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La lunga notte e la lunga traversata


13 Nov , 2024|
| 2024 | Visioni

Dicevano che sarebbe stato un testa a testa. Una battaglia all’ultimo voto per aggiudicarsi i cosiddetti Swing States.

Giorni a parlare della Pennsylvania, ago della bilancia di queste presidenziali, come in passato era ripetutamente accaduto con l’Ohio, invece, è stata una partita senza storia. Un trionfo completo di The Donald, che stavolta ha vinto anche nel voto popolare.

Forse solo un sogno confuso per realtà, quello di giornalisti, esperti, analisti di sponda progressista. O un’allucinazione, che all’indomani dell’avvicendamento del candidato democratico lo scorso luglio, si è tentato di far diventare collettiva.

Fatto sta che la sensazione che rimane è quella di una narrazione mediatica lontana dalla realtà. Di un’informazione che guarda alla società con una lente deformante, tutta sua. Che non vede ciò che si agita nelle sue viscere, o si ostina a non volerlo vedere. Nelle sue reali proporzioni, perlomeno.

In questo, accomunata a una sinistra “aliena” che va rimediando sconfitte in giro un po’ per tutto il mondo (salvo rarissime eccezioni). Che dal canto suo, non vede la sofferenza del ceto medio impoverito, della classe operaia, del nuovo sottoproletariato. Quella fetta cospicua di società che oltreoceano, come qui, ha visto cadere in pochi anni il potere d’acquisto dei salari, e schizzare verso l’alto il costo della vita.

Una sinistra incapace di dare una risposta all’insicurezza crescente (non solo economica) di quei settori, di dire una parola chiara su un ordine mondiale sempre più fondato sulla guerra, costantemente subalterna alle agende altrui e per questo incapace anche di mobilitare e convincere come una volta il suo tradizionale elettorato, perché troppo simile al suo avversario sui temi che contano. Minoranze, giovani, donne, che a quanto pare nel caso delle presidenziali americane hanno voltato le spalle in massa ai democratici. Quella working class che anno dopo anno ha visto venire meno il suo status economico-sociale, ha visto erodere la sua capacità di spesa, ha visto peggiorare le sue condizioni materiali, trasformandosi lentamente in un esercito di working poor. Milioni di lavoratori poveri per cui è diventato difficile pagare l’affitto, curarsi, persino riempire il carrello della spesa. Delusi da un sistema che non è più in grado di garantire da tempo il vecchio sogno americano della classe media con casa di proprietà, auto familiare, e figli destinati a un’istruzione e un futuro migliore di quello dei padri.

Un futuro vanamente anelato o perduto da moltitudini di americani, e non solo, che le destre promettono di restituire. Accreditandosi come forze alternative al sistema. Addirittura anti-establishment. Di più, assumendo agli occhi degli elettori impoveriti, impauriti, e stufi del pensiero unico dominante delle élite, il ruolo storico un tempo appannaggio della sinistra: quello del cambiamento. Un rovesciamento delle parti che ormai sembra essersi cristallizzato nella competizione politica di gran parte delle democrazie (dare un’occhiata alle mappe del voto di una qualsiasi elezione degli ultimi vent’anni per credere).

E poco importa se rappresentanti e leader di queste destre, che tutte s’ispirano in qualche modo al modello MAGA americano, siano milionari o membri di quello stesso establishment che dicono di voler combattere. Davanti ad una sinistra che non sa fare altro che sbandierare i diritti civili, guadagnarsi la prima pagina di Vogue, ed esaltarsi per gli endorsement di influencer e Vip, che lascia in ombra la questione sociale mentre la forbice delle disuguaglianze di reddito e ricchezza si allarga ovunque, il risultato continua ad essere lo stesso. Come osservato durante tutto questo anno elettorale che ci stiamo ora lasciando alle spalle, segnato anch’esso come il precedente da guerra e crisi economica, e non a caso da un’ulteriore spostamento a destra di gran parte delle società occidentali.

Dicevano che sarebbe stata una lunga notte, negli studi tv, i “maratoneti” della nostra informazione e della nostra politica progressisti. Convinti fino all’ultimo che a furia di parlare del pericolo autoritario, dei fatti del 6 gennaio 2021, di usare toni apocalittici, avrebbero plasmato almeno un po’ la realtà americana dal di qua dell’Atlantico.

È stata una delle notti più brevi della storia delle elezioni presidenziali USA.

La lunga notte, che non accenna a finire – una lunga traversata nel deserto più che una maratona – è quella della sinistra.

Di:

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