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Haiti nel caos, anche “grazie” agli Stati Uniti


19 Mar , 2024|
| 2024 | Visioni

Lo scorso primo marzo il Responsible Statecraft[1], rivista online del Quincy Institute, istituto di ricerca e analisi geopolitica statunitense, titolava “20 years after the US ousted Haiti’s president” (Dal colpo di stato al caos: 20 anni dopo la deposizione del presidente di Haiti da parte degli Stati Uniti). La stessa testata, tornando sull’argomento a una settimana di distanza[2], definiva la crisi come la “…conseguenza prevedibile di 14 anni di sostegno degli Stati Uniti a regimi antidemocratici collegati al partito PHTK[3] […] che ha(nno) smantellato la democrazia di Haiti”, aggiungendo che il piccolo stato caraibico “…ha la possibilità di invertire questa discesa e ritornare su un percorso più stabile e democratico, ma solo se l’amministrazione Biden lo consentirà”.

Le ingerenze di Washington[4] nella vita politica ed economica della piccola repubblica non sono mai mancate: dopo aver a lungo sostenuto la feroce dittatura dei Duvalier, le continue interferenze degli Stati Uniti sono state tra le cause determinanti della crisi attuale, con una popolazione civile, di poco inferiore ai 12 milioni di persone, che deve fare i conti con condizioni di vita a dir poco catastrofiche, sulle quali si innestano la corruzione dilagante e l’azione di circa 200 gruppi criminali, responsabili di diversi traffici illeciti, comprese armi e stupefacenti [5].

Per avere un’idea, un recentissimo rapporto delle Nazioni Unite parla di circa la metà della popolazione che necessita di assistenza umanitaria e alle prese con un’epidemia di colera. A peggiorare il quadro è intervenuta una serie di disastri naturali, a cominciare dal terremoto del 2010, che provocò centinaia di migliaia di vittime e milioni di sfollati[6], seguito dall’uragano del 2012 (oltre 200mila persone colpite) e all’epidemia del 2011, che avrebbe coinvolto più di mezzo milione di haitiani.

Haiti ha conosciuto un vero e proprio tracollo negli ultimi vent’anni, a partire dal 2004 quando l’allora presidente Jean-Bertrand Aristide, l’unico capo di stato eletto democraticamente nella storia del paese, fu deposto da un colpo di stato e costretto all’esilio in Sudafrica, salvo fare ritorno nell’isola nel 2011. Molti analisti concordano sul fatto che il golpe fu orchestrato dagli Stati Uniti, per via del rifiuto di Aristide di allinearsi ai desiderata di Washington. A partire da quel momento, tutti i governi che si sono succeduti – non eletti e/o frutto di consultazioni ritenute, nella migliore delle ipotesi, irregolari – hanno portato Haiti al disastro attuale, caratterizzato da fame, miseria e violenze senza fine, incancrenite dalla presenza delle già menzionate bande criminali, che agiscono nella più completa impunità, acquisendo sempre maggiore forza e rilevanza.

Il 7 luglio del 2021 alcuni mercenari, sembra in forza a una compagnia di sicurezza privata della Florida, uccisero il presidente Jovenel Moise “colpevole”, a quanto pare, di aver avviato, sia pur timidamente, un nuovo corso non in linea con gli interessi degli USA. A confermarlo troviamo le parole dell’allora ambasciatrice americana a Port-au-Prince, Pamela White, che in occasione di un’audizione alla Camera dei Rappresentanti definì “fastidioso” l’operato del capo dello stato[7]. Inoltre, a sostituire Moise, in qualità di presidente e premier ad interim, fu chiamato Ariel Henry, considerato filoamericano e sostenuto senza riserve dalla Casa Bianca. Non solo nel corso del suo “mandato” la situazione generale del paese e della popolazione sono ulteriormente peggiorate, ma nonostante le promesse e gli impegni, Henry non ha mai dato luce verde a nuove elezioni.

