La Fionda è anche su Telegram.
Clicca qui per entrare e rimanere aggiornato.

Non nel mio nome


2 Gen , 2024|
| 2024 | Sassi nello stagno

Non è il Capo dello Stato che delimita la mia autonomia di giudizio, non sono i Ministri che stabiliscono la mia etica, non sono i media che dettano il mio pensiero. Pertanto, dopo aver pensato a cosa dire, dico quello che penso.

Penso che condannare i terroristi è necessario, ma non è sufficiente. Sappiamo tutti che certe forme di terrorismo vengono ingenerate e fomentate dai soprusi, dalla prevaricazione, dalla deprivazione, dall’esasperazione. C’è chi a queste forme di violenza risponde con la rassegnazione, e chi invece, in preda alla disperazione, diventa a sua volta violento. “Ha cominciato lui” è una giustificazione che non regge neanche in prima elementare.

Mi inquieta l’omertà delle Istituzioni nazionali e comunitarie sullo sterminio del popolo palestinese. Mi spaventa perché, con Hannah Arendt, convengo che «chi sa di poter dissentire sa anche che, in qualche modo, quando non dissente esprime un tacito assenso». Concludo con una riflessione che il filosofo Giorgio Agamben ha pubblicato a luglio di quest’anno.

«Ci sono diverse specie di menzogna. La forma più comune è quella di chi, pur sapendo o credendo di sapere come stanno le cose, per qualche ragione dice consapevolmente il contrario o comunque nega anche solo parzialmente ciò che sa essere vero. […] La menzogna con cui abbiamo a che fare da quasi tre anni non ha questa forma. È, piuttosto, la menzogna di chi ha smarrito il discrimine fra le parole e le cose, fra le notizie e i fatti e quindi non può più sapere se sta mentendo, perché per lui è venuto meno ogni possibile criterio di verità. Quello che dicono i media non è vero perché corrisponde alla realtà, ma perché il loro discorso si è sostituito alla realtà. La corrispondenza fra il linguaggio e il mondo, su cui un tempo si fondava la verità, non è semplicemente più possibile, perché i due sono diventati uno, il linguaggio è il mondo, la notizia è la realtà. Solo questo può spiegare perché la menzogna non abbia bisogno di rendersi verosimile e non nasconde in alcun modo quello che a chi ancora aderisce all’antico regime di verità appare come evidente falsità. […] Il problema è a questo punto quanto può durare una menzogna di questo tipo. È probabile che prima o poi la si lascerà semplicemente cadere, per sostituirla immediatamente con una nuova menzogna, e così via – ma non all’infinito, perché la realtà che non si è più voluto vedere si presenterà alla fine a esigere le sue ragioni, anche se al prezzo di catastrofi e sciagure non indifferenti, che sarà difficile se non impossibile evitare».

Di:

La Fionda è una rivista di battaglia politico-culturale che non ha alle spalle finanziatori di alcun tipo. I pensieri espressi nelle pagine del cartaceo, sul blog online e sui nostri social sono il frutto di un dibattito interno aperto, libero e autonomo. Aprendo il sito de La Fionda non sarai mai tempestato di pubblicità e pop up invasivi, a tutto beneficio dei nostri lettori. Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi aiutarci a crescere e migliorare, sia a livello di contenuti che di iniziative, hai la possibilità di cliccare qui di seguito e offrirci un contributo. Un grazie enorme da tutta la redazione!