La Fionda è anche su Telegram.
Clicca qui per entrare e rimanere aggiornato.
Il putsch in Niger dal punto di vista geoeconomico

In questo agosto relativamente temperato, dove la tradizione delle discussioni da spiaggia non si è però persa sui nostri litorali balneabili, è carino vedere come tutti si affanno a spendere simpatiche teorie di predominio territoriale tra superpotenze intorno alla vicenda del colpo di stato in Niger. Non che gli addetti ai lavori si affannino meno, talvolta non considerando che se la Nigeria non si muove – da un punto di vista militare – non c’è ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, filostatunitense) che tenga! Il punto è che pochissimi mettono in luce il vero punto chiave della questione: la lotta geopolitica è innanzitutto geoeconomica e, quindi, è da lì che bisogna partire per formulare qualsiasi discorso ben fondato (lo stesso Limes tocca l’argomento solo “di striscio (ahimè!)”).
Riassumiamo però, innanzitutto, brevemente i fatti. Il 26 luglio, il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, è stato estromesso dalla sua guardia presidenziale, e il comandante della guardia (e leader del golpe), il generale Abdourahmane Tchiani, è stato nominato presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria. Si tratta del settimo colpo di stato nella regione dal 2020, escluso un precedente tentativo in Niger nel 2021, represso dalla stessa guardia presidenziale.
Il putsch è stato condannato da Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Nazioni Unite, Unione Europea, Unione Africana, numerosi governi africani e, appunto, ECOWAS. La scadenza, posta dall’ECOWAS per reintegrare il presidente Bazoum, è stata ignorata dai generali e i nuovi leader del Niger hanno chiuso lo spazio aereo del paese, accusando le potenze straniere di prepararsi ad attaccare. La scorsa settimana, i capi militari dell’ECOWAS hanno preparato un piano per reintegrare il presidente Bazoum. Tuttavia, il Senato nigeriano ha respinto l’intervento militare in Niger e senza la Nigeria, che ha un confine di 1.600 chilometri e il più grande esercito della regione, non accadrà nulla. I leader dell’ECOWAS si sono incontrati ieri, in Nigeria, per discutere i passi successivi e sicuramente hanno parlato anche del piano suddetto e …. Indovinate!
I leader hanno ordinato l’attivazione della forza di riserva ECOWAS, aumentando la pressione sugli alti ufficiali dell’esercito che il mese scorso hanno deposto il leader democraticamente eletto del Niger, ma hanno anche affermato che “la forza è l’ultima risorsa e preferirebbe mezzi diplomatici” per reintegrare il presidente Bazoum dopo il colpo di stato dell’esercito, lasciando la porta aperta a una soluzione diplomatica ma, nei fatti, sostanzialmente riaffermando – implicitamente – che la Nigeria non ha nessuna intenzione di muoversi e “da soli” non si va!.
La scorsa settimana, il vice capo del nuovo governo militare ha visitato il Mali per richiedere il “rapido dispiegamento delle forze Wagner in [Niger]” per aiutare il regime militare, da fonti autorevoli definito uno “scenario da incubo” per gli Stati Uniti nella regione africana del Sahel. Il governo militare di Niamey ha ricevuto impegni di sostegno dai vicini Burkina Faso, Mali e Guinea. L’Algeria ha condannato il colpo di stato e la Libia ha affermato che l’acquisizione era “inaccettabile”. Tuttavia, la scorsa settimana il capo di stato maggiore dell’esercito algerino ha visitato Mosca per un incontro con il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu e il Niger è stato sicuramente discusso.
Secondo la BBC, il gruppo Wagner è apparso in Libia nel 2019, sostenendo il generale Khalifa Haftar, una risorsa statunitense di lunga data. La Libia, qualunque cosa abbia detto la scorsa settimana, si concentrerà, prima di tutto, sull’evitare un’altra ondata di rifugiati che ha seguito l’attacco della NATO del 2011 al governo di Gheddafi. Se Wagner riuscisse a rafforzare la sua struttura in Libia, la Russia potrebbe avere una rotta terrestre sicura e un corridoio aereo per il Niger.
