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Il Piano Biden potrebbe offrire seriamente uno spiraglio di pace per Gaza (e per la Cisgiordania)?


7 Giu , 2024|
| 2024 | Visioni

Lo scorso 31 maggio – meglio tardi che mai verrebbe da dire… – il presidente americano (forse uscente) Joe Biden ha dichiarato che la guerra in Medio Oriente deve finire.

Premesso che è difficile parlare di guerra in assenza di due stati (e di due eserciti) che si fronteggiano e che – con tutto il dovuto rispetto per l’ottuagenario inquilino della Casa Bianca – se di guerra irregolare si volesse parlare, allora occorrerebbe riferirsi a un conflitto che prosegue da decenni (e che non è di sicuro iniziato lo scorso 7 ottobre), il progetto di porre fine a un massacro, costato la vita finora a più di 36mila esseri umani (con oltre 82mila i feriti)[1], per lo più donne e bambini, non potrebbe che essere accolto con favore, a patto beninteso che tutte le responsabilità – morali, politiche, storiche e giuridiche – vengano accertate nelle sedi opportune.

In estrema sintesi, il piano[2] patrocinato da Biden – e che ha ricevuto il sostegno del G7[3] e della potentissima AIPAC, la cosiddetta lobby ebraica americana[4] – si articolerebbe in tre fasi, prevedendo la liberazione degli ostaggi (sopravvissuti) ancora in mano di Hamas, quella dei prigionieri palestinesi (in diversi casi detenuti, compresi minori, senza titolo e in condizioni inumane[5]) e un percorso politico che dovrebbe portare alla ricostruzione di Gaza e a una pace stabile; il piano potrebbe essere discusso nei prossimi giorni dal Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Alcuni analisti sostengono che molti punti del piano riprenderebbero quello a suo tempo elaborato da Hamas[6], mentre per i cinesi sarebbe frutto da un lato della crescente pressione interna e internazionale dovuta all’andamento del conflitto (e delle stragi), dall’altro del desiderio statunitense di recuperare influenza in Medio Oriente[7].

In via di principio, entrambe le parti hanno dichiarato disponibilità alla discussione dei vari punti e all’accettazione del piano, il che non significa che le condizioni siano le stesse per israeliani e palestinesi.

Israele, difatti, non soltanto non ha interrotto le operazioni in corso a Rafah – a causa delle quali, per “danni collaterali” e/o presunti “errori” sono già morte decine di persone[8] – mettendo in crisi, prima ancora di dargli attuazione, il primo punto del piano Biden  – il cessate il fuoco di sei settimane, l’avvio dello scambio dei prigionieri (cadaveri inclusi) e l’afflusso aiuti umanitari verso Gaza (si parla di 600 camion, tenendo bene a mente che gli stessi vengono spesso ostacolati dagli stessi israeliani[9]) – ma ha già indicato una serie di riserve, in grado di ipotecare anche la restante parte del progetto di pace, a cominciare da quel percorso politico che dovrebbe offrire una chiara definizione circa lo status dei territori palestinesi (illegittimamente) occupati.

Senza scendere oltre nei dettagli, basterebbe leggere alcune dichiarazioni rese da Tel Aviv per farsi un’idea delle posizioni del governo circa una eventuale tregua: “le condizioni poste da Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Secondo la proposta, Israele continuerà a insistere che queste condizioni siano soddisfatte prima che venga messo in atto un cessate il fuoco permanente. L’idea che Israele accetterà un cessate il fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte è assurdo”[10].

In pratica, l’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu non sembra affatto disposto a cessare le ostilità (e i massacri), se non dopo aver completamente distrutto Hamas. Tenuto conto che non ci è riuscito finora, dopo mesi di azioni violente e massacri che hanno indignato il mondo intero, verrebbe da chiedersi come o perché dovrebbe farcela ora, senza contare le ulteriori vittime, feriti e sfollati che le nuove operazioni potrebbero provocare.

