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Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu
Il catalogo di Ibex Edizioni, casa editrice specializzata in filosofia, marketing e sociologia, con una particolare attenzione per le tecniche di costruzione del consenso, a inizio febbraio si è arricchito con un nuovo titolo: “Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu”, di Maurice Joly, che torna nelle librerie e negli store online dopo circa trent’anni di assenza; la traduzione è stata curata da Marco Tarsetti, mentre l’introduzione è dell’avvocato penalista internazionale Filippo Ferri. Due parole sull’autore per cominciare. Maurice Joly è stato un avvocato, giornalista e scrittore francese. Nato a Lons-le-Saunier il 22 settembre 1829, ebbe molte vicissitudini, personali ed economiche, a causa della dissidenza, accompagnata da una fervente attività pubblicistica, nei confronti del regime di Napoleone III. A causa di ciò, la prima edizione del volume uscì in Belgio, nel 1864, per poi circolare illegalmente anche in Francia. Dopo la sconfitta di Sedan e la caduta di Napoleone III (1870), prese parte alla Comune di Parigi (1871), per poi continuare nelle sue battaglie in favore della libertà, portate avanti fino alla morte, avvenuta il 15 luglio 1878, quasi certamente per suicidio. Queste brevi note biografiche possono aiutare a comprendere le origini e i contenuti dell’opera, che per raggiungere i suoi scopi ricorre a un immaginario incontro e confronto fra due giganti del pensiero politico occidentale, Niccolò Machiavelli e Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, autori di due dei maggiori trattati sul potere politico di tutti i tempi (Il Principe e De l’Esprit des lois, in italiano Dello spirito delle leggi), opere di un’attualità sconcertante. Si trattava di un escamotage per aggirare la censura del regime bonapartista, che non tollerava le voci “fuori dal coro”, e voleva dare al lettore il quadro di un governo – con un chiaro riferimento all’attualità – che cancella le principali libertà politiche e democratiche, operando dietro lo schermo di un “totalitarismo morbido”, in un certo precursore della cosiddetta democrazia di massa, di stampo plebiscitario e populista, che vedrà nel Novecento (e forse anche nel nuovo millennio) il suo massimo sviluppo. L’opera si compone di venticinque dialoghi, immaginati dall’autore, tra Machiavelli e Montesquieu, incentrati sulle modalità utilizzate dal potere costituito (il governo) per garantirsi il controllo della vita pubblica. Una lezione, che in questo senso ricorda quella offerta dal Principe, per mettere a nudo meccanismi, trucchi e artifici, in special modo le tecniche manipolatorie, utilizzate spesso dal potere politico per assoggettare le masse, che dissimula, con abili artifici, una dittatura con la parvenza di un regime rispettoso della volontà popolare, che da quella trae la sua legittimazione. La massificazione dell’opinione pubblica – e qui torna alla mente un altro grande dei nostri tempi, Pier Paolo Pasolini – e il suo orientamento nella direzione voluta sono rese possibili ingannando, blandendo e neutralizzando ogni senso critico e/o spinta alla ribellione. Altri autori che l’opera fa tornare alla mente sono tutti coloro – Alexis de Tocqueville, George Orwell, Aldous Huxley, Guy Debord – che nelle rispettive opere hanno profeticamente disegnato la società del controllo e dello spettacolo, ricorrendo alle stesse tecniche che portarono l’Ochrana, la famigerata polizia segreta zarista, a elaborare e far circolare i Protocolli dei Savi di Sion (una sorta di piano di una ristretta cerchia composta di ebrei per dominare il mondo), uno dei maggiori esempi di falsità e mistificazione storica, che però, purtroppo, ebbero larga diffusione e credibilità, e furono sfruttati dalla propaganda antisemita, ancor prima dell’avvento al potere dei nazisti in Germania, per fomentare un clima di odio e sospetto; secondo alcune ricostruzioni l’autore del falso sarebbe stato un cultore dei Dialoghi di Joly. Una cosa, però, è certa: la lettura di questo libro rappresenta una guida indispensabile per tutti coloro che vogliano imparare a comprendere e decifrare il lato oscuro e manipolatorio del potere, che in un’epoca di grande sviluppo mediatico e tecnologico, può rivelarsi ancora più pericoloso di due secoli fa. Come si legge nel comunicato stampa della casa editrice, una società che si presenta come: “una servitù regolata, con schiavi addomesticati, felici e tranquilli che, ossessionati più dallo smartphone che dalle decisioni prese sulle loro teste, non recano disturbo ai manovratori”.
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