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La Democrazia Corinthiana di Sócrates: una rivoluzione nel calcio e nella società brasiliana
Negli anni ’80, un periodo di fermento politico e sociale in Brasile, la Democrazia Corinthiana emerse come un’esperienza unica, capace di fondere calcio e impegno politico in un movimento dirompente. Al centro di questa rivoluzione c’era un giocatore straordinario, il centrocampista Sócrates, simbolo di ribellione e intelligenza, che fece del Corinthians di San Paolo un laboratorio di democrazia in un paese ancora sotto la dittatura militare.
Il Contesto Storico
Per comprendere la portata della Democrazia Corinthiana è necessario immergersi nel Brasile degli anni ’70 e ’80. Dopo il colpo di stato del 1964, il paese era governato da una dittatura militare che limitava le libertà politiche e civili, soffocando il dissenso. Tuttavia, negli anni ’80, il regime iniziava a mostrare segni di cedimento: i movimenti sociali e sindacali crescevano, e la società brasiliana era in fermento, chiedendo un ritorno alla democrazia. Nel mezzo di questo clima di cambiamento, il calcio – sport nazionale e specchio della cultura brasiliana – stava attraversando un momento particolare. Molte squadre erano gestite in modo autoritario, con i dirigenti che detenevano un controllo quasi assoluto sui giocatori e sulle decisioni sportive. Questo modello verticistico rispecchiava la struttura della società brasiliana dell’epoca, ma un gruppo di giocatori del Corinthians decise di sfidare questa tradizione.
La nascita della Democrazia Corinthiana
La Democrazia Corinthiana ebbe inizio nel 1982, quando il Corinthians era in difficoltà tanto sul campo quanto fuori. Il club stava affrontando problemi finanziari e le relazioni tra la dirigenza e i giocatori erano tese. Fu in questo contesto che emerse un gruppo di calciatori carismatici, guidati da Sócrates, Wladimir, Casagrande e Zé Maria, insieme al direttore sportivo Adílson Monteiro Alves, che decise di prendere il controllo del destino della squadra in modo collettivo. L’idea centrale della Democrazia Corinthiana era semplice ma rivoluzionaria: ogni decisione, dentro e fuori dal campo, doveva essere presa democraticamente, con tutti i membri della squadra e dello staff che avevano lo stesso peso decisionale, dal presidente del club al massaggiatore. Ogni voto valeva uno, e la maggioranza decideva.
Questo approccio si applicava non solo alle questioni sportive – come la scelta delle formazioni o le tattiche di gioco – ma anche a decisioni che riguardavano la vita quotidiana dei calciatori. Persino questioni personali come gli orari degli allenamenti e dei ritiri erano sottoposte a votazione.
Il ruolo di Sócrates: calciatore e intellettuale
Sebbene molti giocatori fossero coinvolti, il dottor Sócrates ne fu indubbiamente il volto più noto. Con la sua figura imponente, barba folta e l’intelligenza fuori dal comune, incarnava l’anima intellettuale del movimento. Laureato in medicina, era noto per le sue opinioni politiche progressiste, e vide nella Democrazia Corinthiana un mezzo per promuovere un cambiamento sociale. Sócrates non era solo un giocatore eccezionale, ma anche un simbolo di resistenza contro l’autoritarismo. Con il pugno alzato dopo ogni gol, esprimeva un chiaro messaggio di lotta per la libertà e l’uguaglianza, che risuonava in un Brasile desideroso di cambiamento. Sotto la sua guida, la Democrazia Corinthiana non era solo un esperimento di gestione interna, ma un atto di ribellione politica.
Il successo sul campo e il messaggio sociale
Contrariamente a quanto molti critici inizialmente pensavano, la Democrazia Corinthiana non portò solo un cambiamento nella gestione del club, ma anche risultati concreti sul campo. Il Corinthians vinse il Campionato Paulista nel 1982 e 1983, dimostrando che un modello democratico poteva avere successo anche in un ambiente tradizionalmente competitivo e gerarchico come il calcio. Ma il vero impatto della Democrazia Corinthiana andò oltre le vittorie sportive. Il movimento divenne un simbolo di resistenza contro la dittatura e di promozione dei valori democratici. I giocatori spesso indossavano maglie con scritte politiche come “Diretas Já!”, slogan che sosteneva le elezioni dirette per il presidente, in un momento in cui il Brasile stava lottando per uscire dalla dittatura. Il movimento dei “Diretas Já” diventò una delle più grandi campagne per la democrazia nella storia brasiliana, e Sócrates ne fu uno dei volti più visibili.
L’eredità della Democrazia Corinthiana
La Democrazia Corinthiana durò fino al 1984, quando Sócrates lasciò il Corinthians per trasferirsi alla Fiorentina in Italia. Anche se l’esperimento finì, il suo impatto fu duraturo. Non solo influenzò il modo in cui i club sportivi potevano essere gestiti, ma lasciò un segno profondo nella coscienza politica del Brasile. L’esperienza del Corinthians fu un esempio straordinario di come il calcio, spesso visto come un semplice svago, possa diventare un potente strumento di cambiamento sociale. In un contesto oppressivo, i giocatori dimostrarono che la democrazia non era solo un concetto astratto, ma poteva essere praticata concretamente, anche nelle sfere più impensate della vita quotidiana, come quella del calcio.
Conclusioni
La Democrazia Corinthiana rappresenta un momento storico in cui lo sport si trasformò in un campo di battaglia per idee più grandi. Attraverso la visione e il carisma di Sócrates, il Corinthians mostrò che il calcio poteva essere una forza positiva per il cambiamento, sfidando le strutture autoritarie sia dentro che fuori dal campo. Fu una lezione di democrazia, resistenza e partecipazione, dimostrando che lo sport non è mai solo un gioco, ma anche una forma potente di espressione sociale.
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