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29 Gen , 2024|
| 2024 | Sassi nello stagno | Sport | Terza Pagina

(se però sei un tennista è Monte Carlo)

Lo sport ad alti livelli non sarebbe concepibile senza le nazioni. Tutte le competizioni di un certo peso sono confronti tra nazioni, sono tornei nei quali ci si divide in base all’appartenenza a uno Stato, si riceve sostegno in base a quella appartenenza e si vince in quanto portatori di una bandiera.

A queste condizioni il collegamento tra sport e politica è immediato, e in effetti la storia delle competizioni internazionali è costellata di boicottaggi, esclusioni e altre misure destinate a colpire, attraverso lo sport, questo o quello Stato nazionale.

Capita così che un atleta, soprattutto se impegnato in una competizione importante come l’Australian Open, vi prenda parte come un apolide: senza collegamento alcuno con una nazione, ovvero sotto la bandiera del Comitato internazionale olimpico. È quanto successo or ora a Daniil Medvedev, che nella finale giocata contro Jannik Sinner non è stato associato alla bandiera del suo Paese, ovvero la Russia. Così ha voluto la Federazione internazionale tennis per colpire il Paese impegnato in una guerra contro l’Ucraina (e per il suo tramite contro i Paesi della Nato).

Ora, si potrebbe discutere del significato di una bandiera, che incarna una identità non costringibile entro le dinamiche di uno specifico evento storico, per quanto carico di implicazioni (quando vivevo in Germania negli anni Novanta mi sforzavo di far capire ai tedeschi che il tricolore non indicava una adesione a quanto rappresentava Berlusconi). Non è però questo il punto, dal momento che Medvedev ha criticato l’invasione russa dell’Ucraina e tal fine avallato l’oscuramento della bandiera del suo Paese.

A ben vedere anche Sinner ha un rapporto curioso con la bandiera che indica la sua nazionalità. Non c’entra qui la complessa relazione tra altoatesini e italiani, bensì la circostanza che il campione ha appena trasferito la residenza nel Principato di Monaco. I suoi fan dicono che serve per consentirgli di allenarsi in un contesto favorevole dal punto di vista climatico, ma è chiaro che le ragioni sono altre: immagino ci si possa allenare su un campo da tennis anche se non si ha la residenza del Paese in cui quel campo si trova.

Sinner ha insomma trasferito la residenza a Monte Carlo per pagare meno tasse, incurante dell’esito di questa operazione: arricchisce un territorio che non mi pare abbia bisogno di soldi, mentre toglie risorse a un territorio che invece ne ha bisogno (al netto dei privilegi fiscali di cui gode l’Alto Adige).

Sinner e Medvedev non sono però tanto diversi, come invece si sarebbe portati a ritenere: il primo ha allentato il suo rapporto con il tricolore per biechi motivi fiscali, ma il secondo non ha preso le distanze dalla bandiera del suo Paese per motivi umanitari.

In effetti anche Medvedev ha la residenza a Monte Carlo e, come Sinner, non mette in discussione la bandiera per inseguire idealità mondialiste. Entrambi sono attratti dall’ingordigia alimentata da qualche commercialista, nella cui sala d’aspetto avranno magari modo di approfondire la loro conoscenza, ma anche il solco che li divide dai loro tifosi.

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