Consapevole del deterioramento della situazione interna, Henry aveva chiesto e ottenuto, col voto del Consiglio di sicurezza dell’ONU dell’ottobre 2023, il varo di una missione di pace, che prevedeva l’intervento di un contingente di caschi blu, e si era recato in Kenya, paese dichiaratosi disponibile ad assumere il comando della missione, per concordare le modalità e il supporto delle locali forze di sicurezza. Ed è stato a Nairobi che Henry è stato raggiunto dalla notizia della sollevazione delle bande criminali, che avrebbero preso il controllo della capitale e di altre zone strategiche di Haiti, invocando le sue dimissioni. La missione di pace, in realtà, non era mai partita a causa di una serie di riserve sollevate sia in sede ONU, che negli ambienti politici, oltre che per via della diffidenza della popolazione haitiana, che aveva le sue ragioni per guardare con sospetto a un nuovo intervento degli stranieri, dopo l’esperienza della precedente missione targata Nazioni Unite – chiamata MINUSTAH, dal 2004 al 2017 – che aveva lasciato una lunga scia scandali dovuti ad abusi sessuali, oltre che portare nell’isola un’epidemia di colera, ricondotta al personale nepalese che faceva parte del contingente[8].

Henry non solo non ha potuto fare ritorno in patria, ma al suo aereo è stato negato il permesso di atterrare nella Repubblica Dominicana[9], nazione con la quale Haiti divide la sovranità sull’isola di Hispaniola, costringendolo a ripiegare su Porto Rico, territorio sovrano degli Stati Uniti, dove sono iniziate una serie di interlocuzioni col Segretario di Stato Antony Blinken, il quale lo avrebbe alla fine persuaso a gettare la spugna, aprendo alla transizione e a nuove elezioni, negate da più di tre anni.

Nel frattempo, Haiti sembra caduta in mano all’anarchia, alle violenze e alle gang, tra le quali spiccherebbe quella guidata da un ex agente delle forze di polizia antisommossa, Jimmy Chérizier, detto “Barbecue”. È stato proprio lui, in diverse dichiarazioni ufficiali riprese dalla stampa, a paventare il rischio di guerra civile e genocidio in assenza delle dimissioni di Henry. Nel corso dei disordini, le stesse bande armate avrebbero fatto evadere dalle carceri della capitale circa quattromila detenuti[10].

L’azione dei gruppi criminali è stata favorita dalle armi che – a differenza del cibo e dei generi di prima necessità – circolano numerose ad Haiti, pure grazie agli Stati Uniti dai quali, stando a un report ONU del 2024[11], proverrebbero la maggior parte di quelle presenti nel paese.

Fin qui il racconto del cosiddetto mainstream. Tuttavia Piccole Note[12], citando una sua intervista, riprende alcune parole dello stesso “Barbecue”, secondo cui egli avrebbe riunito più bande per dare vita alla sua G9, una sorta di federazione di gang, con l’obiettivo di contrastare la violenza degli altri gruppi criminali; la stessa testata, citando un’altra intervista concessa alla nostra RAI, ricorda che lo stesso Barbecue si sarebbe dichiarato dalla parte del popolo affamato, oltre a ribadire come le sue azioni avrebbero il solo fine di aiutare i civili inermi.

Sia ben chiaro che dicendo questo non intendiamo in nessun modo giustificare azioni criminali e/o sanguinose, che vanno pur sempre a detrimento della popolazione, ma ricordare come esistano altri elementi di fatto che meritano di essere attenzionati, prima di liquidare quanto sta avvenendo ad Haiti come una spirale di violenza, causata da gang criminali.

E men che mai si potrebbe imputare il tutto a fatti isolati, o peggio come frutto del caso e/o della contingenza del momento.

