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Macerie borghesi. Genealogie letterarie del presente


8 Lug , 2023|
| 2023 | Recensioni

Antonio Tricomi, Roma, Rogas Edizioni, 2023

Che cos’è la “borghesia”?

La parola burgenses spunta per la prima volta in Fiandra nel 1066, indicando gli abitanti del “borgo” nei rinascenti nuclei cittadini. Laddove, con l’affermarsi del comune, la civitas si amalgama con il borgo, l’opposizione è fra cittadini, borghesi, e contadini. In Italia nel nel 13° sec. Una classe di persone costituita da chi si dedica al commercio, alle operazioni finanziarie, all’industria e da giuristi, notai, letterati, che reggono la vita intellettuale della città e sono necessari al governo. Due sono le peculiarità: la detenzione della ricchezza mobiliare e la lotto contro i privilegi del clero e della feudalità. Significativa, secondo M. Weber  nella costituzione di una mentalità borghese-capitalistica, è l’etica protestante, giacché, con la spinta categorica al “fare” nel mondo ed il perseguimento della dottrina della predestinazione, costringe al dovere di svolgere un lavoro. Così, la borghesia concepisce una scala valoriale impastata d’impegno mondano, rivalutazione dell’attività economica, distinzione della sfera pubblica da quella privata. In Francia, il peso progressivo della burocrazia regia e degli “uomini di cultura” nella vita della sociale rendono la borghesia conscia della sua vitalità tanto da porsi come terzo stato e, durante gli anni Rivoluzione francese quale legittimo rappresentante della Francia nella sua interezza. Per i teorici della moderna società pluralistica la borghesia ha terminato di essere un “ceto chiuso”: la rivoluzione tecnologica, l’avanzamento sociale di un ceto composto di tecnici e di impiegati, l’estensione nelle società industriali progredite di forme di “azionariato di massa”, le hanno conferito una veste fresca e solerte, esente da posizioni di privilegio peculiare. In tale contingenza, invertendo l’auspicio marxista sulla proletarizzazione sociale a sviluppo capitalistico, è, anzi, la borghesia che pare rideterminare la stessa struttura della stratificazione di classe nei sistemi ad economia terziaria. Dunque, nelle società di capitalismo maturo i tratti delle disuguaglianze nella spartizione del reddito e nelle relative posizioni di status transitano all’interno della borghesia, creando nella stessa misura sottogruppi.

In questa perdurante mobilità va interrogata la letteratura, non solo italiana, del secondo Novecento e dei giorni nostri. Le pagine, probabilmente, possono agevolare la comprensione di un tempo reputato da molti incendiario, affranto, amorfo.

Fisiologico risultato di una tirannica legge psichica […] iscritta a indelebili caratteri cubitali in interiore homine: in Dissipatio H.G, Guido Morselli fotografa la devastante crisi in un versa il genere umano tutto, prevedendone la disintegrazione o la polverizzazione, vigente un cupio dissolvi individuale, una personale brama di morte isolata, vissuta in una dimensione strettamente privata altresì rispondente ad un’impellenza corale.

Lo sviluppo tecnologico, promosso a valore assoluto, come considera Primo Levi nei racconti fantabiologici  Storie naturali e Vizio di forma, comporta un grosso rischio di apocalisse umana: cos’è il lager se non una barbarica invenzione della modernità? D’altro canto, Max Horkheimer e Theodor Adorno compiono una riflessione sulla regressione che il processo di sviluppo della storia ha compiuto  rispetto a quanto previsto e posto in essere dall’Illuminismo: l’illuminismo possiede la naturale tendenza a rovesciarsi nel suo contrario, non solo nell’aperta barbarie del fascismo, ma anche nell’asservimento totalitario delle masse attraverso la blandizie dell’industria culturale.

E Pasolini con l’analisi del capitalismo del consumo? Vanitas, soffio, vento, fumo, chiacchiere! Abissale lontananza dal puramente umano, accoratamente umano, tenace animo del pugnace e persino scandaloso utopista. La predizione della dittatura di un sacrilego, o al massimo neopagano, consumismo di massa.

Pasolini che pare trovare una controfigura nel Vittorio Emanuele di Aracoeli di Elsa Morante: omosessuale e infelice, pentito intorno ai 40 anni della sua infanzia dorata vissuta in simbiosi con la madre, considerata da tutti una selvaggia e ora morta oltraggiando gli affetti famigliari con una furia demenziale e lussuriosa,  autodistruttosi nella fusione con la borghesia.

Nessuna residuale proposta utopica, ancora ravvisabile nel Mondo salvato dai ragazzini e nella Storia.

Nessun auspicio di un’autentica prospettiva altra di civiltà.

In tal modo,le democrazie si rivelano cripto-totalitarie società borghesi e agite da un subdolo totalitarismo morbido. 

Una fregatura anche per Günther Anders: meglio apparire un conservatore allo sguardo dei sostenitori delle conquiste capitalistiche come volano dell’emancipazione degli individui. Nella elaborazione di una filosofia della discrepanza, evidenzia l’inadeguatezza della condizione e dei sentimenti umani verso ciò che la tecnica rende possibile, ovverosia il deterioramento irreversibile dell’ambiente, la galoppata agli armamenti e l’apocalisse nucleare. All’uomo dell’era tecnologica, meno efficiente delle macchine da lui stesso create, restano la vergogna prometeica ed il senso di essere antiquato.

In Le mosche del capitale Volponi rende protagonista il potere del capitale: Un giorno dirò tutto, scriverò un memoriale, un libro bianco sui grandi dirigenti, sulle grandi politiche aziendali, la verità sulla ricerca e lo sviluppo, sulle qualità produttive, sugli investimenti, sulle grandi novità tecnologiche, sui grandi, questi sì, altro che grandi, prelievi personali e soprusi, sulle mosche, sì, le mosche del capitale.

Alternative praticabili? È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo scrive Mark Fisher.  

È Walter Siti, più degli autori fin qui menzionati, il miglior sismografo che la letteratura italiana conosca per registrare i movimenti tellurici che, via via, squassano e ridisegnano il nostro tempo: istantanea di una perversione generalizzata, giacché comprende esclusivamente l’idea di un’immanenza che si erge alla posizione di trascendenza e, perciò, esige onori liturgici.

Il reale, beh, è spostato con brutalità e totalmente sacrificato all’immaginario.

Emerge la natura in sé totalitaria della sovranità capitalistica in cui si muovono salme ambulanti: così in Flashover di Giorgio Falco.

Esiziale, come suggerisce Alessandro Leogrande, coniare lentamente un nuovo alfabeto culturale per parlare il linguaggio di quei “margini” e di quei “frammenti” […] sì da “aprire uno squarcio” sul presente che ne possa davvero “comprendere qualcosa” perché anzitutto incline a trascenderlo.

Ebbene, Tricomi sprona a non gettare la spugna: le macerie sono un ammasso di materiale che aspira ad azzerare ogni memoria, e l’intera storia, per imporsi quale eterno presente, per favorire “l’oblio”…Compito della Letteratura è pensare su che basi e insieme con chi provare ostinatamente a reinventare, domani, la tradizione dell’utopia.

Di:

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