aveva saputo nutrirlo in tempo o a sufficienza.
Un ventennio in cui l’arma dei sensi di colpa, dalla sfera privata, in cui aveva già fatto tanto danno, è passata ad arma sociale e poi politica per la distinzione dei buoni dai cattivi.
Un ventennio in cui lo scambio di opinioni, in cui il confronto alla luce pubblica, è stato artatamente ridotto, dai talk show ai reality alle aule del Parlamento, a scontro moralistico tra un buono da esaltare e un cattivo da deridere e denigrare.
La politica, o quel poco che ne rimaneva, già divorata dalla fame di potere dei partiti, ha perso come suo obiettivo la costituzione e l’instaurazione di un mondo giusto, per trovare nella spettacolarizzazione del vincitore di turno il suo scopo manipolatorio e omologante.
Siamo ormai ben lontani dalla costruzione del “nemico oggettivo”: nemmeno Schmitt avrebbe potuto immaginare che questo artefatto, frutto del bisogno continuo di espansione del potere, potesse ormai diventare superfluo in una società talmente atomizzata da rendere potenziale nemico (cattivo) chiunque… persino se stessi, sotto lo sguardo moralizzatore dello Stato-padrone.
Così, durante la cosiddetta emergenza pandemica, chi non si vaccinava era il cattivo, perché non aveva spirito di solidarietà… e se poi si dichiara apertamente che il “vaccino” non serve a proteggere dai contagi né se stessi né gli altri? Non importa, tanto il marchio di “cattivo” ormai è stato appiccicato, e fa così comodo che nessuno ha più intenzione di toglierlo, e che importa sacrificare ogni senso logico-razionale-critico: il Tamagotchi muore, e la colpa è tua, che non l’hai nutrito con la fiducia cieca nella scienza, una scienza che ha sostituito il suo criterio essenziale della falsificabilità con quello di una Verità assoluta da far invidia al più radicale dei metafisici.
Così chi è pacifista è un putiniano, ed è cattivo perché non ha pietà dei poveri ucraini… e se poi, a voler solo fare un minimo ma proprio un minimo di analisi storica, si capisce che i poveri ucraini sono vittima di un movimento neo-nazista che assale le regioni russofone invalidando un referendum di annessione e di un presidente – burattino degli USA che fa gli interessi della NATO invece che quelli del suo popolo? Non importa, perché l’equazione importante è: RUSSI CATTIVI + UCRAINI BUONI = MANDIAMO ARMI AI BUONI CONTRO I CATTIVI.
E se questo non basta, perché una buona parte degli italiani è comunque contro l’invio delle armi (oltre al fatto che l’invio di armi è contro l’articolo 11 della Costituzione, ah già, ma la Costituzione ormai è cosa violabile e violata), ora per cercare una benedizione di purezza e sacralità il Comune di Napoli chiama i ragazzi delle scuole a una manifestazione per l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina… e se in realtà la guerra in Ucraina è iniziata nel 2014 con l’invasione neo-nazista delle regioni del Donbass? Dettaglio trascurabile, che c’è di meglio di un falso storico per incentivare la radicalizzazione e la militarizzazione di un conflitto invece di impegnarsi, tutti, seriamente per un tavolo di pace?
Questo, infatti, si legge nella circolare inviata alle scuole dal Comune di Napoli il 17 febbraio scorso: l’assessore Maura Striano invita a partecipare alla Marcia della Pace in occasione del 24 febbraio, anniversario del giorno in cui “le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, aprendo un nuovo capitolo della storia mondiale, purtroppo ad oggi ancora in corso”. Un nuovo capitolo della storia mondiale: se già non bastasse la post-datazione dell’inizio del conflitto, questa frase risulta emblematica degli interessi altri ed alti in quella che si definisce come questione ucraina e che invece è l’ennesima zona di intervento di imperialismo informale statunitense. Il comunicato segue indicando ai ragazzi dove devono andare a manifestare, a cosa devono assistere (non meglio specificato “Spettacolo della pace” e “testimonianze” non si sa di chi) e quale deve essere il senso del loro manifestare: “dare un segnale forte di solidarietà con l’Ucraina” e solo in seguito “a chiedere la pace immediata per un Paese così martoriato”… una pace solo per i buoni e in modo non-mediato… mi chiedo quale pace si possa mai ottenere senza mediazione. E non si può non chiedersi quale spazio ci sia ormai per una vera democrazia e per un vero dissenso in un Paese dove le manifestazioni vengono chiamate dall’alto… dal Potere per il potere.
E non è la prima volta: già ad ottobre la Regione Campania aveva chiamato in piazza i ragazzi per la questione ucraina. Quella volta è stata l’assessore Lucia Fortini a dichiarare che “la manifestazione è libera, aperta, solidale e non ha colori politici o matrice di parte: all’Ucraina, all’Europa e al mondo serve la pace”: quindi Ucraina, Europa e mondo tutti buoni contro Russia cattiva cattiva che invece vuole la guerra, solito canovaccio. Inoltre per quella manifestazione “libera e aperta” c’era un vademecum allegato alla circolare: le scuole dovevano compilare un modulo di adesione con “dati certi” (una schedatura insomma), si potevano portare solo bandiere della pace e rametti di ulivo e non si potevano portare striscioni scritti dalla libera inventiva dei ragazzi, ma si diceva cosa doveva esserci scritto sopra: “costruire la pace” (sempre continuando a inviare armi), “fermare l’atomica” (continuando a provocare la Russia), “per un cessate il fuoco immediato” (delle armi che noi stiamo inviando).
“C’è una pace che si trova solo al di là della guerra” diceva re Artù nel film “Il primo cavaliere”… ma quello era un film, e loro erano quelli della tavola rotonda, ed era il medioevo… ora sappiamo che “la violenza è un fenomeno pre-politico” (H. Arendt) e quindi nessuna pace si ottiene inviando armi. E nessuna manifestazione è di vero dissenso se cooptata dall’alto: io non ce li voglio i miei ragazzi dietro uno striscione che invita alla pace scritto con le mani sporche di sangue e che puzza di polvere da sparo. Così come non li voglio ammalati di sensi di colpa per la morte del Tamagotchi o di qualche altro nuovo Godot in vista del Sommo Bene del Sommo Potere.
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