14 morti, almeno 10mila sfollati attualmente, più di 280 frane, 42 comuni coinvolti, 27mila persone senza elettricità, migliaia di persone senza rete telefonica, centinaia di strade chiuse, centri delle città completamente sommersi, 23 tra fiumi, torrenti e canali esondati, anche in più punti.
Questo è il parziale bilancio dell’alluvione che ha investito l’Emilia-Romagna, in particolare le province di Bologna, Ravenna, Cesena, Forlì e Rimini.
Vogliamo portare tutta la nostra solidarietà alle persone che hanno perso tutto, a chi ha subito lutti, a chi si è visto improvvisamente sommergere dalle acque ciò per cui ha lavorato per una vita.
Allo stesso tempo ci sentiamo di dire che siamo stanchi di vedere tragedie di questa portata nel nostro Paese e nessuno dovrebbe accettare che possano accadere. In alcun modo.
Per quanto possa essere eccezionale un evento atmosferico i territori devono essere tutelati e protetti.
Invece negli ultimi anni si è soltanto disinvestito, le infrastrutture sono vecchie e non si è fatta la giusta e adeguata manutenzione, tantomeno grandi investimenti pubblici strutturali che sarebbero quantomai necessari. Al contrario, si sono portate avanti politiche di consumo del suolo indiscriminato per meri interessi privati, senza nessuna valutazione su ciò che sarebbe potuto succedere alle comunità.
Vogliamo individuare delle responsabilità? Inutile rivolgersi contro il cielo.
Chi ha sostenuto il patto di stabilità, i fondi a progetto, i vincoli di bilancio, le esternalizzazioni, la distruzione delle pubbliche amministrazioni e delle amministrazioni locali, che hanno perso 140mila lavoratori in 14 anni.
30 anni di austerità e una delle regioni dove più si è investito nel pubblico e nelle infrastrutture nella seconda parte del ‘900 finisce sotto l’acqua.
A pensare a cosa può accadere al resto del Paese, si trema.
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