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Beatles e intelligenza artificiale: la tecnologia al servizio del restauro
La pubblicazione del nuovo singolo dei Beatles con la voce originale di John Lennon riprodotta grazie all’intelligenza artificiale, a quarantatré anni dalla sua morte, pone un interrogativo interessante sul corretto utilizzo della tecnologia. Ho ascoltato la canzone e l’ho apprezzata molto, rievoca le classiche sonorità delle ballate dei Beatles ed è impossibile distinguere l’IA dalla voce originale dell’artista di Liverpool.
L’utilizzo della tecnologia, nel ventunesimo secolo, è una costante di ogni persona. Dallo smartphone al pc, dalla produzione industriale ai comandi vocali di Alexa viviamo in un mondo pervaso dall’automazione e ciò ha modificato costantemente lo stile di vita, portando sia dei vantaggi che degli svantaggi. La tecnologia è essenza della società ed è una caratteristica scontata in ogni casa.
Dalla rivoluzione industriale ad oggi, la tecnologia ha plasmato la società modificando la quotidianità delle persone e le classi sociali degli Stati occidentali. Grazie ad essa nasce l’operaio che diventa sempre più specializzato, nasce la borghesia, le classi sociali diventano più liquide, l’aristocrazia perde il suo peso ed è più semplice passare da una classe all’altra della società: il figlio di un pastore dell’entroterra abruzzese può diventare un businessman di Milano.
La pubblicazione del nuovo singolo dei Beatles rappresenta uno spartiacque interessante nell’applicazione dell’intelligenza artificiale poiché, per la prima volta, essa è applicata ad un’opera inedita di un artista defunto. E come ogni novità interessante, è giusto porsi degli interrogativi. È giusto pubblicare l’opera di un artista scomparso utilizzando l’intelligenza artificiale?
Certo non sorprende che l’intelligenza artificiale, negli ultimi anni, possa essere applicata nella produzione culturale. Grazie ad essa, infatti, la qualità dei film fantasy o dei film di fantascienza è migliorata tanto così come è migliorata la produzione di “anime” e dei film animati ma in questo caso si rischia di entrare in un vortice conservatore e reazionario: un vortice dove artisti morti pubblicano inediti spinti dagli interessi economici delle case discografiche.
L’intelligenza artificiale è stata usata nella canzone “Now and Then” per restaurare e ricreare parti mancanti della voce di John Lennon e il restauro in sè è una forma di conservazione: un modo per dare nuova luce a qualcosa che si logora a causa del tempo. I Beatles, pietra miliare della produzione musicale del novecento, diventano anche in questo caso protagonisti della produzione culturale tramite IA.
Bisognerebbe quindi porsi delle domande sull’utilizzo della tecnologia nella produzione culturale per non rischiare di entrare in un circolo reazionario e conservatore dove qualsiasi fondazione o etichetta discografica acquisti diritti di artisti in vita per produrre, post-mortem, opere inedite utilizzando l’intelligenza artificiale. Così facendo si rallenta la produzione culturale perché le major troverebbero più conveniente produrre un artista famoso ma defunto invece che un artista emergente e sconosciuto. Ciò sarebbe un problema grave per la crescita di giovani emergenti e il sistema culturale si impantana dietro mostri sacri del passato ormai scomparsi. Si rischierebbe di pubblicare inediti, ad esempio, dei Nirvana, di Michael Jackson o di David Bowie dimenticando che il nuovo Kurt Cobain è il ragazzo di quindici anni che oggi sta suonando in qualche studio da ore. Certo per le case discografiche è economicamente meno rischioso produrre artisti scomparsi e affermati invece di credere in nuove generazioni; ma, così facendo, si rischia di annullare generazione di artisti, si rischia di creare una società sempre più piatta e sempre meno capace di produrre emozioni e cultura, una società incapace di rappresentare la realtà che si affida ad artisti guru che parlano dal passato. Una specie di santoni.
E’ giusto omaggiare gruppi storici come i Beatles, è giusto riconoscere l’importanza dei Beatles nella storia della musica ed è altrettanto giusto porre un freno alla loro produzione perché è altrettanto giusto che gli artisti contemporanei rappresentino la società contemporanea attraverso la voce e le sonorità che il mondo esprime.
In conclusione, la produzione di “Now and Them” dei Beatles e il relativo utilizzo dell’intelligenza artificiale per riprodurre la voce di Lennon ricorda le teste dei personaggi storici nel cartoon Futurama di Matt Groening. Matt Groening, visionario ideatore dei Simpson, ha immaginato in Futurama la società del tremila. In questo mondo, la testa di Nixon, conservata in un liquido speciale è il presidente del mondo. I personaggi del passato vivono grazie a questa speciale tecnica di conservazione e, allo stesso modo, l’intelligenza artificiale riporta in vita artisti del passato imponendo un’egemonia culturale.
I pionieri della produzione sonora tramite intelligenza artificiale sono stati i Beatles e se si continuasse su questo solco a produrre, tramite intelligenza artificiale, inediti degli altri artisti del passato? Quale spazio si lascerebbe ai nuovi artisti e quanto questa produzione culturale potrebbe incidere sulla formazione di una società legata ad un potere che conserva il proprio interesse?
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