Non mancano le pressioni sul premier, in ogni direzione. Se da un lato i familiari degli ostaggi protestano da mesi contro il governo[11], domandando a gran voce la liberazione dei loro cari, dall’altro gli alleati di governo – tra cui figurano alcune delle figure più estremiste del panorama politico israeliano, come Itamar Ben-Gvir o Bezalel Smotrich – minacciano la crisi in caso di adesione al piano. E aggiungiamo che se la situazione di Gaza è a dir poco drammatica, non tanto meglio va nella Cisgiordania[12], della quale purtroppo si parla assai meno; e se il bilancio delle vittime cresce ogni giorno di più, tanto che il prestigio dello stato ebraico rischia di uscirne definitivamente compromesso, viene messo in discussione persino il tradizionale “scudo” dell’Olocausto[13].

Nonostante un massacro che si sta consumando sotto gli occhi del mondo intero, molti governi occidentali (non tutti[14]) e diversi del mondo arabo non sembrano in linea con un’opinione pubblica nettamente schierata a favore dei palestinesi, ed è davvero difficile pensare che un qualunque piano, per quanto autorevolmente sostenuto, possa rappresentare una soluzione, per lo meno nel breve periodo.

Se Domenico Quirico, scrivendo per La Stampa[15], ha definito un “capolavoro” la bozza del piano, giudicandolo conveniente per entrambe le parti, tra il dire e il fare (purtroppo) ci sono un mare di problemi e ostacoli.

Innanzitutto l’intransigenza di Israele circa qualunque ipotesi di creazione di uno stato palestinese – basterebbero al riguardo le reazioni di Tel Aviv rispetto al riconoscimento arrivato nelle settimane scorse da parte di alcuni governi europei[16] [17] – da sempre osteggiato dal premier e dai suoi alleati; e poi la prospettiva “illusoria” di riportare a casa gli ostaggi, come ha detto Gadi Eisenkot – ex capo di stato maggiore dell’IDF e leader di Unità nazionale, forza che sostiene al governo – che ha evocato nei giorni scorsi la fine politica del premier [18]. Aggiungiamo che perfino i problemi personali del primo ministro, in netta crisi di consensi[19], potrebbero ostacolare la pace. Non si tratta solo di conservare la poltrona, ma anche delle noie giudiziarie di Netanyahu[20], che in caso di condanna gli potrebbero costare persino il carcere. Difficoltà delle quali appare consapevole la stessa Casa Bianca [21], visto che nessuno pensa che in caso di ritorno alle urne, dopo la cessazione delle ostilità, Bibi resterebbe al suo posto.

Hamas ha sicuramente intravisto qualche vantaggio nel piano, consapevole della situazione di Gaza e dei pericoli insiti nel trascinarsi di una conflittualità che ha già provocato fin troppa morte e devastazione, ma resta il fatto che l’organizzazione ha ribadito – assieme al Jihad Islamico Palestinese (JIP) e al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP)[22] – in modo chiaro le sue condizioni: fine dell’occupazione, scambio dei prigionieri e cessazione delle violenze [23].

Non è dato sapere – o forse sì… – per quale ragione il cosiddetto Occidente, che non lo ha fatto sinora, non eserciti pressioni sul governo dello stato ebraico per indurlo a più miti consigli, per esempio imponendo sanzioni economiche – che si rivelerebbero estremamente efficaci per una nazione che vive praticamente circondata da nazioni ostili e dipende grandemente dalle importazioni per moltissimi beni [24]  – e/o interrompendo la cessione di armamenti; per la cronaca, l’Italia è il terzo fornitore militare per importanza[25], e a quanto pare avrebbe proseguito anche dopo il 7 ottobre[26]. Si tratterebbe di misure che potrebbero arrestare i massacri in brevissimo tempo (o che già li avrebbero arrestati), ma che nessuno osa varare per ragioni che tutti noi ben conosciamo, alimentando sempre di più quella percezione dei doppi standard adottati dal cosiddetto blocco occidentale.  

