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Il mondo dopo il 24 febbraio


24 Feb , 2024|
| 2024 | Visioni

Sono passati due anni dalla fatidica data. Prima che accadesse non avevamo intuito quanto il mondo che conoscevamo potesse cambiare da un momento all’altro, chiusi come eravamo nella nostra bolla che aveva le pareti composte di un equilibrio internazionale basato sulla potenza militare ed economica degli Stati Uniti.
Non ci si può nascondere, il 24 febbraio 2022 ha modificato la Storia. È intervenuto come un pugno a sfondare un muro ideale eretto da almeno tre decenni.
Quel giorno è il segno, infatti, dell’inizio della guerra alla pervasiva egemonia americana nel mondo. Il momento in cui gli Stati che si sentivano penalizzati dal peso di Washington hanno iniziato a elaborare strategie per liberarsene, anche con la forza.
Non possiamo essere sicuri che Putin il giorno che ha dato l’ordine di invadere i territori ucraini partendo dalle zone autonome e filo-russe del Donbass avesse esattamente ciò in mente, ma questo è stato sostanzialmente l’effetto. Nella lunga onda del 24 febbraio 2022, che probabilmente ci porteremo dietro per molto tempo, va anche inserita senz’altro l’attuale situazione del Medio Oriente, dove vari attori hanno iniziato in maniera disordinata, dall’Arabia Saudita all’Iran, a pretendere chi maggiore autonomia, chi completa libertà d’azione rispetto agli Stati Uniti.
La Cina stessa ha alzato il tiro, espandendo la propria influenza in zone da lei lontane e garantendo sostegni e aiuti a chi volesse cambiare campo. Ma anche minacciando, non troppo velatamente, la conquista militare di Taiwan.

Se due indizi fanno una prova, qua siamo davanti al palesarsi dell’evidente.
A dimostrare lo scricchiolio del mondo “all’occidentale” è anche ciò che avviene al di qua di questo nuovo muro che racchiude Europa e Americhe (e poche altre eccezioni sparse nel globo, come il Giappone, l’Australia e la Sud Corea), dove il dibattito (anche se in realtà ce n’è sempre stato pochissimo) ha lasciato spazio alla propaganda, ai proclami e alla repressione. Dove parlare e fare analisi senza venire accusato di essere filo-qua o filo-là è sempre più difficile. Chiaro sintomo di un decadimento che avanza inesorabile. Se lo spazio di critica che ha l’unico obiettivo di ragionare per migliorare la situazione viene schiacciato, allora si continuerà verso il disastro annunciato.
Esattamente in questo senso vanno anche le classi dirigenti. Invece che rimboccarsi le maniche per rimediare agli errori persistono nel compierli, pretendendo di avere ragione sulla base del nulla.
Giusto pochi giorni fa Ursula von der Leyen, ovvero la più alta carica dell’Unione europea, ha scritto su X che “L’Ucraina prevarrà ed entrerà nell’Unione europea”. Qui non siamo di fronte solo a propaganda, ma proprio a una menzogna. No, l’Ucraina non vincerà questa guerra, è ormai chiaro, tanto che la decantata controffensiva di primavera scorsa è stata un totale disastro. E no, a meno di un suicidio europeista (che obiettivamente non è da escludere) non entrerà nell’Ue. Quindi perché mentire a 500 milioni di cittadini?
Perché continuare? Bisognerebbe invece iniziare ad ammettere che essere stati co-responsabili – in quanto co-belligeranti – di questo immane disastro che è la guerra russo-ucraina è stato un errore. Migliaia di vite spezzate, un paese completamente distrutto che probabilmente avrà bisogno di decenni e decenni per ripartire senza essere dipendente totalmente dall’esterno, generazioni distrutte e cittadini con traumi che dovranno a fatica riuscire a reintegrarsi nelle società (perché questo vale anche per la Russia ovviamente), per non parlare delle quantità di armi finite chissà dove e che rappresenteranno un pericolo importante per la sicurezza di tutti i paesi europei. Per ottenere cosa? Relazioni distrutte con una parte di mondo con il quale fino all’altro ieri si commerciava con grandissimo vantaggio, crisi economica e pochissime prospettive di futuro, in quanto i paesi che ora stanno emergendo ci vedono come nemici.

La guerra tra Russia e Ucraina si poteva evitare? Forse sì, forse no. Probabilmente non l’avrebbero potuta evitare gli europei, l’avrebbero potuta evitare più facilmente gli Stati Uniti, ma non ne hanno avuto l’interesse. Se anche si fosse evitata comunque il focolaio anti-egemonia americana sarebbe scoppiato altrove, perché il problema vigente è proprio come gli Stati Uniti hanno gestito il loro ruolo di egemone globale: spesso con la forza, spesso con il ricatto. Un dibattito, tra l’altro, che vive paradossalmente molto più negli stessi Stati Uniti che in Europa, dove attualmente abbiamo solo saputo annuire e prendere le difese del Re senza farci troppe domande.

È inutile arroccarsi e sperare di poter tornare in qualche modo indietro, bisognerebbe invece prendere atto che dal 24 febbraio 2022 il mondo è cambiato e che continuerà a cambiare, e che dovremo in qualche modo ritagliarci una nostra posizione. Se non vuole farlo l’Unione europea, perché al suo interno ci sono paesi che hanno interessi diversi (e qui vive una delle grandi contraddizioni unioniste), allora dovrebbe pensarci l’Italia. E l’unica strada apparentemente perseguibile è quella di essere un punto di mediazione nel mondo che si sfalda, perché non possiamo permetterci assolutamente il crollo totale. L’Italia ha fatto storicamente fortuna con la pace riuscendo ad essere luogo d’incontro di culture e interessi differenti, mentre la guerra non ci si addice per nulla (il ché non significa che non bisogna mostrare anche i muscoli quando serve) e anzi, ci porta pure male.

Di:

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