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L’attentato al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo 2024: quattro ipotesi sul tappeto
È la serata di venerdì 22 marzo quando una folla di cittadini comuni sta entrando, o si accinge a farlo, nella Crocus City Hall, una sala concerti che si trova nella periferia nord della capitale russa, per assistere all’esibizione dei Picnic, una famosa rock band. All’improvviso si scatena l’inferno. Un commando di terroristi, armati di kalashnikov e bombe incendiarie, fa irruzione, aprendo il fuoco all’impazzata. Dopo aver eliminato diversi membri del personale di sorveglianza (non armato), gli attentatori sparano a caso sui presenti, utilizzando quindi del liquido infiammabile per dare fuoco all’edificio.
I numeri diramati dalle autorità, purtroppo provvisori visto che diverse persone rimaste ferite versano in condizioni molto critiche, è di 137 vittime, compresi tre bambini, mentre i feriti sarebbero circa 180; le operazioni di identificazione delle vittime proseguono senza sosta e finora è stato possibile dare un nome solo a 68 delle persone decedute.
Nel giro di poche ore l’FSB, il servizio di sicurezza federale, ha tratto in arresto undici persone sospettate di aver preso parte all’operazione terroristica, tra le quali figurerebbero almeno quattro dei cinque componenti del commando: i fermati sono stati catturati mentre si accingevano a fuggire in direzione del confine ucraino, a centinaia di chilometri dal luogo del delitto.
L’attentato, come già sappiamo, è stato rivendicato dall’Isis. Tale opzione è stata immediatamente sposata dagli Stati Uniti, che si sono affrettati a escludere ogni coinvolgimento proprio o dell’Ucraina; gli stessi americani hanno reso noto di aver condiviso con le autorità russe, già lo scorso novembre, l’esistenza di un rischio di attentati, anche se non è dato sapere come o perché ne fossero al corrente. Inoltre, nelle settimane scorse diverse rappresentanze diplomatiche occidentali a Mosca[1] – compresa quella italiana[2] – hanno diramato avvisi o comunicati con i quali consigliavano i proprio connazionali di evitare assembramenti o sale concerti…
La tesi della matrice islamica dell’attentato non è stata accolta dai leader russi. Le prime prese di posizioni di diversi parlamentari della Duma, come il discorso rivolto alla nazione dal presidente Vladimir Putin a poche ore dai fatti del 22 marzo, hanno agitato lo spettro di una responsabilità di Kiev, assieme alla garanzia del leader del Cremlino che tutti i responsabili della strage, compresi i mandanti, saranno individuati e puniti[3].
Un impegno confermato dal fatto che a poche ore dall’attentato le autorità, come dicevamo, hanno tratto in arresto una serie di presunti responsabili; alcune polemiche sono scaturite dal fatto che diversi degli arrestati, per lo più di nazionalità tagika, si sono presentati dinanzi al giudice per la convalida del fermo con volti tumefatti e/o segni di violenza, episodi confermati da alcuni video comparsi su canali Telegram indipendenti, che mostravano immagini o filmati delle torture perpetrate in occasione dei primi interrogatori di polizia.
Nel frattempo, nella città di Mosca e in molte parti della Federazione, le autorità hanno disposto un rafforzamento delle misure di sicurezza a presidio del territorio, per prevenire ulteriori episodi criminali.
Fin dal primo momento le ipotesi circa la causa e le dinamiche dell’attentato si sono succedute senza sosta. Tra le prime, quella della pista cecena, quasi subito accantonata e di un presunto minivan bianco con targa ucraina o bielorussa, a seconda delle versioni, che si sarebbe prontamente allontanato dal parcheggio della sala concerti. Non ci sembra il caso di soffermarci oltre su dettagli privi di riscontro, se non altro per rispetto delle numerose vittime, cogliendo l’occasione per stigmatizzare commenti o uscite poco felici e/o di cattivo gusto, che purtroppo hanno preso a circolare sui social (e non solo).