Resta un altro interrogativo che sarebbe lecito porsi. Ammesso e non concesso che il piano fosse accolto e realizzato, come andrebbe a incidere in un contesto di conflittualità e tensioni che prosegue da diversi decenni, alimentato da un clima d’odio e da quegli insediamenti dichiarati illegali dalle Nazioni Unite (qui il riferimento si estende a tutti i territori palestinesi)?

La stessa soluzione dei due stati, pure sulla carta auspicabile, appare irrealistica, non foss’altro perché – rifiuto israeliano a parte – non si comprende come mai potrebbe nascere uno stato “a macchia di leopardo”, sottoposto a vincoli di ogni sorta[27].

In pratica, un’eventuale intesa potrebbe portare qualche vantaggio nell’immediato, ma nel lungo periodo sarebbe la classica calma che precede la nuova tempesta.

Un piano che sulla carta potrebbe apparire ragionevole finisce così per scontrarsi con una realtà ben diversa, che contiene molti (forse troppi) elementi che ne certificano il probabile fallimento. E pur ipotizzando, e noi non ne siamo convinti, che chi ha elaborato la bozza fosse animato dalle migliori intenzioni, verrebbe in mente il vecchio adagio secondo cui: “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”.

Non è stato escluso che la presentazione del piano sia stata una brillante mossa elettorale della Casa Bianca[28], per dimostrare una certa inclinazione alla pace – come i passaggi riferiti al diritto alla “autodeterminazione, dignità, sicurezza e libertà”[29] per il popolo palestinese – ma i fatti seguitano a dire tutt’altro, a cominciare dalla persistente fornitura di armamenti a Israele.

In ultima analisi, e nella migliore delle ipotesi, quel che si otterrebbe col piano Biden sarebbe un ritorno alla situazione anteriore al 7 ottobre, tutt’altro che risolutiva per l’annosa questione israelo-palestinese.

Per dirla con le parole del giornalista del quotidiano israeliano (di opposizione) Haaretz, Gideon Levy[30]: “La guerra è diventata un ciclo infinito di morte e distruzione. Dopo Rafah si torna all’inizio, nel nord della Striscia di Gaza, come in una partita a Monopoli, ma con crudeltà, e da lì verso sud fino a Rafah, attraverso le rovine di Jabalya, e così via, nel fango intriso di sangue.”

O, come dicevano gli antichi: “fecero un deserto e lo chiamarono pace”.

FONTI

www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2024/06/03/piano-biden-gaza-israele

www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2024/05/31/remarks-by-president-biden-on-the-middle-east-2/

www.nytimes.com/2024/06/01/world/middleeast/biden-israel-gaza-cease-fire.html

www.bbc.com/news/articles/cw8860gn1nwo

www.france24.com/en/live-news/20240531-israel-offers-new-roadmap-to-end-gaza-war-says-biden

www.sicurezzainternazionale.com/medio-oriente/biden-svela-accordo-in-3-fasi-proposto-da-israele-a-hamas-per-porre-fine-alla-guerra/

www.wired.it/article/gaza-piano-biden-israele-cessate-fuoco/

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www.lastampa.it/esteri/2024/06/03/news/guerra_israele_hamas_biden-14357072/

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[1] www.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2024/05/31/hamas-aggiorna-a-36.284-il-bilancio-dei-morti-a-gaza_8fbf3c66-9fc9-4be5-b0d2-dc2e435b9e34.html#:~:text=(ANSAmed)%20%2D%20ROMA%2C%2031,Israele%20ed%20i%20movimento%20palestinese.

