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Elezioni in Spagna: “hanno perso loro, abbiamo vinto noi”
Vada come vada, il prossimo 23 luglio le quattro principali forze in gara si sentiranno vincitrici. Invece tutte avranno perso ed affronteranno un nuovo ciclo politico sterile e pericoloso.
Nell’era della post-verità, della post-globalizzazione ed del post-postmodernismo è importante sottolineare che non siamo più negli anni 90. It’s NOT the economy, stupid. Le ideologie non sono morte e la vecchia idea dello stato-nazione torna di moda ma nella sua versione più squallida.
Sono tempi di guardarsi allo specchio e ripetere: ma quanto sono bello, ma guarda che muscoli pronti per queste elezioni da spiaggia. Poi c’è la realtà, quella che non importa più perché yes you can… se hai il coaching giusto.
Chi se ne frega degli indicatori economici oggettivamente buoni (soprattutto per un paese come la Spagna nel post-covid e con la guerra in corso). Non importa se l’ultimo gruppo terrorista è stato dissolto 12 anni fa, quello che conta è dire che i nazionalisti baschi sono ETA, anzi Podemos è ETA, anzi il Governo è ETA. Non è grave essere brutto, perché basta illudersi con un riflesso così figo da dimenticare lo spazio, il tempo ed altri variabili irrilevanti.
A sinistra è stato ripetuto tante volte che la destra vive fuori dalla realtà. Ma in Spagna ci sono ragioni per sostenere che anch’essa ha perso il lume e considera Donald Trump il colpevole di tutto.
Analizziamo quello che le quattro principali forze in gara per il 23 luglio vedono quando si guardano allo specchio… e la probabile realtà che non sono preparati per affrontare.
Tutti sono sconfitti ma si sentiranno vincitori. Il nuovo che avanza non è ancora arrivato e quindi restiamo con questo schema decadente che, in qualsiasi momento, potrebbe scatenare una vera re-situazione che capovolgerebbe tutto. Fino a quel preoccupante climax (che potrebbe essere di qualsiasi segno) continua quasi per inerzia un bipartitismo deformato dove i 2 vecchi partiti hanno bisogno e si confondono con gli alleati ai loro estremi.
Partito Popolare (PP)
Specchio: una vittoria quasi scontata che sconfiggerà per sempre il “sanchismo”, quel regime ideologico perverso che sta distruggendo il paese. È il ritorno trionfale del partito di Aznar, con l’ideologia liberista per bandiera ed un leader serio ed affidabile (Feijoo). L’economia migliorerà radicalmente dopo aver cancellato tutte le tasse dei comunisti e la Spagna sarà al sicuro rispetto a tutte le velleità indipendentiste (catalane e basche) che Sánchez ha fomentato.
La realtà: il sanchismo è un concetto immaginario, non c’è regime che duri soltanto 5 anni ed abbia bisogno della costante negoziazione con 3 ed addirittura 4 partiti rivali per approvare leggi e sopravvivere. Il PP ha dovuto dimenticare le sue radici economiciste, con cui si sente a suo agio, ed abbracciare le idee eccentriche della estrema destra per mantenersi di moda. Feijoo è una noia e sarà presto decapitato dalla molto più “divertente” Díaz Ayuso. Vorrebbero tornare agli anni 90, alla corruzione sistemica e alla privatizzazione che arricchisce i propri amici/familiari. Ciò non basterà e dovranno ideologizzarsi per resistere. Questa via porta diritto al suo snaturamento, visto che PP e idee non si associano bene. Che tempi quelli quando te la potevi cavare con un “abbasso le tasse”… adesso dovranno anche imparare la storia dei visigoti ed altri capitoli celebri suggeriti da Vox.
Partito Socialista (PSOE)
Specchio: ci credono ancora, è possibile una vittoria all’ultimo minuto, un altro miracolo dal miracoloso Pedro Sánchez, uno che ce l’ha fatta anche quando nessuno ci credeva. Il leader socialista in attivo più importante di Europa può uscire vivo dopo il 23 luglio ed addirittura rafforzato, con un socio di Governo più debole e più indulgente. Continuerà il suo programma di riforme e la Spagna sarà come una Svezia negli anni ’90, un faro per la sinistra internazionale, avanguardia dei diritti civili e con una economia mista efficace.