Prendendo spunto dai dati di fatto disponibili, non possiamo non notare come l’attentato si collochi temporalmente in un momento molto delicato. Putin è stato appena confermato con un autentico plebiscito, contestato dalle cancellerie occidentali, le quali – riunitesi in occasione dell’ultimo Consiglio europeo del 21 e 22 marzo scorsi[4] – hanno voluto ribadire il sostegno all’Ucraina, accompagnandolo con nuovi aiuti e l’approvazione di ulteriori sanzioni contro Mosca. In occasione dello stesso Consiglio, non ha avuto seguito l’ipotesi, recentemente ventilata dal presidente francese Emanuel Macron, di un invio di truppe in Ucraina, probabilmente nella consapevolezza che una simile decisione implicherebbe un conflitto aperto con la Russia, senza trascurare una serie di ragioni di ordine strategico e logistico, esposte in un recente articolo[5] di Gianadrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa e/o l’aperta contrarietà delle diverse opinioni pubbliche.
E veniamo alle possibili ipotesi sulla matrice dell’attentato: tenuto conto della presunta rivendicazione dell’Isis, ne individueremo quattro, valutandone fondamento e plausibilità sulla scorta di fatti concreti e logiche razionali.
Una prima ipotesi sarebbe quella della “false flag” interna, vale a dire un auto-attentato messo in atto dai russi, circolata per lo più negli ambienti vicini a Kiev e non esclusa a priori da alcuni organi d’informazione[6]: Mosca, secondo questo assunto, avrebbe ricercato così il modo di alzare la posta nel conflitto, avviando una nuova escalation contro Kiev, ottenendo allo stesso tempo di cementare l’opinione pubblica attorno al Cremlino. E non sarebbe la prima volta, dall’inizio del conflitto, che circolano ipotesi volte a ricondurre alla Russia la responsabilità di alcuni fatti: avvenne qualcosa di simile ai tempi del sabotaggio del gasdotto North Stream e del missile caduto nei pressi del confine tra Polonia e Ucraina.
Diciamo subito che tra le diverse ricostruzioni, questa è quella che ci convince di meno. Putin non avrebbe bisogno di rinverdire un’opinione pubblica che, al di là delle posizioni che si possono esprimere sulla democraticità della Federazione russa, era già dalla sua parte, come palesato dal recentissimo risultato elettorale. Al contrario, avrebbe tutto da perdere, andando incontro a un danno d’immagine imputabile a presunte faglie negli apparati di sicurezza interna, che pure non sarebbero mancate[7]. Inoltre, non sembra che al Cremlino servano leve per aumentare la pressione sull’Ucraina, che volendo avrebbe già potuto mettere in atto senza grossi problemi.
Si potrebbe pensare anche a una false flag di matrice occidentale, ricorrendo a dei banditi prezzolati proprio nel tentativo di gettare discredito sulla classe dirigente russa, a cominciare dal vertice, mettendo in luce l’incapacità di contrastare i terroristi e garantire la sicurezza nazionale. Ammesso e non concesso che qualche falla dell’intelligence possa esserci stata – dicevamo della vigilanza non armata nella sala concerti e degli avvertimenti stranieri delle settimane passate – l’effetto sortito sarebbe esattamente l’opposto, alla luce delle dimostrazioni di solidarietà e sostegno, registrate anche fuori dei confini russi, con la popolazione che sembra essersi stretta ancora di più intorno alla sua leadership. Al proposito dei messaggi giunti dall’estero, compresi quelli di molti cittadini comuni[8], che pure hanno fatto sicuramente piacere al popolo russo, se questi non possono cancellare più di due anni di fango e improperi, è indubbio che abbiano dato vita a una maggiore distensione.
Lasciandoci alle spalle scenari poco convincenti, veniamo alla tesi della matrice terroristica, che verrebbe avvalorata dalla rivendicazione dell’Isis.
Occorre premettere che sulle origini di tale organizzazione terroristica e paramilitare – fondata da Abu Musab al-Zarqawi, la cui sigla sta per Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Islamic State of Iraq and Syria) – si è detto e scritto di tutto, persino che dietro lo stato islamico si potessero celare gli statunitensi, secondo un’accusa formulata alcuni anni fa dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan[9], a suo tempo rilanciata anche da Donald Trump[10].
