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Dal Reddito di Cittadinanza al MIA: diritti o elemosina?
Il Governo Meloni, a fronte di dati incontrovertibili che fotografano il crescente impoverimento di fasce consistenze della popolazione, pare deciso a rimangiarsi in (minima) parte la decisione di porre fino al reddito di cittadinanza a partire dal 1 Gennaio 2024.
Molte altre sarebbero le misure adottabili per contrastare la povertà: una patrimoniale sui redditi elevati per recuperare risorse a favore del welfare, il ripristino delle vecchie e crescenti aliquote fiscali, la riduzione delle spese militari che invece saranno incrementate nel rispetto dei dettami Nato.
Il Governo sta lavorando a un nuovo progetto denominato Misura per l’inclusione attiva (Mia, questo l’attuale nome) al posto del Reddito di cittadinanza (Rdc).
In una intervista al quotidiano Repubblica la Ministra Calderone ha annunciato che i sostegni non saranno accordati ai single ma alle famiglie, una decisione discutibile per non prendere in considerazione i nuclei formati da una sola persona alle prese con pensioni e redditi da fame.
Le famiglie povere a loro volta sarebbero divise in due gruppi ben distinti: i “fragili” e i “meno fragili”, definizioni alquanto generiche e sommarie.
Una visione parziale della povertà che considera l’intervento statale possibile solo come misura di sostegno alle famiglie (e quelle arcobaleno?), forse solo a quelle tradizionali con figli piccoli o disabili.
Se le famiglie fragili sono quelle con un disabile o un minore o con un componente sopra i 60 anni sorgono subito dei dubbi perchè esistono nuclei formati da disoccupati per i quali l’ingresso nel mercato del lavoro diventa proibitivo se si ha problemi di salute o in assenza di specializzazioni.
Le misure allo studio del Governo Meloni partono da un dato importante ossia l’abbassamento della soglia Isee per il riconoscimento dello status di poveri, circa 2 mila euro in meno di quanto previsto dal RdC (9360 euro annuo), il requisito della residenza dovrebbe essere ancora di 5 anni (non mancavano le spinte a favore dei 10 anni in una logica discriminatoria verso i migranti) ma il Governo vorrebbe al contempo ridurre la durata del sostegno, quando la stessa Unione Europea ritiene invece opportuno sospendere gli aiuti solo in presenza di redditi tali da oltrepassare la povertà.
Sospendere gli aiuti prima della uscita dalla condizione di miseria viene giudicato un provvedimento tanto errato quanto discriminatorio dalla Ue che ha avviato un procedura di infrazione contro l’Italia.
Le famiglie non fragili potrebbero avere aiuti pari ai 3\4 , e forse meno, di quanto percepiscano oggi con il Rdc, con una durata più limitata del sostegno.
La Voce.info, portale della sinistra liberal , ha recentemente ricostruito i provvedimenti del Governo in un articolo che analizza gli interventi futuri, e dalla loro critica si evince come numerose famiglie povere resteranno escluse, anche in base alle statistiche Istat che misurano la povertà in rapporto al reddito familiare nel meridione e nel centro Nord (altra distinzione in linea con la narrazione dell’autonomia differenziata).
Rispetto all’RdC il nuovo sussidio ridurrà il beneficio per gli ultra 67enni attuali percettori della Pensione di Cittadinanza – una forma di sostegno al reddito per i pensionati, molto legata al RdC – e per le famiglie con figli aventi diritto all’assegno unico (misura economica a sostegno delle famiglie con figli a carico stabilita nel 2021 e arttiva da marzo 2022).
Un articolo esplicativo della riforma mostra il meccanismo del rifiuto della offerta congrua: sarà sufficiente rifiutare anche una sola offerta di impiego per decadere dal sostegno. In questi anni sulla nozione di congruità abbiamo toccato con mano quanto alcune offerte lavorative siano in realtà assai discutibili tanto per il reddito annuale lordo, quanto per la distanza dall’abitazione, oppure per gli orari e le condizioni imposte.
La stessa idea dell’offerta congrua andrebbe invece messa in seria discussione, prima di far passare l’idea che il il lavoro anziché un diritto di rango costituzionale sia equiparabile ad una elemosina come da tempo propagato dal mainstream dominante.
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