Come ricorda ancora la testata Responsible Statecraft[13]: “questa terribile situazione non solo è prevedibile, è stata prevista. Funzionari haitiani-americani, la società civile haitiana, membri del Congresso degli Stati Uniti e altri esperti avevano avvertito per anni che il sostegno degli Stati Uniti a Henry avrebbe portato a una crescente tragedia per gli haitiani. Gli Stati Uniti, che hanno installato Henry, al potere, in primo luogo, ignorò queste suppliche e rimase risolutamente al fianco del suo amico. Con il sostegno degli Stati Uniti, il mandato incostituzionale di Henry come primo ministro ha superato il mandato di qualsiasi altro primo ministro previsto dalla Costituzione di Haiti del 1987. Anche i livelli di violenza delle bande, rapimenti, fame e miseria hanno raggiunto livelli senza precedenti”. L’Amministrazione Biden ha già disposto l’evacuazione del personale non essenziale dalla sua ambasciata a Port-au-Prince [14].

Le ultime notizie, riportate dall’ANSA[15], riguardano l’annuncio delle dimissioni di Henry, che lascerebbe il testimone a un Consiglio presidenziale, integrato da sette membri votanti e due osservatori in rappresentanza delle forze politiche, sociali e religiose di Haiti, incaricato di gestire la fase di transizione e portare il paese a nuove elezioni. Sul punto, tuttavia, è già intervenuto l’out out di Barbecue, il quale ha dichiarato di voler proseguire la lotta, rivendicando il diritto degli haitiani di scegliersi da soli i propri governanti. Sulla stessa linea Guy Philippe, ex capo della polizia e parlamentare, tra i fautori del golpe contro l’ex presidente Jean-Bertrand Aristide, rientrato ad Haiti circa un mese fa, dopo aver scontato una condanna per riciclaggio e traffico di stupefacenti negli Stati Uniti[16].

Un’altra figura, per lo più politica, che potrebbe avere un ruolo nelle prossime settimane potrebbe essere Moïse Jean Charles, ex sindaco di Milot, città settentrionale di Haiti, considerato il leader dell’opposizione, alla testa del partito Platfòm Pitit Desilin: Charles è impegnato in prima persone nei negoziati in corso, che potrebbero portare all’auspicata transizione democratica, per quanto – vista la situazione – il condizionale sia d’obbligo.

Per il momento poco sembra cambiare ad Haiti. Il governo guidato dal neopremier ad interim Patrick Michel Boivert[17], allineandosi alle scelte politiche repressive del suo predecessore – come quelle adottate lo scorso 7 febbraio nei confronti di cittadini manifestavano per chiedere cibo e condizioni di vita più sopportabili – ha deciso di prorogare lo stato d’emergenza e, almeno fino agli inizi di aprile, il coprifuoco nazionale, in vigore dalle 18 alle 5 del mattino.

Tracciando qualche conclusione, per quanto non possa essere escluso che dietro le sollevazioni in corso si possano celare anche interessi egoistici o personali, resta il quadro di un paese e un popolo ridotti in miseria da un sistema corrotto e inefficiente, spesso in combutta con interessi estranei a quelli di Haiti (e degli haitiani), che domandano a gran voce (e legittimamente) un cambiamento.

Liquidare il tutto come l’azione di bande criminali sarebbe quantomeno riduttivo, come l’idea che il futuro dell’isola possa essere disegnato dai massimi responsabili della crisi: l’unico e solo cambiamento potrebbe arrivare da un’autentica e genuina partecipazione democratica, non certo da decisioni politiche calate dall’alto, o, peggio ancora, provenienti dall’esterno.