A dubitare che sia stata opera dei terroristi islamici sono coloro che ricordano il rapporto privilegiato di Mosca con diversi paesi e organizzazioni appartenenti a quel mondo – come Siria o Iran – e delle posizioni assunte dalla Russia per la questione di Gaza: non a caso, Hamas si è associata ai numerosi messaggi di cordoglio e solidarietà, arrivati dal mondo intero[11].
Se tutto questo è vero, non si deve dimenticare che la Russia ha diversi conti aperti coi terroristi islamici in generale – basti ricordare gli attentati consumatisi a Mosca e in altre località del paese tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, che poi sarebbero deflagrati nelle due guerre cecene – e con l’Isis in particolare: i russi hanno combattuto in Siria contro lo stato islamico, a sostegno del presidente di Bashar al-Assad, alleato di ferro del Cremlino. Del resto, molte cellule di combattenti islamici si sono “fatte le ossa” operando in paesi come Afghanistan o Sira (senza dimenticare l’Iraq), contrastate da America e Russia, le quali hanno trovato nel comune nemico uno dei pochi punti d’incontro degli ultimi decenni. Non a caso, fu proprio in occasione dell’intervento in Siria a fianco di Assad, che Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi califfo dello stato islamico dell’Iraq e del Levante, avrebbe promesso vendetta contro Mosca.
Dicendo questo non vogliamo necessariamente accogliere la tesi dell’Isis, nel caso di specie della cosiddetta ISIS-Khorasan, il ramo afghano dello Stato Islamico che combatte contro i talebani, ma solo evidenziare che non è uno scenario privo di fondamento. Lo stesso New York Times sembra sposare questa lettura, intravvedendo nei fatti di Mosca una possibile reazione rispetto all’intervento russo in Afghanistan, Cecenia e Siria[12], senza dimenticare i circa 14 attacchi nel territorio della Federazione, rivendicati dall’Isis tra il 2015 e il 2019
Non mancano, però, argomenti utili a controbattere a una simile ricostruzione. Le incursioni dei terroristi islamici si risolvono solitamente in attacchi suicidi, magari nell’illusione di una ricompensa nell’altra vita, mentre coloro che hanno preso parte all’azione del 22 marzo si sono comportati molto diversamente, dandosi prontamente alla fuga. Le stesse modalità della rivendicazione, comparsa su alcuni canali Telegram, hanno suscitato varie perplessità, al pari delle prime dichiarazioni dei fermati, che parlano di un crimine perpetrato in cambio di un compenso, per giunta assai modesto: si parla di una somma pari a circa cinquemila euro, oltretutto saldata solo per la metà a titolo di “acconto”. E ancora, è stata notata l’assenza dei consueti simboli islamici (copie del corano o testamenti) di solito rinvenuti in queste occasioni, come il fatto che l’episodio si colloca nel periodo sacro del Ramadan.
E veniamo all’ultima ipotesi, quella di un’azione fomentata dall’Ucraina, che, come accennavamo, va per la maggiore negli ambienti russi che contano. Ricordiamo, tra le altre, le accese dichiarazioni dell’ex presidente e attuale vice del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, il quale non solo ha promesso la morte a tutti i responsabili[13] – rinfocolando il dibattito sul ripristino della pena capitale per terrorismo, misura attualmente sottoposta in moratoria in Russia – ma avanza sospetti sulle responsabilità dei leader di Kiev, promettendo loro lo stesso trattamento[14]. Menzioniamo anche la sarcastica presa di posizione della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zacharova, la quale, alludendo alla pronta assoluzione di Kiev ad opera degli Stati Uniti, li ha invitati a non arrivare a conclusioni troppo solerti[15]. L’Occidente ha replicato invitando Mosca a non strumentalizzare l’attentato[16]
Sulle ragioni che potrebbero indurre Kiev a un simile atto non vale la pena di spendere molte parole. Il ricorso a eventuali cellule terroristiche presenti sul proprio territorio – come il fatto che gli attentatori fossero in fuga verso il loro confine – potrebbe deporre a favore di tale ricostruzione, al pari dei diversi attentati condotti dai servizi segreti di Kiev in territorio russo (pensiamo a quello contro Daria Dugina).
