La spesa militare odierna a detta di alcuni sarebbe in calo rispetto al passato, per il ridotto numero di soldati impiegati e l’utilizzo di armi tecnologiche micidiali con costi di produzione decisamente ridotti rispetto al passato.
L’ampio uso di mercenari anziché di soldati regolari inquadrati nell’esercito, col venir meno in molti paesi della leva, fa parte di strategie militari di oltre 20 anni fa, con l’avvio del programma di guerre stellari dell’Amministrazione Reagan, negli anni ottanta; allora il divario rispetto alla Russia crebbe costringendo quest’ultima a sforzi economici alla lunga dimostratisi insostenibili soprattutto dopo il ritiro di Mosca dall’Afghanistan.
Le guerre odierne si combattono con ampio ricorso a tecnologie militari avanzate che poi trasmettono alla sfera civile i risultati delle ricerche impiegandole ad altri scopi. E i sistemi d’arma più micidiali sono in possesso dei paesi che hanno maggiormente investito nella innovazione tecnologica e nella ricerca in campo bellico; non parliamo solo degli Usa ma anche di altre nazioni economicamente più deboli come Turchia e soprattutto Israele.
Rispetto agli anni della guerra in Vietnam si spende quindi meno, ma una maggiore attenzione ai dati aiuterebbe a non incorrere in conclusioni affrettate. Gli Stati Uniti, dopo il 2000, avevano registrato un certo incremento delle spese militari con le avventure coloniali in Medio Oriente: nel 2000 gli Usa spendevano 467 miliardi di dollari annui per la Difesa, dieci anni dopo arriveranno a 850 miliardi per poi ridurre la spesa progressivamente fino al 2017 e da allora la spesa militare è tornata a crescere con percentuali rilevanti che impegnano una cifra oscillante tra il 3 e il 4 per cento del PIL (si vedano in basso le figure con dati della Banca Mondiale).
Gli Stati Uniti sono la nazione che spende di più in assoluto per le spese militari, ossia il 38% della spesa globale nel 2019; sia pur con cifre inferiori in questi ultimi anni è aumentata la spesa militare dei paesi Ue e di altre nazioni alleate di Washington. E dati alla mano la Cina spende per il militare un terzo degli Usa e quasi cinque volte tanto quanto spendano Germania e Francia che sono le nazioni europee economicamente dominanti.
Questi dati dovrebbero essere di aiuto per arrivare ad alcune considerazioni provvisorie ma significative:
- La spesa militare Usa è inarrivabile per qualunque altra nazione del globo, tanto elevata da non essere giustificata con il presunto riarmo di altri attori ostili come Cina e Russia.
- Il complesso militare Usa è il motore trainante dell’economia a stelle e strisce e la tecnologia militare trasferita al settore civile diventa preponderante e decisiva per affermare la loro supremazia in campo economico oltre che militare.
- Siamo davanti a un convitato di pietra formato da agenzie private e pubbliche, uomini politici e di affari, potenti lobby per le quali ogni eventuale riduzione della spesa militare sarebbe una iattura, da qui il ricorso sistematico alla guerra e alla militarizzazione dei territori, lo spauracchio cinese agitato per giustificare un esponenziale aumento dell’impegno economico a fini bellici, il potenziamento di tutte le basi militari presenti fuori dal confine statunitense e una rete logistica sterminata a supporto di queste strategie imperiali e imperialiste.
Poi possiamo anche aprire un dibattito sulla Russia e sulla Cina ma il punto di partenza di ogni ragionamento sul ricorso permanente alla guerra e alla militarizzazione dovrebbe scaturire da una semplice domanda, ossia se l’egemonia economica Usa possa fare a meno di questa sovraesposizione in campo militare. E vista la risposta negativa trarre ogni ulteriore riflessione sul ricorso alla guerra.
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