La realtà: la vittoria è complicatissima, lo scenario più probabile è una sconfitta che manderà Sánchez ad un qualche ruolo di spicco nella Unione Europea e lascerà il PSOE orfano, disorientato e tentato dal tornare in braccio ai suoi vecchi leader regionali conservatori che prima di guardare a sinistra fanno accordi col PP, gente allergica a dialogare con nazionalisti catalani, insomma una strategia destinata a non governare. Poi quel fantomatico sanchismo non ha mai tifato per una economia mista e ha preso quasi tutte le sue idee del motore Podemos con il quale ha fatto tanti chilometri negli ultimi anni. Se Sànchez avesse potuto non sarebbe mai stato così di sinistra ma le circostanze storiche l’hanno obbligato a costruirsi questo personaggio eroico… e molto opportunista.
Sumar
Specchio: finalmente una sinistra radicale ma responsabile, popolare ma con le adeguate competenze, forte nelle strade tanto quanto al governo. Il vecchio sogno comunista fatto realtà da una donna vecchio stampo del Partito, Yolanda Díaz, capace di mandare in pensione Podemos perché polarizzava troppo e si precludeva dei voti. Una piattaforma ampia con un futuro glorioso dove tutte le sensibilità trasformatrici trovano spazio. Una strategia machiavellica che ci porterà verso un paese nuovo.
La realtà: il merito indiscutibile di Yolanda Díaz è stato demolire da dentro il partito alla sinistra del PSOE che ha avuto più voti nella storia di questa democrazia. Il risultato è un odio così incandescente tra la gente di sinistra che servirebbe una rifondazione da capo alla Mélenchon in Francia, ma come si fa a rifondare qualcosa che hai rifondato letteralmente 5 mesi fa? Stando così le cose, concorrono per lottare per il terzo posto (che presumibilmente invece andrà a Vox) e per essere socio utile di governo per il PSOE. Cioè come tornare agli anni ’90 quando Izquierda Unida (IU) sognava di andare al governo anche con un ministero solo. Il problema è che non siamo nei ’90 ed erano già al governo con 5 ministeri e 2 vicepresidenze. Hanno provocato e forzato il governo più a sinistra della storia di questa democrazia… ma un momento, quello era Podemos e sono stati purgati. Dunque? Basta ripetere lo slogan di Yolanda Díaz per capire tante cose: “Oggi comincia tutto”. Un reset/harakiri auto inflitto quando più potere si aveva. Motivazioni? Si cercano.
Vox
Specchio: torna l’Impero spagnolo di Carlo V ma aggiornato con i valori economici giusti (meno tasse) e le questioni razziali aggiornate (marocchini fuori). Parlando come parla la gente, andando contro quei tabù fabbricati dalla stampa catalana che tutto controlla. Si sgretola un sistema corrotto costruito dai socialcomunisti e basato sulla compravendita di voti dai regionalisti, pagati con più autonomia. Comincia una nuova era nella quale la famiglia classica tornerà ad essere il centro della società e la violenza maschilista sparirà perché non è mai esistita, è un’invenzione delle pericolose “femminazisti”, finanziate -come tutto il resto- con soldi venezuelani, cubani ed iraniani, potenze emergenti che vogliono ridicolizzare la grandezza di Spagna.
La realtà: per costruire un Terzo Reich ci vorrebbe almeno una decina di quadri con qualche abilità politica. Parlare a vanvera di “Franco non era così male” non basta. Sono e saranno indispensabili come lo zio ubriaco che ogni Natale viene a casa del PP per raccontare aneddoti che, in parte, costituiranno la linea folcloristica dei popolari per l’anno prossimo. Se vogliono un pezzo della torta ce l’avranno (occhio ai danni collaterali però, il PP cederà loro quelle cose che non hanno mai capito, cioè Educazione e Cultura). Mai saranno altro che un socio di minoranza a destra al quale drenare le forze e le idee. In alcuni anni potrebbero trovarsi con scissioni varie rientranti in massa alla patria: il vecchio e buon Partido Popular che sempre avrà un posto a tavola per loro. Immaginando una impossibile distopia potremmo vedere in 10 anni una riunione di ex politici anonimi dove Pablo Iglesias (Podemos) e Santiago Abascal si guardano negli occhi e pensano: come mai siamo finiti qui?
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