Alle accuse di Mosca ha replicato il consigliere presidenziale ucraino, Mikaylo Podolyak, che ha definito assurde e insostenibili le ricostruzioni proposte da politici e uomini dell’intelligence di Mosca; per parte sua, il ministero degli Esteri di Kiev ha voluto rilasciare, tra le altre, questa dichiarazione: “Riteniamo che tali accuse siano una provocazione pianificata da parte del Cremlino per alimentare ulteriormente l’isteria anti-ucraina nella società russa, creare le condizioni per una maggiore mobilitazione dei cittadini russi affinché partecipino all’aggressione criminale contro il nostro Paese e screditare l’Ucraina agli occhi della comunità internazionale”[17], una presa di posizione fatta propria anche dalla Legione Russa della Libertà, un gruppo di combattenti russi che si oppone al Cremlino.
Per la verità, come acutamente osservato sempre da Analisi Difesa, non necessariamente la pista islamica e quella ucraina si escludono a vicenda. Come si può leggere in un passaggio dell’articolo del direttore della rivista: “migliaia di volontari ceceni, siriani, georgiani e di altre repubbliche caucasiche ed ex sovietiche si arruolarono in battaglioni di volontari islamici che combattevano con Kiev contro le truppe russe. Alcune immagini, difficile verificarne l’autenticità, mostravano addirittura simboli dello Stato Islamico sulle uniformi.” Si potrebbe aggiungere che sia gli ucraini che gli islamici non stanno attraversando una fase particolarmente felice: Kiev col fallimento della controffensiva e le notevoli perdite subite, i combattenti islamici che hanno smarrito molta della loro forza, pure in termini di credibilità dinanzi alla loro opinione pubblica. E poi si potrebbero ricordare le parole della dimissionaria sottosegretaria di Stato americana Victoria Nuland[18], tra le più ferventi sostenitrici di Kiev, che parlando lo scorso 22 febbraio dinanzi a un importante think tank americano, diceva che i nuovi aiuti per l’Ucraina sarebbero serviti anche per condurre una “guerra asimmetrica” contro Mosca, evocando delle “brutte sorprese” in arrivo per Putin. E ci sarebbe, ancora, da chiedersi chi e perché abbia addestrato e rifornito degli armamenti i membri del commando, che di sicuro non hanno posto in essere un’azione improvvisata.
Non siamo in grado di dirvi quale delle possibili ipotesi possa essere fondata, naturalmente senza escluderne delle altre. Forse la cattura e l’interrogatorio dei responsabili potrebbe fornire ulteriori elementi, per quanto – prendendo spunto da alcune considerazioni espresse in un suo recente video dallo scrittore e analista Nicolai Lilin[19] – vorremmo tentare di fare una sorta di riflessione finale.
Ipotizziamo che i russi riescano a far confessare gli attentatori, pure col ricorso a metodi poco ortodossi (senza per questo sminuire la portata dei loro crimini): siamo così sicuri che ne diramerebbero immediatamente e integralmente i contenuti? O forse non potrebbero sfruttare l’occasione, quale che sia la verità dei fatti, per indirizzare le loro scelte politiche e strategiche per realizzare al meglio i loro interessi?
Dicendo questo non ci riferiamo necessariamente a un’escalation in Ucraina, per quanto nuovi attacchi siano stati segnalati dopo l’attentato, ma anche all’apertura di una nuova fase negoziale, gettando sul tavolo anche la carta di una rinnovata azione comune contro il terrorismo, che passi, perché no, per la chiusura del conflitto in corso.
Ci rendiamo conto tutto questo potrebbe essere etichettato come “fantageopolitica”, ma un abile giocatore di scacchi potrebbe non disdegnare il ricorso a una simile strategia, magari col favore di avversari ormai interessati ad altro.
Oggi ci fermiamo qui, in attesa dell’esito delle indagini ufficiali, e soprattutto di fatti concreti, che possano confermare o smentire tali considerazioni.