FONTI

Canale YouTube Nova Lectio (link: www.youtube.com/watch?v=GfcPixiGiQU): “Questo paese è un INFERNO. E il mondo l’ha dimenticato (HAITI)”

www.limesonline.com/rubriche/il-mondo-oggi/guerra-ucraina-russia-polonia-usa-cina-iran-india-haiti-corsica-15355501/

www.notiziegeopolitiche.net/haiti-le-quattro-cause-della-nuova-deriva/

www.geopolitica.info/haiti-una-crisi-senza-fine/

responsiblestatecraft.org/us-haiti-coup/

www.lindipendente.online/2024/03/10/haiti-nel-caos-il-presidente-e-fuggito-a-puerto-rico/

responsiblestatecraft.org/haiti-henry/

www.lantidiplomatico.it/dettnews-dal_colpo_di_stato_al_caos_20_anni_di_storia_di_haiti_orchestrata_dalla_cia/45289_53581/

it.insideover.com/criminalita/haiti-anarchia-senza-fine-la-criminalita-allassalto-dello-stato.html

www.aljazeera.com/program/inside-story/2024/3/17/could-haiti-be-on-the-brink-of-collapse

www.piccolenote.it/mondo/haiti-si-dimette-presidente-caos-continua

www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2024/03/12/haiti-il-premier-henry-si-dimette-ma-la-crisi-rimane-

www.repubblica.it/esteri/2024/03/14/news/haiti_barbecue_port_au_prince_carcere-422313004/

www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_situazione_ad_haiti_documenti_dal_fronte_interno/24790_53613/

www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/10/haiti-orlo-guerra-civile-strade-edifici-capitale-bande-armate-usa-evacuano-ambasciata/7474808/

www.aljazeera.com/news/2024/3/14/what-is-the-history-of-foreign-interventions-in-haiti

www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/04/haiti-bande-armate-assaltano-penitenziari-4mila-detenuti-evasi-proclamato-coprifuoco-e-stato-di-emergenza/7467554/

globalinitiative.net/analysis/haiti-gang-crisis-and-international-responses/

www.aljazeera.com/news/2024/3/16/overthrow-the-system-haiti-gang-leader-cherizier-seeks-revolution

theintercept.com/2024/03/15/finishing-the-haitian-revolution/

www.aljazeera.com/news/2024/3/13/who-are-haitis-gangs-and-what-do-they-want-all-you-need-to-know


[1] responsiblestatecraft.org/us-haiti-coup/

[2] responsiblestatecraft.org/haiti-henry/

[3] Partito haitiano Tèt Kale, in francese Parti Haïtien Tèt Kale, considerato di orientamento liberal conservatore. Ha espresso, tra gli altri, l’ex presidente Michel Joseph Martelly.

[4] thegrayzone.com/2024/03/01/secret-cable-cia-haiti-coup/

[5] Canale YouTube Nova Lectio (link: www.youtube.com/watch?v=GfcPixiGiQU): “Questo paese è un INFERNO. E il mondo l’ha dimenticato (HAITI)”

[6] web.archive.org/web/20100207113541/http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo473162.shtml

[7] www.cubainformazione.it/?p=88490

[8] it.insideover.com/criminalita/haiti-anarchia-senza-fine-la-criminalita-allassalto-dello-stato.html

[9] www.espansionetv.it/2024/03/05/aereo-con-a-bordo-il-premier-di-haiti-atterra-a-porto-rico/

[10] www.lindipendente.online/2024/03/04/haiti-gang-assaltano-carcere-maxi-evasione-di-4mila-detenuti/

[11] www.unodc.org/unodc/en/frontpage/2024/January/unodc-executive-director-urges-action-to-stop-arms-trafficking-and-illicit-financial-flows-to-haiti-at-un-security-council.html

[12] www.piccolenote.it/mondo/haiti-si-dimette-presidente-caos-continua

[13] responsiblestatecraft.org/haiti-henry/

[14] www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/10/haiti-orlo-guerra-civile-strade-edifici-capitale-bande-armate-usa-evacuano-ambasciata/7474808/

[15] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2024/03/12/haiti-il-premier-henry-si-dimette-ma-la-crisi-rimane

[16] www.repubblica.it/esteri/2024/03/14/news/haiti_barbecue_port_au_prince_carcere-422313004/

[17] www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_situazione_ad_haiti_documenti_dal_fronte_interno/24790_53613/

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