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[4] www.haaretz.com/israel-news/2024-05-31/ty-article-live/hamas-ready-for-complete-agreement-on-hostages-if-israel-stops-war-in-gaza/0000018f-cc5a-d801-a3ef-fd5acac50000?liveBlogItemId=780334321#780334321

[5] www.unita.it/2023/10/30/detenuti-palestinesi-in-israele-merce-di-scambio-in-carcere-senza-accuse-e-in-conhttps:/

[6] www.aljazeera.com/news/2024/6/2/how-significant-is-bidens-gaza-peace-plan-will-hamas-and-israel-agree

[7] www.globaltimes.cn/page/202406/1313496.shtml

[8]rainews.it/maratona/2024/05/missili-sugli-sfollati-a-rafah-almeno-45-morti-netanyahu-un-tragico-incidente-e73a4ce5-8f26-4817-9e39-93ba5f2f5577.html#:~:text=Sono%20state%20%22munizioni%20o%20qualche,notte%20tra%20domenica%20e%20luned%C3%AC.dizioni-terribili/

[9] www.infopal.it/decine-di-coloni-israeliani-impediscono-lentrata-degli-aiuti-a-gaza/

[10] www.remocontro.it/2024/06/03/la-questione-palestinese-nella-credibilita-politica-statunitense-verso-israele/

[11] www.youtube.com/watch?v=N_OQlqEmkcU

[12] www.amnesty.it/israele-brutale-campagna-di-violenza-contro-i-palestinesi-della-cisgiordania-occupata/

[13] www.piccolenote.it/mondo/olocausto-potrebbe-non-proteggere-israele

[14] it.euronews.com/my-europe/2024/05/28/la-spagna-riconosce-formalmente-la-palestina-sanchez-non-adottiamo-questa-decisione-contro#:~:text=Il%20premier%20spagnolo%20Pedro%20Sanchez,riconoscimento%20dello%20Stato%20di%20Palestina.

[15] www.lastampa.it/esteri/2024/06/03/news/guerra_israele_hamas_biden-14357072/

[16] www.timesofisrael.com/reward-for-terror-pm-condemns-move-by-3-countries-to-recognize-palestinian-state/

[17] Tra gli altri, anche l’Ucraina ha riconosciuto a suo tempo la Palestina (www.trt.net.tr/italiano/mondo/2024/06/04/zelensky-al-vertice-a-singapore-ucraina-riconosce-entrambi-gli-stati-israele-e-palestina-2148356)

[18] www.i24news.tv/en/news/israel/defense/artc-eisenkot-accuses-netanyahu-of-failing-to-protect-security-in-israel

[19] www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/03/12/intelligence-usa-netanyahu-e-in-crisi-di-consensi_f839f2bd-946a-4983-bc0b-ec1e90799db3.html

[20] www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/23/israele-via-libera-alla-legge-che-salva-netanyahu-dai-guai-giudiziari-premier-rimosso-solo-per-impedimento-fisico-o-mentale/7106611/

[21] www.ilsole24ore.com/art/biden-netanyahu-prolunga-guerra-gaza-dietro-j-accuse-rapporti-ferri-corti-AGTnmiP?refresh_ce=1

[22] www.lindipendente.online/2024/06/01/la-proposta-di-pace-di-israele-ad-hamas-ridateci-gli-ostaggi-noi-continuiamo-a-bombardare/

[23] t.me/+kUoQCMfm8bI1NWE0

[24] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/04/21/netanyahu-aumenteremo-a-breve-la-pressione-su-hamas_0b1fac71-84c1-4110-b700-8ec6f879d123.html

[25] www.ilpost.it/2024/04/10/chi-vende-le-armi-a-israele/

[26] www.lindipendente.online/2024/06/06/crosetto-ha-mentito-armi-da-guerra-italiane-inviate-a-israele-anche-dopo-il-7-ottobre/

[27] Ilan Pappè, La prigione più grande del mondo. Storia dei territori occupati, 2022.

[28] thecradle.co/articles-id/25255

[29] it.insideover.com/guerra/biden-ha-un-piano-per-la-pace-hamas-e-israele-finalmente-ne-discutono.html

[30] www.haaretz.com/opinion/2024-06-05/ty-article-opinion/.premium/the-solution-to-israels-entanglement-in-the-north-lies-in-ending-the-war-in-gaza/0000018f-e97e-dba5-afdf-fbfee6a10000

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