Se l’Algeria e la Libia consentissero il trasbordo di materiale in Niger, possibilmente per ristabilire l’ordine e impedire un altro esodo di profughi verso l’Europa, il governo golpista otterrebbe notevoli soccorsi e l’accesso alle rotte marittime.
Ora la principale preoccupazione dei media si è concentrata sul fatto che il Niger è un fornitore di uranio ed è un fornitore chiave per la Francia, sebbene la Francia acquisti anche uranio dal Kazakistan. La società francese che presidia il combustibile nucleare, Orano, e che gestisce una miniera di uranio in Niger, ha riferito che le sue operazioni non sono state ostacolate o messe in pericolo. Sebbene l’uranio attiri una maggiore copertura giornalistica, la più grande esportazione del Niger è però l’oro, che ha rappresentato oltre il 70% delle esportazioni nel 2021.
Secondo quanto riferito, il governo militare ha interrotto le esportazioni di uranio e oro in Francia, sebbene Reuters abbia successivamente riferito che Niger, Mali e Burkina Faso non hanno interrotto le esportazioni di uranio e oro.
Una punto importante, che tuttavia non è stato colto, riguarda il gasdotto trans-sahariano (TSGP), da 13 miliardi di dollari e 5.600 chilometri, che dovrebbe fornire 30 miliardi di metri cubi (bcm) di gas naturale all’Europa. Il gasdotto andrebbe da Warri, in Nigeria, attraverso il Niger, fino all’hub del gas di Hassan R’Mel in Algeria, dove si collegherebbe ai gasdotti esistenti verso l’Europa.
Il gasdotto (v. figura sotto) è uno sforzo congiunto di Algeria, Nigeria e Niger e nel luglio 2022 i paesi hanno firmato un memorandum d’intesa per la sua realizzazione. Il ritardo del progetto arriva in un brutto momento per l’Europa che ha recentemente perso le forniture di gas attraverso i gasdotti Nord Stream, dopo il noto sabotaggio, e dal gasdotto East-Med, dopo che il governo degli Stati Uniti l’ha sostanzialmente bloccato d’imperio sollevando obiezioni ambientali. I due gasdotti avrebbero dovuto fornire 120 bcm di gas all’anno:

Dopo la perdita del Nord Stream, l’Europa è stata costretta a importare gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti a un prezzo più alto di quello che pagava ai russi.
La presenza delle truppe Wagner in Niger è sufficiente per fermare l’oleodotto a meno che qualcuno non intervenga. Chi? Ad esempio, un paese come la Cina, che è tipicamente avverso al rischio, ma ha una lunga storia in Africa, e potrebbe essere interessato a raccogliere altri 30 bcm di gas ogni anno. I tre governi fondatori non hanno precluso altri partner, ma un precedente ministro dell’Energia algerino ha affermato che “dovrebbero esserci solo i partner che possono apportare elementi sostanziali al progetto che vadano oltre il solo denaro”. Naturalmente, potrebbe essere più semplice per la Cina aggiungere capacità solo in Nigeria, dove è un importante investitore, ma anche la Nigeria è instabile a causa di un’insurrezione in corso nel delta del fiume Niger.
Ora la Russia potrebbe ottenere di dire la sua, o addirittura fare parte del progetto, visto che il governo militare del Niger si è ora allineato con Mosca con la sua richiesta di intervento di Wagner PMC, e Mosca vorrà capitalizzare la buona volontà del vertice Russia-Africa di luglio, che si è concluso senza (ancora) riprese di consegne di grano, ma la Russia ha cancellato un debito di 23 miliardi di dollari.
D’altra parte, l’invio del gas a nord consentirà a Pechino di approfondire le relazioni con Marocco, Algeria e Libia, quest’ultima ha accettato di coordinare i suoi piani di sviluppo nazionale con la “Belt and Road Initiative” di Pechino attraverso il piano quinquennale per la China “Arab Comprehensive” Cooperazione strategica (2022-2026), in riconoscimento del coinvolgimento economico a lungo termine della Cina in Libia.