Permetteteci, però, di esprimere cordoglio e vicinanza per l’accaduto, auspicando che giustizia sia fatta: più di cento vite innocenti sono state spezzate, non dimentichiamolo mai.
FONTI
www.limesonline.com/video/russia-attentato-mosca-crocus-city-hall-isis-k-15478412/?ref=LHTP-BH-I15381193-P1-S2-T1
www.lastampa.it/esteri/2024/03/22/news/sparatoria_in_una_sala_da_concerto_a_mosca_segnalati_morti_e_feriti-14167596/
www.consilium.europa.eu/media/70898/euco-conclusions-2122032024-it.pdf
video.repubblica.it/dossier/crisi_in_ucraina_la_russia_il_donbass_i_video/attentato-a-mosca-presunto-terrorista-in-tribunale-con-il-volto-tumefatto-non-parla-russo/465571/466527
it.insideover.com/terrorismo/lattentato-a-mosca-una-crisi-dintelligence-lallarme-usa-la-diplomazia-dei-servizi-il-ruolo-di-fsb-e-svr.html
www.analisidifesa.it/2024/03/lattentato-a-mosca-tra-pista-jihadista-e-ucraina/
it.insideover.com/terrorismo/russia-i-giorni-dei-tanti-interrogativi.html
[1] www.lastampa.it/esteri/2024/03/22/news/sparatoria_in_una_sala_da_concerto_a_mosca_segnalati_morti_e_feriti-14167596/
[2] www.viaggiaresicuri.it/find-country/country/RUS
[3] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/23/strage-a-mosca-143-le-vittime.-putin-chi-e-dietro-a-questo-attacco-paghera._61335089-eeb9-4a50-aa76-a85a9d29fd47.html
[4] www.consilium.europa.eu/media/70898/euco-conclusions-2122032024-it.pdf
[5] www.analisidifesa.it/2024/03/il-bellicismo-delleuropa-disarmata/
[6] www.ilmessaggero.it/mondo/attentato_mosca_pretesto_per_colpire_di_piu_ucraina_teoria_false_flag-8016656.html
[7] it.insideover.com/terrorismo/lattentato-a-mosca-una-crisi-dintelligence-lallarme-usa-la-diplomazia-dei-servizi-il-ruolo-di-fsb-e-svr.html
[8] video.corriere.it/esteri/attentato-mosca-fiori-l-ambasciata-russa-roma/5532ff92-e9de-11ee-919a-5276ae33aa1b
[9] www.milanofinanza.it/news/erdogan-accusa-ho-le-prove-gli-stati-uniti-aiutano-l-isis-201612271912419980
[10] www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Usa-2016-Trump-Obama-fondatore-Isis-Clinton-cofondatrice-463931e5-fb31-433b-9008-ed35060697fa.html
[11] www.trt.net.tr/italiano/mondo/2024/03/23/attacco-terroristico-a-mosca-russia-riceve-messaggi-di-cordoglio-e-solidarieta-da-tutto-il-mondo-2119107
[12] www.ildubbio.news/adnkronos/russia-nyt-usa-hanno-detto-a-mosca-che-isis-pianificava-attacco-y5wbt8h2
[13] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/25/medvedevdobbiamo-uccidere-tutti-gli-autori-dellattentato_8972ec18-16a5-48d3-8f66-7c96298d3501.html
[14] www.quotidiano.net/esteri/attentato-mosca-ucraina-medvedev-w3q254d9
[15] www.lantidiplomatico.it/dettnews-zakharova_60_anni_dopo_non_sanno_chi_ha_ucciso_kennedy_ma_sullattacco_terroristico_a_mosca_sono_certi/45289_53765/
[16] www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/25/lue-avverte-mosca-non-usi-gli-attentati-come-pretesto-contro-lucraina-razzi-russi-su-kiev-esplosioni-anche-allaeroporto/7490537/
[17] www.analisidifesa.it/2024/03/lattentato-a-mosca-tra-pista-jihadista-e-ucraina/
[18] www.csis.org/analysis/under-secretary-state-victoria-nuland-two-year-anniversary-russias-full-scale-invasion
[19] www.youtube.com/watch?v=IgXtd8wUpK4
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