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Un altro 25 aprile è passato


29 Apr , 2023|
| 2023 | Visioni

Un altro 25 aprile è passato, nell’ingannevole e falsa contrapposizione mediatica tra chi non vuole il 25 aprile come Festa della Liberazione negando l’origine antifascista della nostra Costituzione e chi invece, dall’altra parte, quella che possiamo chiamare la “sinistra imperiale” per citare Domenico Losurdo, cancella ed elimina completamente la questione di classe insita nella Resistenza, impronta determinante nella composizione del compromesso costituzionale. 

Nelle biografie esposte nei numerosi eventi organizzati per la Liberazione, la parola “comunista” è stata sistematicamente sostituita con la più neutra “antifascista”.

Ricordiamoci che Mario Pasi e Ines Pisoni erano comunisti, i partigiani trucidati a Malga Zonta erano comunisti, Mario Springa era comunista.

La parola comunista viene cancellata dai tabelloni, ma erano tutti comunisti i martiri trentini a cui dedichiamo la nostra memoria.

Questo non per rivendicare una Resistenza solo di un colore o solo comunista, ma per rivendicare il contenuto di classe della Resistenza che ha portato una nuova stagione sbocciata poi nel dopoguerra con la conquista di diritti fondamentali di cui godiamo ancora oggi nonostante la loro continua ed inesorabile erosione.

Il Partito Comunista Italiano è stato il più grande partito comunista d’occidente e pur obbligato all’opposizione nella democrazia zoppa post 1947 imposta da Washington, ha portato progresso sociale e diritti in un paese ancora caratterizzato da rapporti sociali incancreniti e fortemente sbilanciati.

La via italiana al socialismo che, realizzando gli articoli dei rapporti economici della Costituzione, oggi totalmente calpestati nella Costituzione reale, doveva portare ad una democrazia progressiva e “di tipo nuovo” per tutto il popolo italiano è stata interrotta dalla svolta della Bolognina e demolita dal bipolarismo di cartone della seconda repubblica.

Nel trattare la Resistenza bisogna quindi recuperare assolutamente la storia e  dalla storia  non si può cancellare il fatto che quei combattenti erano antifascisti in quanto comunisti. 

Il fascismo è il cavallo di riserva del capitalismo diceva sempre Remo Costa, intellettuale comunista roveretano, e i partigiani comunisti combattendo il nazifascismo combattevano anche per una società migliore, un mondo più giusto e senza padroni,  contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per un movimento dei lavoratori forte capace di limitare gli istinti antisociali del capitale.

Queste cose bisogna dirle, perché togliendo la questione di classe si svuota ogni contenuto politico di trasformazione della Resistenza  e con essa le radici più vigorose del patto costituzionale.

Queste “dimenticanze” non avvengono per caso e la sistematica diluizione di questi aspetti è l’obiettivo principale sia della destra che della “sinistra imperiale” che, piccolo borghese e cattolica, da sempre antisovietica, ora anticinese, filoatlantista e antirussa, combatte in modo determinato ogni riferimento al marxismo e all’idea di un mondo diviso in classi sociali in conflitto tra loro.

Un altro 25 aprile è passato ed ancora per una volta la cortina fumogena sollevata ha distolto dal bersaglio vero. Anche quest’anno l’obiettivo è stato raggiunto. Un altro giro nella fossa per quei poveri partigiani.

Di:

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