La Cina sta ora sviluppando il porto centrale di El Hamdania in Algeria, il più grande e il primo porto in acque profonde dell’Algeria. La Cina ha anche contribuito a completare l’ autostrada est-ovest di 750 miglia che collega l’Algeria al Marocco e alla Tunisia, e circa 1.000 società cinesi operano in Algeria, la loro strada facilitata dalla rinuncia al requisito “51/49” che richiedeva la proprietà maggioritaria algerina di tutti i nuovi imprese ad eccezione dei “settori strategici”.
Secondo il Servizio di ricerca del Congresso degli Stati Uniti, “l’Algeria ha rispettivamente l’undicesima e la sedicesima riserva mondiale accertata di gas naturale e petrolio, ed è stata il decimo produttore di gas naturale nel 2019. Si stima inoltre che abbia la 3a più grande riserva di gas di scisto recuperabile. Il paese esporta l’85% del suo gas in Europa.
L’Algeria ha la quarta economia più grande dell’Africa con un PIL nel 2021 di $ 167,98 miliardi. Il reddito da petrolio e gas è aumentato del 70% nella prima metà del 2022 e si prevede che il reddito energetico raggiungerà i 50 miliardi di dollari entro la fine dell’anno. La Banca mondiale ha riferito che l’economia algerina “si è espansa del 3,9% su base annua durante i primi nove mesi del 2021, dopo essersi contratta del 5,5% nel 2020”, in gran parte a causa dell’aumento della domanda di gas europea. Gli idrocarburi rappresentano il 95% dei proventi delle esportazioni e circa il 40% delle entrate del governo.
Il punto centrale è che: se la Cina non prende il gas ma accetta di consegnarlo all’Europa, aumenterà la sua influenza lì, proprio come hanno fatto gli Stati Uniti aumentando le consegne di GNL dopo aver interrotto i gasdotti Nord Stream ed EastMed.
L’Unione europea cerca un “partenariato strategico a lungo termine” per il gas naturale e l’elettricità con l’Algeria. E la Francia sta cercando di riparare i rapporti attraverso la cooperazione economica, anche se la Cina è ora il principale partner commerciale dell’Algeria. Se l’Europa si aspetta più energia dall’Algeria o altrove in Africa, tuttavia, potrebbe dover pagare per finanziare l’espansione della produzione, o partecipare al TSGP, anche se ciò potrebbe essere contrastato da Washington se intaccherà le redditizie vendite di gas naturale liquefatto degli Stati Uniti a Europa o offrire sollievo al Niger . E la Francia potrebbe trovarsi ristretta nella cabina di pilotaggio se deve condividere la partecipazione con la Cina.
Idealmente, gli Stati Uniti dovrebbero essere interessati a tutto ciò che porta maggiori quantità di gas e petrolio, stabilizzando il mercato (ricordiamoci le loro riserve strategiche di petrolio agli sgoccioli). Deve però anche considerare se il suo coinvolgimento in Niger aiuterebbe a sostenere il travagliato impero coloniale francese in Africa, o a dare alla Cina l’ingresso in maggiori opportunità in Africa, una regione che ha abitualmente ignorato e lo farà di nuovo non appena il Niger sarà risolto o almeno svanisce dalla prima pagina. In entrambi i casi l’Italia – vi ricordate il rumoroso “battage” mediatico sull’attivazione di canali di rifornimento alternativi dopo la crisi russo-ucraina? No, vero … un ricordo “perso” nella notte dei tempi – appare giocare un ruolo subalterno e in balia delle vicende definite da terzi: un vulnus al progetto del nuovo ruolo di grande Hub energetico europeo, che appare sempre più necessitare di un elevato numero di fattori di contesto favorevoli … ancora tutti da manifestarsi.
La Fionda è una rivista di battaglia politico-culturale che non ha alle spalle finanziatori di alcun tipo. I pensieri espressi nelle pagine del cartaceo, sul blog online e sui nostri social sono il frutto di un dibattito interno aperto, libero e autonomo. Aprendo il sito de La Fionda non sarai mai tempestato di pubblicità e pop up invasivi, a tutto beneficio dei nostri lettori. Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi aiutarci a crescere e migliorare, sia a livello di contenuti che di iniziative, hai la possibilità di cliccare qui di seguito e offrirci un contributo. Un grazie enorme da tutta la redazione!